BAIL-IN: il nodo gordiano del debito pubblico dei “PIGS” e la soluzione tedesca

29 Agosto 2016

Il dibattito pubblico sugli interventi della BCE (leggasi Quantitative Easing [QE] e tassi negativi) a sostegno dell’economia e sulla loro effettiva utilità è ormai rovente e da più parti si sentono suonare i tamburi di guerra, in particolare quelli teutonici.

L’ultimo in ordine di tempo è un documento del Consiglio Tedesco degli Esperti Economici di fine luglio dal titolo non proprio rassicurante: “A Mechanism to Regulate Sovereign Debt Restructuring in the Euro Area” (trad. “Un meccanismo per regolare la ristrutturazione dei debiti sovrani nell’Area Euro“).

Posto che con indubbia intransigenza, che è tratto distintivo di una certa mentalità tedesca, fin dal titolo del documento non siamo di fronte ad una “proposta” o ad una “possibilità”, bensì ad una sorta di “linea guida” che non ammette dubbi od incertezze sull’esito della ricetta prefigurata, preme qui innanzitutto specificare chi sia il Consiglio Tedesco degli Esperti Economici e perché la sua opinione debba necessariamente interessarci e farci considerare attentamente quanto da esso espresso.

Il Sachverständigenrat zur Begutachtung der gesamtwirtschaftlichen Entwicklung (questo è il nome esatto in tedesco, tradotto in inglese come The Council of Economic Experts), anche meglio noto come “die Fünf Weisen” (i.e. “i Cinque Saggi“) è “an academic body advising German policy makers on questions of economic policy“, i.e. è “un corpo accademico che consiglia gli organi istituzionali Tedeschi su questioni di politica economica” (le precedenti definizioni in inglese ed anche le successive, nonché la foto qui di seguito, sono tratte direttamente dalle pagine del sito istituzionale del Consiglio).


I Cinque Saggi Tedeschi

I “Cinque Saggi” Tedeschi


È stato istituito con Legge Federale Tedesca nel 1963 (Act on the Appointment of a Council of Experts on Economic Development datato 14 Agosto 1963 – Federal Law Gazette I, page 685) con il dichiarato obiettivo di “assess the macroeconomic development of Germany“, i.e. “valutare lo sviluppo macroeconomico della Germania“.

Senza dilungarci oltremodo in una descrizione particolareggiata dei suoi compiti istituzionali, qui di seguito basti ricordare che tale Consiglio di Esperti emana documenti, valutazioni e reports che “have become an essential part of German economic policy making and have notably influenced political decisions“, i.e. “sono diventati una parte essenziale degli orientamenti economici Tedeschi ed hanno notevolmente influenzato le decisioni politiche“.

Alla luce di quanto sopra, quindi, risulta chiaro il perché, quando il Consiglio Tedesco degli Esperti Economici “dice” o “non dice” qualcosa, all’intera comunità economico-finanziaria europea ed internazionale si drizzino le antenne.

Usando una perifrasi cara a noi italiani, si potrebbe dire in questo caso specifico che i Cinque Saggi Tedeschi hanno “parlato a nuora (i.e. Governo Tedesco) perché suocera (i.e. la Comunità Europea) intenda”. Tradotto ancora più semplicemente: non si esprime direttamente il Governo Tedesco, ma chi lo consiglia espressamente in materia economica e finanziaria. Il messaggio potrebbe essere più chiaro adesso?

Ciò premesso, vediamo il motivo perché il summenzionato documento di fine luglio dei Cinque Saggi Tedeschi debba destare non poche preoccupazioni a più di una economia del Vecchio Continente, specialmente se appartenente alla famigerata lista dei cosiddetti P.I.G.S. (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna, come da rappresentazione grafica qui di seguito).


PIGS-PIIGS-PIIGGS


La preoccupazione tedesca è sostanzialmente una sola: le economie più forti (Germania in primis) non si vogliono fare in alcun modo carico delle sorti delle economie più deboli, che considerano vere e proprie zavorre, per la qual cosa, dovendo scegliere, meglio buttarle a mare e lasciarle al loro destino che rischiare di affondare con loro. Questo in estrema sintesi il messaggio del Consiglio Tedesco, forse crudo e poco generoso, ma almeno onesto e diretto.

