
Geopolitica
Noi, Occidente, stiamo vincendo
La propaganda è come l’illusione: è falsa ma necessaria. L’occidentalista vive di propaganda, l’antioccidentalista di illusione.
Se tu che leggi sei occidentale, che tu sia di destra o di sinistra, colonialista o terzomondista, lettore del Corriere o di Ottolina, che tu ne sia consapevole o meno, con le tue tasse hai dichiarato guerra al mondo e la stai vincendo.
Per ora, perché non è detto che alla fine vinceremo, anzi, nella nostra civiltà c’è un inquieto sentore di sconfitta futura (crisi interna Usa, avvento della Cina, debolezza dell’Europa, Brics, materie prime ecc).
Proprio per scongiurare questo scenario di sconfitta abbiamo dichiarato guerra al mondo.
Più precisamente, definiamo questo “noi”: noi “occidentali”, d’accordo, ma soprattutto le talassocrazie atlantiche che ne sono la guida militare.
Non sempre i loro interessi coincidono con gli europei del continente. La sfida occidentalista è che tali interessi convergeranno nel lungo periodo, quando verranno blindati e prolungati gli ultimi cinque secoli di supremazia mondiale dell’Occidente, contro i rivali asiatici.
Queste talassocrazie, vincitrici delle due guerre mondiali, si confermano maestre nell’arte della strategia imperiale. Seguendo i principi di Von Clausewitz, sono perennemente aggressive finché sono in vantaggio, mantenendo il monopolio dell’iniziativa.
Di guerra regionale in guerra regionale, corrono sull’orlo dell’escalation mondiale, fidando sul fatto che nessuno la vuole. Scelta rischiosa, ma finora vincente.
Una parte del mondo è in vantaggio e in declino. Un’altra parte del mondo è in svantaggio e in ascesa. Non poteva che accadere quanto sta accadendo.
Fronte europeo orientale, Mar Rosso, Medio Oriente, Africa, Pacifico. Qui non si tratta di essere favorevoli o contrari a tale atteggiamento guerrafondaio dell’Occidente; si tratta di capire che esso è strategicamente ottimale e finora condotto con assoluta competenza e coraggio avventuristico.
L’occidentalista tende a ripetere le sciocchezze della propaganda occidentale e a negare l’aggressività occidentale, interpretandola sempre come “risposta” alla barbarie del mondo esterno. In tal modo è incapace, proprio lui!, di valorizzare la virtù occidentale più invidiata: l’arte del dominio.
L’antioccidentalista (figura tipicamente occidentale, che anche quando si sviluppa fuori dall’Occidente lo fa all’interno di strutture occidentali – come l’università – con schemi concettuali occidentali), questa figura che coglie la natura imperiale dell’Occidente, non si rassegna però ad ammetterne la razionalità operativa.
Insomma, ammirate il capolavoro: attacchiamo la Russia con armi occidentali, con know how occidentale, con copertura satellitare occidentale, la attacchiamo persino sul Pacifico, e per farlo usiamo l’Ucraina.
Poiché giochiamo a poker contro chi gioca a scacchi, alziamo sempre di più la posta contro chi sappiamo non verrà mai a “vederci”. E infatti la Russia che fa? Reagisce sempre più violentemente, ma in Ucraina, o su obiettivi Nato ma sempre in Ucraina (poi forse useremo e distruggeremo la Georgia, la Moldavia ecc).
Geniale. Il tutto mentre occidentalisti nazi-yoghi tifano escalation con cuoricini e bandierine 🇺🇦, con intere generazioni ucraine andate perdute e un Paese che semplicemente non esiste più.
Guardiamoci da fuori per un momento: che organismo di guerra perfetto che siamo, strutturalmente coerente dall’idea al cannone, dal sentimento al missile.
Medio Oriente. Altro capolavoro. Un sistema di sanzioni serve a costringere l’Iran ad accettare il Tnp sul nucleare. La gabbia del Tnp serve a privare l’Iran della Bomba. L’Iran senza Bomba serve a poterlo attaccare, e infatti lo attacchiamo.
Solo la Bomba iraniana garantirebbe pace in Medio Oriente. Ma noi non vogliamo pace, vogliamo guerra. Non attacchiamo l’Iran perché sennò avrà la Bomba. Lo attacchiamo proprio perché non ce l’ha, sennò non potremmo.
Bomba dell’Iran significa deterrenza reciproca, quindi stabilità regionale, pace. Per noi la pace con l’Iran sarebbe mortale. L’Iran è il caposaldo terminale della proiezione cinese verso l’Asia Centrale e dunque verso il crocevia del mondo: il Medio Oriente (snodo di tre continenti). Noi vogliamo la guerra contro questa spina nel fianco (cit Bush J.) dell’egemonia occidentale.
Piegati tutti i proxies (Assad, Hamas, Hezbollah, Houthi), resta il Big Boss. Per la Russia impegnata su un altro fronte, l’Iran potrà essere il secondo vergognoso smacco nella regione, dopo la Siria, a meno di magri bottini diplomatici. Anche qui, stiamo vincendo.
L’Iran potrebbe farci male solo bloccando lo stretto di Hormuz, ma questo implicherebbe l’intervento certo degli Usa e danneggerebbe anche i suoi alleati “teorici” Cina e Russia. Che si guardano bene dall’intervenire, almeno direttamente. Perché? Perché sono in ascesa ma in svantaggio, appunto.
Altra scommessa. Sembra che solo un intervento Usa potrà decretare una vittoria definitiva sull’Iran. La scommessa è che, di nuovo, Cina e Russia incasseranno il colpo senza reagire, magari limitandosi a un supporto logistico (complicato per entrambe).
In questo disegno ci sono le sotto-ragioni strategiche di Israele, certo, ma quanto ci piace credere che il sionismo sia un fenomeno solo “ebraico”, dimenticando che si tratta, soprattutto, di un fenomeno tipicamente occidentale inscritto nell’imperialismo europeo ottocentesco. E che come braccio dell’Occidente opera tutt’oggi.
Israele oggi è il nostro grande rimosso, è il nostro nazismo implicito che si esplicita e ci sgomenta, è la nostra cara Europa, ma senza filtri Instagram.
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