La risposta al No greco: nuovo giro di vite Bce sulle banche di Atene

6 Luglio 2015

All’indomani del voto greco i segnali di buona volontà arrivati da Atene – in primis la sostituzione del ministro delle Finanze con l’uscita di Yanis Varoufakis e la nomina di Euclid Tsakalotos – non hanno fatto retrocedere di un millimetro le posizioni più intransigenti delle controparti Ue, e dei tedeschi in particolare. Al netto delle frasi di circostanza (“porte aperte, “pronti gli aiuti umanitari”, “il posto della Grecia è nell’Eurozona) e della convocazione dei vari summit europei per la ripresa dei colloqui – la linea dettata dalla cancelliera Angela Merkel e dal suo ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble continua a dominare le reazioni dell’Europa a tutti i livelli.

Il compito di dare un altro giro di vite ancora una volta è delegato alla Bce, che già aveva chiuso di rubinetti di liquidità di emergenza (la cosiddetta ELA) fornito alle banche greche dopo l’annuncio del referendum, congelandolo a 89 miliardi di euro. Tutto ovviamente, passa ancora una volta dalle “tecnicalità”. Nella riunione di oggi il consiglio direttivo della banca presieduto da Mario Draghi non solo ha negato l’aumento della liquidità di emergenza, come sollecitato dalla Banca centrale di Grecia, ma ha anche innalzato il cosiddetto «haircut»: vengono cioè richieste più garanzie a fronte dei finanziamenti erogati fin qui. «La liquidità di emergenza può essere fornita contro collaterale sufficiente (cioè titoli a garanzia, ndr)», si legge nel comunicato della Bce. Ma «la situazione finanziaria della Repubblica Ellenica ha un impatto sulle banche greche poiché il collaterale usato nell’ELA fa affidamento in misura significativa su titoli governativi». Perciò «il consiglio direttivo ha deciso oggi di aggiustare gli haircut sul collaterale accettato». Questo tipo di decisione necessita di 2/3 dei voti per essere approvata. E l’aggiustamento di cui si parla va letto come inasprimento.

Banche in ginocchio

Sulla base di dati pubblici, è possibile stimare che finora sia stato applicato un haircut del 50 per cento. Vuol dire che a fronte di titoli in garanzia per ipotetici 1.000 la banca centrale eroga liquidità per 500. È presumibile che questo “sconto” applicato al valore nominale della garanzia sia stato alzato al 60%, che è – guarda caso – la percentuale di perdita convenzionalmente presa nei modelli statistici per le situazioni di default ordinato (significa quindi che il valore di recupero stimato è 40%).

A questo punto, le banche greche saranno costrette a ricostituire le garanzie secondo i nuovi parametri: occhio e croce vuol dire consegnare altri titoli per circa 16-18 miliardi. Poiché si stima che nel sistema bancario greco ci siano ancora circa 30 miliardi di titoli disponibili per essere usati come collaterale, «con un haircut al 60%, le banche greche esaurirebbero  qualsiasi margine di manovra per erogazioni di ELA», osserva l’economista Marcello Minenna, docente di Finanza matematica all’Università Bocconi.

Una buona notizia è invece l’ipotesi di un prestito-ponte che potrebbe essere concesso alla Grecia nell’attesa che si prepari un piano di salvataggio. Ne ha fatto cenno nel corso di un’intervista alla televisione statale ORF Ewald Nowotny, governatore della Banca d’Austria e membro del direttivo Bce. «Se sia possibile è una cosa che andrà discussa», ha aggiunto. Il banchiere centrale ha ricordato che la Bce non potrebbe fornire liquidità alla Grecia se questa dichiarasse default su suoi debiti. Il 20 luglio scade una rata di 3,5 miliardi proprio verso la Bce.

Depositi a rischio: il salvataggio lo pagheranno i depositanti?

«Se l’haircut andasse al 70%  – continua Minenna –, ipotizzando cioè che il debito greco oramai dichiarato in default presenti perdite nell’ordine del 70%, le banche elleniche dovrebbero prelevare coattivamente dai depositi dei correntisti una ventina di miliardi di euro per onorare gli obblighi assunti con la loro banca centrale e tramite questa quindi con la Bce». In pratica, vuol dire che inizia il bail-in: il salvataggio viene fatto cioè dall’interno. Subito dopo gli azionisti, pagano i creditori, obbligazionisti ma anche i depositanti. Questa procedura, prevista dalle direttiva Ue 2014/59, è diventata legge anche in Italia giusto qualche giorno fa.

Intanto, le banche greche, la cui riapertura era stata promessa dal governo greco per domani, slitterà sicuramente almeno fino a mercoledì, data in cui è prevista una nuova riunione del direttivo Bce, mentre il limite di prelievo di 60 euro al giorno rimane in vigore fino a venerdì.

Domani, martedì 7, il nuovo ministro delle Finanze greco Tsakalotos è atteso all’Eurogruppo per presentare la nuova proposta del governo greco. «Proposte serie e credibili», hanno messo in guardia la Merkel e il presidente francese François Hollande, il cui ruolo di “colomba” che gli viene attribuito non ha finora portato alcun frutto. Per i tedeschi, comunque, al momento «non ci sono le condizioni per riaprire le trattative», mentre la ristrutturazione del debito ellenico, secondo il portavoce di Schaeuble «non è un tema per la Germania». Tsipras ritiene invece che il taglio del debito sia la base per il nuovo piano.

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In copertina, la torre della Bce a Francoforte, Germania

 

 

 

 

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CAT: Euro e BCE

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