Detto in parole più tecniche, l’idea tedesca sarebbe di applicare agli Stati ed al loro debito il “famigerato” meccanismo del bail-in, tristemente famoso e ben noto ai risparmiatori che lo hanno subito nella spinosa vicenda delle quattro banche “risolte” nel novembre 2015, i.e. Banca delle Marche, Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti.

Le parole dei Cinque Saggi Tedeschi suonano molto chiare, anche senza traduzione:

To make the no-bailout clause credible and enhance the effectiveness of crisis assistance, a consistent institutional and legal framework is needed to ensure that private creditors contribute to crisis resolution. Getting activated as part of ESM (European Stability Mechanism) crisis assistance, we propose a two-stage mechanism that allows to postpone the fateful distinction between liquidity and solvency crises: at the onset of a ESM programme, the framework demands an immediate maturity extension if the debt burden is high, followed by deeper debt restructuring if post-crises debt proves unsustainable. The mechanism is easily implemented by amending ESM guidelines and compelling countries to issue debt with Creditor Participation Clauses (CPCs). As debt is rolled over, the mechanism gradually phases in, leaving countries time to reduce debt. Given that private sector involvement reduces financing needs, the ESM could provide longer programmes and more time for reforms.

In merito a tali circostanziate argomentazioni si possono fare alcune brevi osservazioni:

1. la proposta tedesca nella sua semplicità ed efficacia già sperimentata (leggasi la “cavia italiana” con la risoluzione delle quattro summenzionate banche) è “easily implemented by amending ESM guidelines and compelling countries to issue debt with Creditor Participation Clauses (CPCs)“, i.e. “facilmente implementabile correggendo le direttive ESM ed obbligando i Paesi ad emettere debito con clausole di subordinazione” (traduzione italiana della CPC). Un qualsiasi Stato Europeo, quindi, se fosse accolta a livello europeo una tale proposta, dovrebbe avvertire gli acquirenti delle obbligazioni (privati o istituzionali che siano) che in caso di crisi sistemica italiana il loro investimento in obbligazioni italiane sarebbe a rischio di bail-in;

2. il documento evidenzia tutte le preoccupazioni tedesche di dovere trasferire, tramite l’ESM, fondi alle economie più deboli a mo’ di Robin Hood: “togliere ai più ricchi per aiutare i più poveri” (mi sia consentita questa battuta in tempo di Brexit);

3. implicitamente i Cinque Saggi suonano la campana a morto alla politica di Draghi (Quantitative Easing [QE] e tassi negativi), che giudica, neanche troppo velatamente, come inefficace sul lungo periodo, posto che “it should be ensured that sovereign bonds can continue to serve their role as collateral for ECB’s liquidity window which can help to avert contagion to banks. However, adequate collateral haircuts need to apply“. D’altronde è di tutta evidenza che il QE non potrà durare all’infinito e che tale manovra mira esclusivamente a guadagnare tempo in vista di un recupero delle economie del Vecchio Continente, i cui timidissimi segnali di ripresa sono ben lungi da essere interpretati come un’inversione del trend. E quando il QE terminerà, cosa succederà agli Stati più deboli (Italia inclusa) in caso di persistente crescita zero (o poco ci manca) ed insufficiente riduzione del debito pubblico?

Alla luce di quanto sopra, è logico che i Tedeschi comincino a porsi delle domande e cercare delle risposte, mentre è molto meno logico che i Paesi, diretti interessati, continuino in un insensato e miope vivacchiare alla maniera di “fin che la barca va…”!

Il monito dei Cinque Saggi Tedeschi sul punto è cristallino nella sua crudezza, asettico nella sua lucidità e diretto agli interlocutori che fanno “orecchio da mercante“: “large advanced economies such as Italy are likely “too big to be saved” anyway. Despite the OMT rhethoric (Programma “Outrigh Monetary Transactions” della BCE, i.e. Operazioni definitive monetarie, nda), it is hard to imagine that a bail-out package of sufficient size could be mobilised if a sizable shock was to hit Italy’s economy. Safeguarding against indirect spillovers within the euro area, and in particular in the country entering a sovereign debt restructuring, remains therefore crucial.

A scanso di ogni possibile equivoco traduciamo quest’ultimo passo del documento tedesco: “le grandi economie avanzate come l’Italia sembrano in ogni caso “essere troppo vaste per essere salvate”. A dispetto delle retorica del programma OMT (della BCE), è difficile immaginare che un pacchetto di aiuti secondo uno schema di bail-out potrebbe essere predisposto se uno shock considerevole dovesse colpire l’economia italiana. Una salvaguardia contro ricadute indirette all’interno dell’area euro, ed in particolare nel paese che stia cominciando una ristrutturazione del debito sovrano, resta perciò cruciale.

