Medio Oriente
Gaza. Disertare il silenzio
L’ultimo libro di Tomaso Montanari, Per Gaza è un’elegia civile lucida e argomentata del genocidio del popolo palestinese.
Quando ho visto l’altro ieri sul bancone della libreria il libro di Tomaso Montanari, Per Gaza, Feltrinelli, per un attimo ho resistito all’acquisto.
Poi ho letto la striscetta gialla che lo accompagna in copertina: i proventi dei diritti d’autore saranno devoluti a sostegno delle attività dell’associazione CFTA THE CULTURE AND FREE THOUGHT DI GAZA. La stessa somma sarà devoluta anche dall’Editore.
Mi è tornata in mente la notizia che avevo ascoltato alla radio pochi giorni prima: le organizzazioni umanitarie e le ONG hanno segnalato il crollo delle donazioni per Gaza dalla proclamazione del cessate il fuoco il 10 ottobre.
E mi sono immaginato che potevo comprarlo e lasciarlo nello scaffale della mia libreria senza aprirlo.
Ancora orrore, ancora morte e dolore. Ne ho abbastanza, grazie.
Mi sono ricordato che è stata la stessa resistenza che mi aveva preso all’acquisto del bellissimo libro di Paola Caridi, Sudari, Feltrinelli.
Per un momento mi sono comparsi davanti agli occhi i volti di Paola e Tomaso con cui tutti ormai abbiamo qualche dimestichezza perché sono comparsi (per fortuna) molte volte in televisione per raccontare Gaza e tenere desta una consapevolezza e una conoscenza che altri lottano strenuamente perché non emerga.
E ho deciso che avrei anche questa volta percorso la via crucis di un racconto dolente, commosso, ma anche partecipe e frutto di indignazione lucida e argomentata.
“Noi siamo Gaza. Siamo quella città millenaria del nostro Mediterraneo, in cui alberi, monumenti e cibo sono gli stessi nostri. Siamo quella città in cui la parola ‘umanità’ perde e, insieme, acquista tutto il suo valore. Nessuna democrazia, nessuna promessa di pace e di giustizia, sarà credibile se Gaza muore, assassinata dall’Occidente, cioè da noi. Per questo noi dobbiamo salvare Gaza: perché è Gaza che salva noi”.
Nel libro, alle parole, si affiancano le immagini, opera di Marco Sauro, graphic designer e pittore, che qui ha raccolto e accresciuto, la collezione di immagini pubblicate in numerosi post con il racconto dell’orrore di Gaza in questi due anni.
Tante sono le domande che il libro lascia al lettore.
E alle quali non voglio per primo sottrarmi.
A partire dalla domanda che riguarda noi tutti e genera tutte le altre: “Come è possibile che tutto il senso di umanità si sia riversato a Gaza, lasciando disumano il resto del mondo, che non insorge?”.
E’ l’ora degli impegni delineati nel post scriptum del testo: chiedere la fine dell’occupazione israeliana (apertura di Gaza e fine delle colonie in Cisgiordana), rispetto delle risoluzioni dell’ONU e del diritto internazionale; autodeterminazione del popolo palestinese, pieno e libero corso della giustizia internazionale per accertare le colpe di Israele e di tutti quegli stati che sono stati complici del genocidio.
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