Geopolitica

India vs Pakistan: l’imperialismo che genera imperialismo

1 Maggio 2025

La fine della Pax Atomica?

 

Il 22 Aprile 2025 a Pahalgam nella regione del Kashmir il gruppo terroristico Lashkar-e Taiba ha rivendicato l’attentato compiuto quello stesso giorno, uno dei più gravi per precedenti storici: 26 vittime di cui 25 indiani ed un nepalese. Le vittime sono turisti in pellegrinaggio in una località non casuale, in una regione non altrettanto casuale. Ma quali sono state le conseguenze di questa azione? chi sono i protagonisti? E soprattutto cosa comporterebbe un escalation tra India e Pakistan?

 

Il Kashmir è attualmente uno dei confini più problematici dal punto di vista geopolitico, spartito da ben 3 potenze nucleari e diviso in 7 regioni: India (jammu e Kashmir, Ladakh), Cina (Aksai Chin, Trans-Karakorum) e Pakistan (Azad Jammu, Kashmir). Durante il Novecento il confine indo-pakistano fu teatro di ben quattro conflitti per il controllo della regione (1947, 1965,1971,1999), e numerose rivolte in territorio Indiano che continuano ancora oggi. La contesa tra questi due che spiega le radici dell’attentato ha varie motivazioni: religiose, politiche, nazionaliste e strategiche. Lo stesso gruppo terroristico Lashkar-e Taiba, costituito da altri sottogruppi di gruppi terroristici filo-pakistani rivendica l’appartenenza del Kashmir alla sovranità pakistana vista la maggioranza musulmana della popolazione, in linea con le rivendicazioni del Pakistan, il quale ufficialmente supporta solo i movimenti democratici separatisti. L’India perciò sospetterebbe un coinvolgimento del governo pakistano nell’attacco terroristico che ha colpito la meta di pellegrinaggio Hindu. Lo stato indiano ha dunque: espulso 25 diplomatici pakistani revocando i visti a tutti i cittadini pakistani in territorio indiano, chiuso il principale valico di frontiera, sospeso il trattato del 1960 che regolava la distribuzione delle acque sul fiume Indo e infine ha dispiegato una portaerei nel Mar Arabico. La risposta pakistana non si è fatta attendere, con l’espulsione di rimando dei diplomatici indiani, accusando l’India di star compiendo un atto di guerra prendendo le seguenti contromisure: blocco del commercio con Nuova Delhi, blocchi dello spazio aereo pakistano per gli aerei indiani, attivazione dello stato di allerta con spostamento di armamenti al confine e l’annuncio di un test missilistico. 

 

Dove e come è iniziato il conflitto?

 

La crisi geopolitica e religiosa tra India e Pakistan ha radici coloniali, precisamente dal Raj britannico (1858-1947). Durante questo periodo per mantenere il controllo i coloni inglesi applicando la politica del “divide et impera” fomentavano le differenze religiose e culturali in tutte le zone di interesse coloniali, al fine di destabilizzare e controllare al meglio le numerose alleanze del Raj. Una volta concessa l’indipendenza la “Partition” dei territori fu applicata su base religiosa dividendo l’India (maggioranza Hindu) ed il Pakistan (maggioranza musulmana sunnita), scatenando una terribile emigrazione di massa da ambo le parti con ulteriori massacri e violenze etniche. Questa catastrofe lascia cicatrici evidenti ancora oggi tra cui la spartizione del Kashmir iniziata proprio in questo contesto. il Maraja del Kashmir Hari Singh alla partenza degli inglesi nel 47’ come tutti i principi di allora dell’ex colonia dovette scegliere a quale dei due stati aderire. L’ultimo Maraja del Kashmir scelse Nuova Delhi non rispettando la consuetudine della “Partition” a divisione religiosa. Vista la maggioranza musulmana della regione scatenò un immediata reazione del Pakistan, il quale occupò la regione con la conseguente risposta indiana dando inizio alla Prima Guerra del Kashmir conclusasi con una spartizione basata sulla “carta di guerra”. Successivamente dopo la II Guerra tra le due potenze si arrivò all’accordo di Simla del 1972 il quale segna la linea di confine attuale tra i due stati.

 

Situazione oggi ed ipotetiche conseguenze di una guerra?

 

Oggigiorno la situazione è più tesa che mai da entrambi gli schieramenti politici. Possiamo trovare il Pakistan che seppur formalmente sia una repubblica è controllata da forti influenze dell’esercito, mentre l’India anch’essa repubblica è governata da Narendra Modi ( il quale il 30 Aprile 2025 ha definito l’esercito “libero di agire”)  e dal partito ultra-nazionalista induista e conservatore BJP. Quest’ultimo decidendo di trasformare nel 2019 il Kashmir indiano da Stato (essendo l’India una Repubblica Parlamentare Federale) a Territorio dell’Unione e separandolo in Ladakh. Permettendo così una repressione più veloce e diretta dei movimenti indipendentisti o favorevoli all’annessione pakistana supportati da Islamabad. Dividendo la zona si impedirebbe inoltre un invasione strategica del territorio indiano in caso di collaborazione con la regione del Jammu e Kashmir con il Pakistan. Preoccupazioni fondate siccome i pakistani ospitano nel loro territorio gruppi Jihadisti in località come ad esempio Lahore (luogo dove furono addestrati anche parte dei Talebani).

 

I “casus belli” ovviamente sono molteplici, dovuti dal fronte pakistano a: crisi economica, indici di povertà altissimi (40% fino al 2026 secondo il World Bank), tensioni militari già citate, crisi ecologica, conflitti interni e corruzione sistemica (135° paese per corruzione su 180° al mondo  secondo Transparency International).

L’India d’altra parte sembra percorrere una strategia per provocare il Pakistan attraverso il blocco dell’Indo, spezzando le reni all’economia di Islamabad minandone la stabilità e portando il conflitto sul campo di battaglia. La sfida geopolitica di Modi e del suo governo volge su tre fonti: ri-confermare il sostegno interno del BJP in calo nell’ultimo periodo, riconquistare tutto il Kashmir ed infine mandare un messaggio alla Cina ( la quale è non solo alleata strategica di Islamabad ma è anche in proprietà delle zone del Kashmir reclamate dall’India e concesse dal Pakistan e altre zone reclamate dall’india).

 

Le conseguenze di un’eventuale guerra tra questi due stati scatenerebbe un pericolo internazionale di proporzioni globali sdoganando la sicurezza della  “Pax atomica” garantita dal 46 in poi, coinvolgendo due stati con una popolazione sommata di 1,67 miliardi di persone. Un conflitto che non solo pregiudicherebbe la stabilità della narrazione delle relazioni internazionali fino ad oggi, poiché la stabilità garantita dal possesso dell’arma atomica verrebbe meno, ma che potrebbe sfociare in uno sconvolgimento delle alleanze internazionali, costringendo paesi alleati a prendere posizioni in contrasto a quelle di altri paesi terzi a loro volta alleati. Questa tragica ipotesi darebbe il colpo di grazia a tutti gli sforzi del secolo scorso per la rinuncia ad una politica divisiva delle nazioni e degli ultimatum, pregiudicando il progetto di una comunità globale guidata dal rispetto del diritto internazionale e della diplomazia. Si tratta in tutto e per tutto di una crisi in atto non solo per un passato di barbarie imperialista ma tutt’oggi alimentata dal nazionalismo estremista da entrambe le parti e una rinuncia a qualsiasi forma di diplomazia.

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