Tsipras, l’idolo della sinistra che parla come Grillo e Berlusconi
«Se andiamo avanti con le politiche della signora Merkel, finiremo in una spirale di recessione sempre peggiore. È davvero la politica sbagliata», diceva Silvio Berlusconi nel 2012, all’epoca del governo Monti, e passò per uno scellerato anti-europeista. «No all’Europa della Merkel. Noi siamo per l’Europa, ma questa Europa germanocentrica di oggi non mi piace», incalzava Beppe Grillo nel 2013 e venne travolto una slavina di critiche. «Non rispetteremo gli accordi presi dai nostri predecessori» e «il mio primo viaggio da premier sarà a Cipro non a Berlino», dice oggi Alexis Tsipras e viene osannato come il Messia della Nuova Europa.
Se proprio dovessi valutare la “gravità” delle tre affermazioni, direi che la terza, quella di Tsipras, è sicuramente la più forte. Anche perché arriva a poche ore dall’annuncio della Banca centrale europea sul Quantitative easing. La Grecia, insomma, potrebbe porsi al di fuori del recinto europeo. Cosa sarebbe successo se lo avesse detto Berlusconi in chiusura di campagna elettorale? E se lo avesse dichiarato Grillo a poche ore dal voto? Già sembra di sentire le accuse di irresponsabilità, con tanto di sfavillante difesa delle ragioni dell’Europa, contro le sciocchezze dei populisti. Ma appena certe parole vengono proferite da Tsipras tutti sono pronti, specie a sinistra, a spellarsi le mani per gli applausi.
Ecco, ora lungi da me iniziare un’operazione di revisione storica e di riabilitazione del leader di Forza Italia o di rivalutazione dell’ex comico. Tuttavia, di fronte a certi fatti occorre una serenità di giudizio per prendere appunti per il futuro, quando bisognerà essere meno faziosi. Prima, infatti, tutti noi antiberlusconiani d’Europa eravamo pronti a difendere a spada tratta l’euro e i sacrifici chiesti dall’Ue. Anche a costo di pagare autentici salassi, difendendo scelte politiche oggettivamente dannose, non solo per l’Italia. Per quale motivo? L’Europa stava riuscendo a colpi di spread nel “miracolo” mai riuscito in Italia: piegare Silvio Berlusconi.
L’obiettivo era la sua derisione, approvando i severi richiami della Bce, e ci piaceva anche l’umiliazione dell’Italia, che – attraverso l’allora presidente del Consiglio – chiedeva delle politiche meno rigorose. Certo, Berlusconi ha pesantissime responsabilità sulla catastrofe economica italiana, ma ciò non toglie che la sua battaglia in sede europea fosse giusta.
Il discorso europeista è stato poi brandito da “una certa sinistra” contro Grillo per cercare di screditare il Movimento 5 Stelle. Mentre ora Tsipras annuncia di non voler rispettare gli accordi e viene indicato come l’uomo nuovo, il leader che vuole rendere l’Europa un posto migliore, perché è bravo, dinamico. Ma soprattutto è ideologicamente a sinistra (anche se ormai piace anche a destra come ha spiegato Andrea Daniele Signorelli).
Sarà doloroso ammetterlo, specie per quella certa sinistra che vede in Tsipras il “Messia”, ma alla lunga bisogna fare i conti con la coerenza delle idee e dire che in fondo Grillo e Berlusconi – pur con tutti i loro difetti di stile, politici e personali – avevano ragione a criticare quel “tipo d’Europa” e forse sarebbe stato meglio sostenerli in qualche battaglia. In particolare quando l’odiato Silvio cercava di tutelare gli interessi dell’Italia. Perché, altrimenti, ha torto anche Tsipras che cerca di salvaguardare quelli della Grecia.
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