Le nuove sfide delle fragili democrazie occidentali

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5 Luglio 2015

La partita a poker in atto tra la Grecia e gli organi politici e monetari internazionali sulla gestione della crisi economica in cui si trova il paese ellenico, è l’esempio più ecclatante delle sfide contro cui si stà confrontando il  sistema democratico occidentale, in particolare di quello europeo. Infatti, se nella formazione del consenso e della leadership la tendenza prevalente è quella di un caratterizzarsi verso forme di leaderismo plebiscitario, il quale comporta un accentramento del potere legislativo ed esecutivo nelle mani un’unica persona, è riscontrabile invece una progressiva erosione di sovranità degli Stati e degli organi democraticamente eletti, caratterizzata da un sensibile assottigliamento del potere di controllo sulle attività economiche ( nazionali ed internazionali ) operanti nel paese, da una maggiore interdipendenza tra gli Stati ed istituzioni internazionali oltre che da un logoramento dell’agire politico dei rappresentanti democraticamente eletti.

Schumpeter definì la democrazia come un metodo per giungere a decisioni politiche, in base al quale singoli individui ottengono il potere di decidere attraverso una competizione che ha per oggetto il voto popolare. Ma la democrazia teorizzata dallo studioso era idealizzata all’interno di in un contesto storico-culturale completamente diverso rispetto a quello attuale. Essa si modellava infatti su confini di singoli Stati territorialmente definiti, dove l’apparato statale ed il governo avevano il pieno controllo e l’assoluta sovranità su di esso.

E’ utopico ritenere che uno Stato o un  leader politico ( sovrano, dittatore o rappresentante democraticamente eletto ) possano agire nella completa autonomia rispetto alle comunità confinanti senza subirne alcuna pressione.

Se nella storia recente del nostro continente le nazioni europee si sono dovute confrontare con le conseguenze politiche ed economiche derivanti dalla seconda guerra mondiale, oggi le pressioni hanno origine da istituzioni sovranazionali come l’Unione Europea e da un nuovo fenomeno socio-economico quale la globalizzazione.

Le nazioni europee si sono trovate a contrapporsi con le pressioni derivanti dalla guerra fredda in quanto, all’interno dello scontro tra i due blocchi, gli Stati si dovevano allineare alle indicazioni politico-militari di Usa ed Urss. La guerra fredda, oltre allo scontro tra due potenze militari, contrapponeva anche due ideologie economiche contrapposte : quella capitalistica americana e quella comunista del blocco sovietico.

Con il trattato di Roma del 1957, si è dato inizio al processo di costruzione dell’Unione Europea che, solo dopo la caduta del muro di Berlino del 1989, ha trovato il suo volano. L’idea dell’integrazione europea nasce per far sì che non si verificassero mai più i massacri e le distruzioni della seconda guerra mondiale, favorendo la fratellanza e una maggior integrazione politica ed economica tra gli Stati ed i popoli europei.

L’unione Europea però, per essere un’istituzione credibile, necessitava di organi comunitari con reali poteri autonomi e sovrani. Così nel corso degli anni si è innescato un processo di lento trasferimento di parte della sovranità di ogni singolo Stato verso gli organi istituzionali comunitari.

Al rafforzamento delle istituzioni europee però non è seguito parallelamente il diffondersi di un sentimento nazionale europeo che superasse gli egoismi e gli interessi nazionali. L’Europa è divenuta così per il sentire comune un’istituzione lontana dai cittadini costituita da un gruppo di tecnocrati senz’anima capaci solo di produrre norme, sacrifici e divieti.

Il termine “globalizzazione” è stato utilizzato dagli economisti per riferirsi prevalentemente agli aspetti economici delle relazioni fra popoli e aziende multinazionali. Il fenomeno invece deve essere inquadrato anche nel contesto delle complesse interazioni su scala mondiale che, soprattutto a partire dagli anni ottanta, in questi ambiti hanno subito una sensibile accelerazione.

Sebbene molti preferiscano considerare semplicisticamente questo fenomeno solo a partire dalla fine del XX secolo è possibile parlare di globalizzazione anche nei secoli passati in quanto, se pur ad un livello inferiore rispetto all’attuale, le nazioni, le economie e le società si sono confrontate e contaminate reciprocamente attraverso scambi culturali ed economici.

Ma , grazie allo sviluppo di internet e dell’immaterialità dei confini della rete, si è sviluppata un’economia ed una finanza globale sovranazionale capace di sfuggire alle regole ed al controllo nazionale dei singoli. Chi ha subito, e sta subendo maggiormente,  le pressioni della speculazione e della finanza internazionale sono principalmente quei paesi caratterizzati da un’economia di piccola scala con alti costi di produzione ed una struttura sociale ed istituzionale debole.

Questo nuovo potere, definito da alcuni occulto, risulta essere così un potere autonomo fuori da ogni legittimazione democratica e sottratto ad ogni controllo istituzionale.

Vista l’impossibilità di proporre leggi direttamente nei luoghi istituzionali, i gruppi di interesse eserciteranno così la loro influenza per mezzo di pressioni sulla sfera politica e sulle modalità di selezione della classe dirigente, influenzando tra gli altri, i processi elettorali.

Una parte della classe dirigente del paese verrà così selezionata e valutata preventivamente e successivamente presentata ai cittadini, che crederanno di essere liberi di scegliere il proprio candidato, in un contesto di libera scelta in libere elezioni. Conseguentemente se eletti, essi risponderanno del proprio agire non ai cittadini che li  avranno votati ma ai gruppi di pressione che li hanno selezionati e fatti eleggere investendo cospicui finanziamenti.

Parallelamente nella maggior parte degli Stati europei si è diffuso viralmente un sentimento di diffidenza verso lo straniero e un ritorno alle passate contrapposizioni tra Stati caratterizzanti il novecento europeo, provocando così un allontanamento da quei valori di reciproca fratellanza e di solidarietà, quale retaggio ed insegnamento del secondo conflitto mondiale. La società europea si è così frantumata dall’interno caratterizzandosi in nuclei sempre più atomizzati con una prevalente tendenza alla chiusura verso l’esterno.

L’individualismo e l’anti politica, quale conseguenza degli scandali e dell’incapacità di gestire la crisi economica, hanno reso inoltre le società europee un terreno fertile per il diffondersi di un populismo caratterizzato da nuovi leader che si rivolgono direttamente alla pancia dei cittadini e l’istituzione di nuovi partiti o movimenti che nascono ad immagine e somiglianza degli stessi.

La crisi economica e l’individualismo insito nelle nostre società hanno trasformando le elezioni da scontri tra partiti a scontri tra leader. Ma non corrispondendo più i luoghi della politica con quelli dove vengono prese le decisioni, è possibile affermare che le democrazie attuali stiano diventando sempre più democrazie acefale, ovvero luoghi dove apparentemente si decide ma essere invece luoghi dove si ratificano decisioni prese altrove.

TAG: bce, crisi, democrazia, europa, grecia, populismo, tsipras
CAT: Euro e BCE, Parlamento

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