Jens Stoltemberg, ex segretario generaler della Nato e oggi ministro delle finanze della Norvegia, ha aperto un processo di revisione degli investimenti del fondo sovrano del suo paese in Israele

Geopolitica

La Norvegia rivede gli investimenti in Israele. La UE tentenna, frenata da Italia e Germania

6 Agosto 2025

La Norvegia ha ordinato una revisione urgente degli investimenti in aziende israeliane del suo fondo sovrano, un colosso da circa 2 mila miliardi che la nazione scandinava, che non è membro della UE, alimenta principalmente grazie alle sue riserve petrolifere. La decisione arriva dopo ripetute critiche secondo cui il fondo avrebbe sostenuto imprese coinvolte nell’offensiva di Israele nella Striscia di Gaza e nei territori occupati.

Il ministro delle Finanze Jens Stoltenberg ha incaricato la Banca centrale e il consiglio etico del fondo di esaminare gli investimenti della Norvegia in Israele, in particolare in società legate alla manutenzione di apparecchi militari utilizzati nei bombardamenti su Gaza. Secondo il giornale Aftenposten, la quota di investimento nella Bet Shemesh Engines è cresciuta nel 2024 fino a raggiungere circa 15 milioni di dollari (2,1 % del capitale), quadruplicando rispetto all’anno precedente. Dall’inizio del 2024 a oggi, le azioni di Bet Shemesh Engine al mercato di Tel Aviv sono cresciute di oltre il 300%. Il primo ministro Jonas Gahr Støre si è detto “molto preoccupato” e ha chiesto spiegazioni e trasparenza.

Nonostante gli investimenti israeliani rappresentino solo lo 0,1 % del portafoglio complessivo, il fondo detiene partecipazioni in 65 aziende per un valore complessivo di circa 2 miliardi di dollari. Il consiglio etico norvegese, attivo dal 2009, aveva già suggerito l’esclusione di nove imprese israeliane, ma negli ultimi mesi sono emerse crescenti richieste di maggiore rigore e tempestività. Il CEO Nicolai Tangen ha precisato che l’investimento in Bet Shemesh è stato effettuato attraverso un gestore esterno e che l’azienda non era inclusa in alcuna lista di esclusione, dichiarando però che le immagini del conflitto suscitano profonde inquietudini.

L’Unione Europea, intanto, propone, discute, frena

Diversamente dalla Norvegia, l’UE non ha attivato una revisione strutturata dei propri investimenti verso Israele. Naturalmente la UE non dispone di un fondo sovrano che controlla direttamente, e tuttavia le partnership sono diverse e non sono state sospese. Alcuni segni di apertura emergono: il 29 luglio la Commissione Europea ha avanzato una proposta per escludere determinati progetti israeliani dal programma di ricerca Horizon Europe (in particolare quelli finanziati tramite il Consiglio Europeo dell’Innovazione), citando violazioni dei diritti umani come motivo di non ammissibilità. Tale proposta, se approvata, precluderebbe accesso a circa 200 milioni di euro di finanziamenti futuri, senza effetto sui progetti già in corso.

Tuttavia, quando l’argomento è stato presentato agli ambasciatori dell’Unione, Germania e Italia – tra i principali Paesi membri – hanno adottato un approccio prudente, richiedendo più tempo per valutare la misura prima del voto. Secondo fonti ufficiali, non hanno dato il loro sostegno immediato alla sospensione agli investimenti e alle partnership tra UE e Israele, a differenza di quanto disposto in Norvegia.

Immagine di copertina: NATO, licenza creative commons

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