Leviathan, il gasdotto al centro dell'accordo tra Israele ed Egitto

Medio Oriente

Sazionare Israele? L’Egitto non ci pensa proprio, e firma un accordo sul gas da 35 miliardi

8 Agosto 2025

Mentre il mondo con estrema cautela inizia a discutere la possibilità di sanzioni contro Israele per la guerra a Gaza, l’Egitto — il principale paese arabo del Mediterraneo, confinante con la Striscia di Gaza — firma con Israele un maxi–accordo sul gas da 35 miliardi di dollari valido fino al 2040. Un’intesa che dice molto su quanto poco il destino dei Gazawi pesi realmente negli equilibri di potere della regione, anche dopo l’annuncio di un’invasione su più larga scala da parte del governo Netanyahu. La notizia è riportata e analizzata da Haaretz dell’8 Agosto.

L’intesa prevede la fornitura di circa 130 miliardi di metri cubi di gas naturale proveniente dal giacimento offshore Leviathan, uno dei più grandi del Mediterraneo orientale, gestito dalla statunitense Chevron insieme alle israeliane Ratio e NewMed Energy. L’accordo, che più che raddoppia un’intesa precedente da 60 miliardi di metri cubi in scadenza entro il decennio, sarà attuato in due fasi.

La prima — che non richiede autorizzazioni regolatorie — dipende solo dal completamento di due gasdotti: uno diretto al Leviathan e uno tra le città israeliane di Ashdod e Ashkelon, bloccato dopo l’inizio della guerra per il ritiro dell’appaltatore italiano. La messa in funzione è prevista per il 2026 e consentirà di aumentare di 2 miliardi di metri cubi l’anno le forniture all’Egitto. La seconda fase, più ampia, è subordinata alla costruzione di una nuova condotta tra Ramat Hovav e Nitzana, al confine meridionale.

Per Israele, l’operazione consolida il ruolo di esportatore energetico regionale e rafforza i legami con Il Cairo, che da anni importa gas per il proprio fabbisogno e per il rilancio delle esportazioni di GNL. Per l’Egitto, invece, è una scommessa di lungo periodo che garantisce forniture fino a metà secolo.

Ma sul piano politico il segnale è di tutt’altro tenore: mentre la crisi umanitaria a Gaza continua e il dibattito internazionale resta impantanato su sanzioni e condanne, due partner regionali rinsaldano rapporti economici miliardari. Un promemoria concreto di come, per molti governi arabi, il pragmatismo energetico e finanziario prevalga nettamente sulla solidarietà proclamata verso la popolazione palestinese.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi collaborare ?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.