Renzi blocca le tasse, ma fa saltare i conti ai Comuni

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8 Marzo 2016

Lo stop alla pressione fiscale imposto dal governo è sicuramente piacevole. Ma crea un problema: mette a repentaglio i bilanci dei Comuni, già duramente provati. Perché, a conti fatti, mancano delle entrate che erano preventivate con l’aumento della tassa di soggiorno, prevista per i turisti che pernottano in una città. Perciò anche l’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) ha chiesto un intervento, visto che il problema è stato sollevato per alcune amministrazioni come Cortina e Pompei.

La questione riguarda la Legge di Stabilità 2016 approvata a dicembre. Per qualche settimana il dibattito è rimasto sotto traccia, passando in secondo piano. Ma un passaggio del testo prevede espressamente che per «contenere il livello complessivo della pressione tributaria, in coerenza con gli equilibri generali di finanza pubblica, per l’anno 2016 è sospesa l’efficacia delle leggi regionali e delle deliberazioni degli enti locali nella parte in cui prevedono aumenti dei tributi e delle addizionali attribuiti alle regioni e agli enti locali con legge dello Stato rispetto ai livelli di aliquote o tariffe applicabili per l’anno 2015». Lo scopo è nobile: fermare l’aumento della pressione fiscale, giunta a livelli insostenibili per i contribuenti. La norma ha ovviamente prodotto effetti generali: secondo l’interpretazione dalla Corte dei Conti, arrivata a febbraio 2016, infatti scatta lo stop sia per l’incremento di aliquote di tributi già esistenti sia per l’istituzione di nuove eventuali tasse.

Qual è quindi il problema? Per i turisti nessuno, anzi c’è un risparmio assicurato. D’altra parte ci sono i Comuni che hanno istituito nel 2015 la tassa di soggiorno e approvato il bilancio preventivo inserendo tra le voci di entrata anche gli introiti previsti. Ma siccome l’entrata in vigore era in calendario dal 2016, la legge è stata di fatto neutralizzata, facendo venire meno i soldi previsti, senza avere delle alternative predisposte dall’esecutivo. E mettendo quindi un bel po’ di spavento a sindaci e assessori al Bilancio. Il segretario generale dell’Anci, Veronica Nicotra, sollecitato sulla questione, ha avanzato la richiesta di una «deroga» per quanto riguarda la tassa di soggiorno. Anche perché «viene introdotta sulla base di una concertazione delle associazioni degli albergatori e quindi sulla base di un percorso di partecipazione», ha spiegato l’esponente dell’associazione.

La questione è arrivata anche in Parlamento. Il deputato del Movimento 5 Stelle, Federico D’Incà, ha presentato quindi un’interrogazione parlamentare facendosi portavoce dei malumori di molte Amministrazioni. «Noi siamo fermamente contrari a qualsiasi aumento delle tasse locali, compresa quella di soggiorno. Ma in questo caso si pone un problema specifico per i bilanci del Comuni, perché l’intervento è su una vicenda in essere», dice il parlamentare pentastellato a Gli Stati Generali, spiegando il senso dell’atto presentato alla Camera. In pratica, secondo D’Incà, la norma introdotto dalla Legge di Stabilità «pregiudica retroattivamente la capacità programmatica e di bilancio, riconosciuta ai Comuni dalla Costituzione».

TAG: governo, legge di stabilità 2016, tasse
CAT: Enti locali, Governo

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