Sommario: I drammatici eventi dello scorso weekend hanno visto la Bce fissare un tetto all’erogazione di liquidità di emergenza alle banche greche. Questo articolo sostiene che tale decisione è l’ultima di una lunga serie di errori della Bce nella crisi. Oltre a innescare l’uscita della Grecia dall’Eurozona, ha portato la politicizzazione della Bce a nuove vette. Ne discendono caos in Grecia e agitazioni sui mercati finanziari, entrambi con conseguenze sconosciute.
[*] La Bce ha deciso di mantenere la liquidità di emergenza alla Grecia ai livelli correnti . Rifiutandosi di aumentare la liquidità di emergenza, la Bce ha deciso che la Grecia deve lasciare l’Eurozona. Questo potrebbe essere un obbligo legale o una decisione politica, o entrambi. Comunque, solleva molte domande sgradevoli sul trattamento di uno stato membro e sull’indipendenza della banca centrale.
Come anticipato in The coming default of Greece, i negoziati con la Grecia non hanno portato da nessuna parte. Ne consegue che la Grecia è costretta a fare default su tutti i debiti in scadenza nei prossimi giorni e settimane. Con un avanzo primario vicino all’equilibrio, il governo greco avrebbe potuto tenere duro fino alle nuove trattavive sull’inevitabile cancellazione del debito.
Che cosa ha fatto la Grecia
Per i greci il rischio di questa “strategia di default” è che dipende interamente sulla volontà della Bce di continuare a fornire liquidità con il sistema bancario greco, specialmente nel momento in un momento di corsa agli sportelli da parte di depositanti razionali che attribuiscono alla Grexit un rischio maggiore di zero. Nelle ultime settimane, la Bce ha fornito la liquidità a fronte di una corsa agli sportelli strisciante.
Improvvisamente, la mattina del 28 giugno, la Bce ha smesso di fornire liquidità alle banche greche. E nel classico modo delle crisi che si auto-avverano, la decisione ha trasformato una corsa strisciante agli sportelli in una situazione di panico.
La chiusura delle banche e i controlli sui capitali annunciati daranno un po’ di respiro, ma solo per poco. Queste misure non impediscono al sistema bancario di collassare.
La conseguenza naturale sarà il collasso del sistema bancario greco.
In questa fase, le Autorità greche non hanno altra che scelta che abbandonare l’Eurozona e fornire nuove dracme alle banche. Seguirà il caos.
Perché la Bce ha congelato la liquidità di emergenza (ELA) alla Grecia?
Indubitabilmente, la Banca centrale europea verrà fuori con ogni sorta di giustificazione legale. Vero o falso, però, questo non cambia il risultato.
Se la Bce è davvero legalmente costretta a fermare l’ELA, questo significa che l’architettura dell’Eurozona è difettosa. Se non lo è, la Bce ha preso una decisione politica di importanza storica.
In un caso e nell’altro, è un passo disastroso. Che piaccia o no, ogni banca centrale è un prestatore di ultima istanza alle banche commerciali. E non tenendo a galla il sistema bancario greco, la Bce sta venendo meno su una sua responsabilità essenziale.
Una spiegazione di questo è che la Bce ha paura di registrare perdite: questo è in parte scorretto, in parte fuorviante. È scorretto perché i finanziamenti ELA sono forniti dalla Banca centrale di Grecia, e dunque dal popolo greco, che è quello che sopporta il rischio di perdite. È fuorviante perché le banche centrali non sono entità commerciali: accettare perdite è parte della loro funzione pubblica, come mantenere il sistema bancario a galla.
È vero che quando il governo greco sarà inadempiente sui pagamenti Bce a metà luglio, ci saranno perdite. Ma, di nuovo, questa non è una buona ragione per fermare l’erogazione di liquidità di emergenza.
Il problema è che la Bce è vincolata dalle clausole anti-salvataggio [degli Stati, ndr] dei Trattati. Ma scelse di eludere la legge, e questo dovrebbe avvenire a proprio rischio. C’erano delle buone ragioni per le clausole antisalvataggio, dopo tutto. Perciò sarebbe moralmente giusto che la Bce ne patisse le conseguenze, non la Grecia, che non ebbe alcuna scelta su questo, come viene spiegato di seguito.
