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Microsoft Azure è un software utilizzato dai servizi segreti di Israele per spiare i palestinesi. Lo rivela un'inchiesta giornalistica di +972, Locall Call e del Guardian

Medio Oriente

L’inchiesta di +972, Local Call e Guardian: così Microsoft aiuta Israele a spiare in massa i palestinesi

di redazione
8 Agosto 2025

L’indagine congiunta di +972 Magazine, Local Call e The Guardian ricostruisce come l’Unità 8200, corpo d’élite dell’intelligence militare di Israele, utilizzi una versione personalizzata della piattaforma cloud Microsoft Azure per archiviare e analizzare una massa senza precedenti di comunicazioni in Palestina, sia in Cisgiordania sia a Gaza: milioni di telefonate registrate e conservate a lungo termine. L’articolo è firmato da Yuval Abraham ed è stato pubblicato il 6 agosto 2025. +972 MagazineIl Guardian

L’inchiesta completa sull’utilizzo di Microsoft Azure nel sistema di spionaggio di Israele in Palestina

Secondo 11 fonti tra dipendenti Microsoft e operatori dell’intelligence, e in base a documenti interni ottenuti dal Guardian, il progetto ha preso forma dopo un incontro a Seattle, fine 2021, tra il comandante dell’Unità 8200 Yossi Sariel e il CEO Satya Nadella. In quell’occasione Microsoft approvò la creazione di un’area segregata di Azure, capace di sostenere l’obiettivo — descritto da più fonti — di immagazzinare “un milione di chiamate all’ora”. Dopo l’incontro, un team dedicato di ingegneri Microsoft ha lavorato a stretto contatto con 8200 per consentire l’uso dei servizi cloud all’interno delle basi dell’unità.

I documenti citati indicano che a luglio 2025 circa 11.500 terabyte di dati militari israeliani risultavano ospitati su server Microsoft nei Paesi Bassi, con porzioni in Irlanda e Israele (la quota esatta imputabile a 8200 non è determinabile perché anche altre unità militari acquistano servizi Microsoft). Internamente, l’alleanza con 8200 veniva vista come un’opportunità “di brand potentissima” e “critica” per Azure; stime del 2023 parlavano di centinaia di milioni di dollari in cinque anni e di un possibile aumento “di dieci volte” dei dati caricati.

Operativamente, il valore aggiunto del cloud — spiegano le fonti — è la capacità di conservare e interrogare audio su scala di popolazione. Prima della migrazione, i sistemi interni di 8200 permettevano di archiviare le chiamate di “decine di migliaia di sospetti”; con Azure il perimetro si estende a “milioni di persone”, integrandosi con altri archivi (ad es. il sistema di classificazione automatica degli SMS noto come “noisy message”). La filosofia delineata da Sariel, anche in un suo libro del 2021, è quella di “tracciare tutti, sempre”, supportando decisioni operative con basi dati massicce e metodi di IA.

Tre fonti dell’intelligence riferiscono che questo deposito cloud è stato usato negli ultimi due anni per pianificare attacchi aerei letali a Gaza e per guidare arresti e altre operazioni in Cisgiordania. Un ufficiale descrive l’uso di registrazioni d’area per valutare i contatti di un obiettivo in contesti densamente popolati; altri segnalano rischi sistemici: una sorveglianza indiscriminata consente di reperire elementi potenzialmente incriminanti o ricattabili su quasi chiunque, riducendo la platea dei “puliti”.

Non sono mancate resistenze interne: taluni tecnici ritenevano più economico acquistare server propri; altri temevano l’esposizione legale dell’archiviazione all’estero (il ministero della Giustizia mise in guardia rispetto a normative europee sul dovere di diligenza in materia di diritti umani e forniture). Nonostante ciò, la collaborazione è proseguita e, dopo il 7 ottobre 2023, l’interesse a estendere il sistema a Gaza è aumentato, ritenendo probabile un controllo di lungo periodo analogo a quello in Cisgiordania.

Microsoft, in una dichiarazione pubblica di maggio 2025, afferma di non aver trovato “prove” che Azure o i suoi prodotti di IA siano stati usati per “colpire o danneggiare persone” a Gaza; sostiene inoltre di non essere stata a conoscenza dell’uso dei propri servizi per la sorveglianza di civili, ribadendo che l’ingaggio con 8200 riguarda difesa cyber e protezione da attacchi statuali/terroristici. La società aggiunge di aver fornito un supporto d’emergenza limitato per il salvataggio degli ostaggi.

Nel frattempo, l’azienda fronteggia pressioni da dipendenti e investitori: proteste pubbliche durante eventi aziendali e richieste formali (oltre 60 investitori, 80 milioni di dollari in azioni) di rafforzare i meccanismi di controllo sull’uso improprio dell’IA, alla luce di accuse di complicità in possibili crimini internazionali.

In sintesi, l’inchiesta documenta un salto di scala e intensità nella sorveglianza digitale dei Palestinesi, reso possibile dalla capacità di storage e calcolo del cloud Microsoft. Le fonti descrivono impatti diretti su uccisioni mirate e operazioni di polizia militare; Microsoft nega consapevolezza e responsabilità d’uso in violazioni dei diritti umani, ma i materiali interni e le testimonianze indicano una partnership strutturale, a forte valenza tecnica, economica e politica, ancora in pieno sviluppo.

Leggi l’inchiesta completa su +972

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