Bisognerebbe a questo punto, quando ancora si è in tempo, mettersi al tavolo politico nell’opportuna Sede Comunitaria con tutti gli alleati europei e ridiscutere globalmente il Trattato di Maastricht (ed i suoi paletti su deficit e riduzione del debito), il Fiscal Compact e tutti gli altri trattati in materia ecomomico-finanziaria, le prerogative e le autonomie della Banca Centrale Europea e quant’altro di vitale interesse per la sopravvivenza dell’Unione Europea.

Tutto questo va urgentemente fatto prima che un nuovo shock sistemico (di nuovo la Grecia? una nuova Brexit in “salsa italica” o forse lusitana?) mandi definitivamente in frantumi il fragile assetto istituzionale europeo, che è sempre più sentito dai cittadini europei come un grande “carrozzone di finanzieri burocrati”, sempre meno espressione di una vera “Comunità” e sempre più simile ad una nuova entità sovranazionale:

“Germania-landia”!

TAG: bail in, bce, Direttive comunitarie, patto di stabilità, Quantitative Easing
CAT: Euro e BCE, Istituzioni UE

2 Commenti

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  1. vincesko 8 anni fa

    Citazione1: “il “famigerato” meccanismo del bail-in”. Meglio prendere i soldi per il salvataggio delle banche ai ricchi e ai benestanti che, come si faceva prima, ai poveri cristi. Citazione2: “trasferire, tramite l’ESM, fondi alle economie più deboli a mo’ di Robin Hood”. Quale Robin Hood? Gli aiuti MES sono prestiti a titolo oneroso, il cui principale beneficiario è la Germania (27% circa). Citazione3: “è logico che i Tedeschi comincino a porsi delle domande e cercare delle risposte”. Comincino? Non fanno altro da almeno 6 anni, con un criterio selettivo che guarda esclusivamente al loro interesse nazionale, ma non di tutti i cittadini tedeschi. Citazione4: “è difficile immaginare che un pacchetto di aiuti”. Si sa che i Tedeschi hanno poca fantasia quando si tratta di pagare. Citazione5: “Bisognerebbe a questo punto, quando ancora si è in tempo, mettersi al tavolo politico nell’opportuna Sede Comunitaria con tutti gli alleati europei e ridiscutere globalmente il Trattato di Maastricht (ed i suoi paletti su deficit e riduzione del debito), il Fiscal Compact e tutti gli altri trattati in materia ecomomico-finanziaria, le prerogative e le autonomie della Banca Centrale Europea e quant’altro di vitale interesse per la sopravvivenza dell’Unione Europea”. I trattati vigenti vengono interpretati ed applicati violandone talvolta sia la lettera che lo spirito, a beneficio del nucleo centrale europeo costituito dalla Germania e dai suoi satelliti e a danno dei Paesi periferici. Pertanto, a mio avviso, la soluzione, in attesa della rivoluzione palingenetica in senso federalista o almeno, più realisticamente, di una ridefinizione su nuove basi – più eque – delle regole di funzionamento dell’Eurozona[6]), non può che essere la strada maestra del rispetto della legge vigente. Come nel caso della BCE, che viola il suo statuto, ma in generale del rispetto dei trattati UE.[7] “Unione Europea: rischio di disintegrazione, ma va salvata su nuove basi” http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2849471.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2016/08/unione-europea-rischio-di.html. Conclusione: I Tedeschi non riescono proprio a mandar giù il boccone amaro della duplice sconfitta: la prima, con il programma OMT (finora MAI implementato), contro cui il ricorso della loro arrogante Corte Cost. è stato rigettato dalla Corte di giustizia europea; la seconda, con il QE, varato, a causa della loro opposizione, con ben 6 anni di ritardo rispetto alla FED e alla BoE, con danni gravi per le tasche dei cittadini dei Piigs (nell’elenco sopra manca l’Irlanda, che invece c’è nella figura) e vantaggi per i cittadini della Germania e satelliti.