La Bce dovrebbe accettare la responsabilità delle sue scelte passate
La Bce deve accettare la sua parte di responsabilità della disastrosa gestione della crisi del debito sovrano greco. Fu la Bce che rifiutò all’inizio del 2010 una cancellazione del debito greco.
Le analisi controfattuali non sono mai totalmente convincenti ma è proprio il caso di dire che tale decisione sia la causa del fallimento dei piani sulla Grecia. Un taglio del debito fatto allora, infatti, avrebbe dato abbastanza sollievo per evitare il forte aggiustamento fiscale che ha fatto precipitare la Grecia in una depressione di lunga durata, ridotto il fabbisogno di finanziamenti e reso sostenibile il debito di oggi.
La responsabilità di Francia, Germania e Fmi
I governi di Francia e Germania spalleggiarono la posizione della Bce per proteggere le loro grandi banche, che avevano grandi ammontari di titoli di Stato greci. Lo stesso fecero gli Stati Uniti che temevano una crisi bancaria alla dopo-Lehman.
Nel maggio 2010, l’Fmi non fu in grado di certificare che, seguendo il programmi di aiuti, il debito greco sarebbe stato sostenibile, così inventò una nuova clausola: i prestiti che prevengono un debito potenzialmente insostenibile possono essere concessi se c’è la probabilità di un rischio sistemico per l’economia globale. Può esserci ben stato un rischio sistemico, quindi rifiutare di cancellare il debito greco potrebbe non essere stato un errore, ma non lo sappiamo per certo: un ragionamento che porta l’inquietante implicazione che la Grecia sia stata sacrificata per evitare una crisi sistemica globale (Wyplosz 2011).
Le autorità greche furono così costrette ad accettare prestiti per onorare i loro creditori, incluse banche in Europa e negli Stati Uniti. L’enorme accumulo di debito pubblico che ne è seguito è stato il contributo greco alla stabilità finanziaria globale.
Lo strano ruolo delle Bce nella Troika
Inoltre, aderendo alla Troika, la Bce scelse di giocare uno strano ruolo. Nei normali programmi di aiuto, infatti, l’Fmi sta da una parte del tavolo mentre le autorità di un paese, governo e banca centrale, occupano il lato opposto. Mettendosi dal lato dei creditori, la Bce si è trovata nella condizione di imporre e controllare le condizioni. (…).
La profonda ragione per la crisi dei debiti sovrani dell’Eurozona è che l’euro è una valuta estera per i paesi membri. Questo ci offre anche un esempio di quanto profondamente politicizzata la crisi dei debiti sovrani sia diventata. Nessun altra banca centrale nel mondo dice al suo governo quali riforme dovrebbe fare, o quanto aspro dovrebbe essere il consolidamento fiscale. Come membro della Troika, la Bce dava istruzioni alla Grecia di attuale politiche fortemente redistributive per le quali solo i politici hanno un mandato democratico. Alla fine, la Bce deve accettare il biasimo di politiche mal progettate che hanno provato una profonda depressione e le relative conseguenze politiche.
La decisione di congelare l’Ela sta portando la politicizzazione a nuove vette. In effetti, la Bce sta spingendo fuori la Grecia dall’Eurozona. I politici possono discutere della bontà di una tale scelta. Ma come funzionari non eletti, coloro che siedono nel consiglio direttivo della Bce non hanno tale mandato. Una benevola interpretazione è che [i vertici della Bce, NdT] si rendevano conto che molti governi li avrebbero duramente criticati per i flussi di liquidità verso le banche greche dopo che il governo greco aveva chiuso le trattative indicendo un referendum. Questo è vero: ma l’indipendenza di una banca centrale è disegnata per prevenire questi tipi di pressione.
* * *
[*] Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Voxeu.org con il titolo «The staggering cost of central bank dependence». Qui puoi trovare la versione originale
Devi fare per commentare, è semplice e veloce.