Germania
Oktoberfest: da “festa della birra” a sfida politica
Si è appena conclusa la 190ª edizione dell’Oktoberfest, la festa popolare più grande e iconica del mondo. Anche quest’anno, il Theresienwiese (il “campo di Teresa”) ha accolto oltre 6.5 milioni di visitatori, di cui circa 21% provenienti dall’estero.
La celebrazione non è più un semplice omaggio alle nozze storiche del Principe Ludwig von Bayern e della Principessa Therese, ma un vero e proprio inno al piacere della festa e, soprattutto, della birra, che deve essere esclusivamente di Monaco. L’Oktoberfest 2025 sarà ricordata come un’edizione di numeri eccezionali. È stato infranto il record di affluenza in un singolo giorno e il picco massimo di presenze contemporanee, toccando rispettivamente la cifra di 640 mila e 385 mila visitatori (27 settembre). Questi dati si traducono in una densità impressionante, pari a circa 2-3 persone per metro quadro.
Tali statistiche, pur esaltando l’attrattiva della festa, hanno immediatamente sollevato accese polemiche sulla gestione della sicurezza. Il mancato ricorso a limitazioni o chiusure temporanee per alleggerire la folla ha messo in discussione l’adeguatezza delle misure in un contesto di sovraffollamento, che sono state affrontate soltanto dopo qualche giorno e, forse, messe in agenda per il prossimo anno.
A questo si è aggiunto un momento di forte tensione: la chiusura quasi totale della festa il giorno 1 Ottobre fino alle 17:00, dovuta all’allarme per un possibile attacco terroristico. L’evento si è fortunatamente rivelato essere un allarme rientrato, classificato come un “semplice” episodio di cronaca nera, ma ha lasciato un’ombra sulla vulnerabilità di eventi di tale portata.
L’Oktoberfest non è solo una festa, è un fenomeno socio-economico che pone la città di Monaco di fronte a sfide complesse: bilanciare il record di incassi con la necessità di una gestione della sicurezza impeccabile e una strategia di sostenibilità, oltre ad un minimo di tradizione.
Oktoberfest e i suoi impatti climatici
Sebbene l’Oktoberfest sia una colossale macchina da soldi e che mette qualche dubbio sul livello di sicurezza per l’evento e per la città, la festa ha un impatto ambientale da non sottovalutare. I tedeschi, notoriamente sensibili alle tematiche ambientali, si trovano di fronte a un altro paradosso: come conciliare la loro Volksfest con gli obiettivi di sostenibilità (Klimaschutz)?
Questa osservazione, apparentemente banale, è tutt’altro che scontata in un Paese come la Germania, dove il tema ambientale è saldamente ancorato all’agenda politica e dove, fino a poco tempo fa, i Verdi detenevano un consenso vicino al 30% a livello federale e in molte grandi città. Un simile silenzio di fronte al maggiore evento popolare del Paese, per l’attenzione che i tedeschi riservano al clima, lascia a dir poco perplessi.
Di solito, ogni grande fiera o evento internazionale a Monaco di Baviera si trasforma in un palcoscenico per le proteste ambientali. Le dimostrazioni contro l’IAA (Salone della Mobilità), ad esempio, sono ormai una consuetudine che mette in luce l’impatto climatico degli eventi e del sistema economico che li sostiene. I manifestanti – pacifici – spesso si organizzano per richiamare l’attenzione, talvolta ricorrendo a blocchi temporanei di autostrade e di linee ferroviarie.
Eppure, quando il Theresienwiese si illumina per l’Oktoberfest, il clamore delle proteste svanisce. Non si osserva alcuna mobilitazione significativa a favore del clima. Non perché la Volksfest sia improvvisamente “clima neutrale”, ma, verrebbe da dire, semplicemente perché la festa prevale sul Clima.
Qualche numero sull’impatto climatico
Sebbene manchino dati precisi e verificati sull’impatto ambientale complessivo, le stime degli organizzatori offrono uno spaccato impressionante della logistica che sta dietro alla “festa della birra”.
Per l’allestimento e lo smontaggio delle mega-tende — che sono in realtà vere e proprie strutture in legno capaci di ospitare migliaia di persone — sono necessari circa mille viaggi (andata/ritorno) di camion. Questi mezzi pesanti fanno la spola dai magazzini esterni alla città da luglio fino a fine ottobre, movimentando materiali per le tende, per i mercatini e per le giostre.
A questo traffico si aggiunge ovviamente lo spostamento dei lavoratori. Si stimano circa 30 dipendenti per ogni tenda, che, per tre-quattro mesi, si muovono con auto e furgoni privati.
Durante i 16 giorni della manifestazione, il via vai non si arresta: ulteriori camion, in fasce orarie dedicate, garantiscono l’approvvigionamento continuo di cibo e, soprattutto, dei milioni di litri di birra (stimati 7.8 milioni) e di altre bevande.
Con 6,5 milioni di visitatori stimati, la pressione sulla logistica e sui consumi è enorme. Se è vero che i residenti utilizzano prevalentemente i mezzi pubblici, non si può ignorare il flusso di turisti che arrivano in auto, camper e aereo, aggiungendo ulteriore impatto di CO2.
I numeri del consumo alimentare, poi, fanno riflettere sulla filiera e sull’impatto etico:
- 500.000 polli
- 210 vitelli
- 70.000 stinchi di maiale
- Oltre 235.000 wurstel di maiale
Naturalmente non sono nemmeno prodotti a Km 0 e non si tengono conto dei consumi nei vari hotel e ristoranti da parte dei turisti, quindi ulteriore CO2 e, guardando i numeri, un’esagerazione di animali prodotti e macellati per questo evento.
A questo banchetto si aggiungono consumi di risorse essenziali:
- Circa 130.000 metri cubi di acqua
- Circa 200.000 metri cubi di gas
- Oltre 3 milioni di kWh di energia elettrica
Infine, la gestione dei rifiuti richiede lo sforzo di centinaia di camion per la raccolta e lo smistamento. L’assenza o la scarsità di cassonetti per la raccolta differenziata in fiera fa supporre che la stragrande maggioranza dei rifiuti venga inviata direttamente verso il termovalorizzatore cittadino.
L’Oktoberfest è un gigante economico e sociale, ma la sua impronta ecologica, sostenuta da una massiccia mobilitazione di mezzi pesanti e consumi record, solleva un interrogativo cruciale: in un’epoca di emergenza climatica – se come tale la si vuole sempre considerare, è sostenibile un evento di queste proporzioni gestito con una logistica così impattante?
E’ possibile mettere in discussione la “festa della birra” e avviare una politica in Germania (almeno in Baviera) che metta (quasi) sempre il Clima e la sicurezza prima dei soldi?
Foto: © Peter Kneffel / dpa
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