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  2. vincesko 8 anni fa

    Il sogno europeo sta rischiando di trasformarsi in incubo. Se permangono le attuali criticità c’è il rischio di un’implosione dell’Unione europea ed il ritorno agli Stati nazionali, un’ipotesi che determinerebbe l’irrilevanza del Vecchio Continente, inclusa la Germania, nell’agone internazionale divenuto globale e dove operano Paesi della stazza della Cina e dell’India, che torneranno a rioccupare le loro posizioni di preminenza del XVIII secolo.[1]
    Come ho già osservato in passato,[2] il peccato originale è nell’ispirazione che ha informato tutta la costruzione europea, determinata, non dal Manifesto di Ventotene del massone progressista Altiero Spinelli e altri, ma dal progetto conservatore e neo-oligarchico dei massoni Kalergi, Monnet, Schumann e altri, con un’impostazione liberistica e deregolamentata del mercato, un Parlamento europeo privo di poteri e la prevalenza della burocrazia. Come poi è effettivamente avvenuto.
    L’interprete di questa visione neoliberista ed elitaria è diventata da anni la Germania, da quando, nel 2005, Angela Merkel ha iniziato la sua esperienza di governo alla guida dei Tedeschi.[3]
    Con lei, da un lato, il potente e coeso complesso industriale-commerciale-finanziario tedesco ha visto sempre più tutelati i propri interessi, a scapito sia di fasce di popolazione interne (le disuguaglianze in Germania sono aumentate[4]) che di interi popoli dell’Eurozona.
    Dall’altro, il veleno della manipolazione del popolo teutonico, giocata sulla contrapposizione tra Paesi virtuosi – Germania e suoi satelliti – e Paesi viziosi – Piigs -, è stato cosparso a piene mani, per convergere su un progetto egemonico neo-nazionalista, che è anche sostanzialmente anti-europeista.
    Infatti, ad una Germania leader del Vecchio continente, in grado di far marciare il proprio benessere in sintonia armoniosa e complementare con quello degli altri Stati UE (e questo era il progetto di statisti come Helmut Kohl ed Helmut Schmidt), si è sostituito un disegno di destrutturazione e progressiva spoliazione dei paesi europei più fragili, al fine di realizzare un’egemonia egoistica, cinica e predatoria.
    La popolazione della Germania è stata irretita e manipolata, oggi, dal miraggio di una straordinaria egemonia continentale esattamente come lo fu ieri, negli anni del regime hitleriano.
    Le politiche di austerità, rigore e decrescita del resto d’Europa sono il fondamento su cui il governo del duo massonico reazionario Merkel-Schäuble sta edificando un diabolico e cinico benessere per larghe fasce della sua nazione, ma come dicevo non di tutte.
    A questo si aggiunge la debolezza della Francia, l’altro componente della diarchia europea, l’unico Paese, se lo avesse veramente voluto, capace di contrastare il disegno egemonico tedesco. Il sedicente socialista e massone Hollande, dopo aver vinto le elezioni promettendo la lotta all’austerità economica tedesca, si è dimostrato un mediocre, amico dei banchieri, e si è del tutto lasciato irretire dalle blandizie e dalle minacce che gli sono state rivolte – pare – dai vari agenti delle Ur-Lodges massoniche reazionarie.[5]
    Si dice che il paradigma dell’austerity è funzionale ai progetti di costruzione di un nuovo feudalesimo europeo, e che in questo quadro il più grosso problema sono i trattati e le istituzioni vigenti, sia della UE che dell’Eurozona, per cui anche se le politiche di austerità fossero temporaneamente accantonate, ciò avverrebbe comunque in un contesto non democratico di gestione delle istituzioni continentali.
    Questo è vero ma non del tutto. I trattati vigenti vengono interpretati ed applicati violandone talvolta sia la lettera che lo spirito, a beneficio del nucleo centrale europeo costituito dalla Germania e dai suoi satelliti e a danno dei Paesi periferici. Pertanto, a mio avviso, la soluzione, in attesa della rivoluzione palingenetica in senso federalista o almeno, più realisticamente, di una ridefinizione su nuove basi – più eque – delle regole di funzionamento dell’Eurozona[6]), non può che essere la strada maestra del rispetto della legge vigente. Come nel caso della BCE, che viola il suo statuto, ma in generale del rispetto dei trattati UE.[7] […] “Unione Europea: rischio di disintegrazione, ma va salvata su nuove basi” http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2849471.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2016/08/unione-europea-rischio-di.html.

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