Cristine Lagarde (Bce)

UE

La Bce preoccupata: crescita Eurozona rallenta, incertezza su inflazione

Nel Bollettino economico di agosto 2025, la BCE segnala un rallentamento della crescita nell’area euro e sottolinea un’elevata incertezza sulle prospettive dell’inflazione. Dazi, cambiamenti geopolitici e clima estremo condizionano lo scenario macroeconomico.

7 Agosto 2025

Le prospettive economiche dell’area euro restano sbilanciate verso un rallentamento. A evidenziarlo è la Banca centrale europea, che nel suo ultimo Bollettino economico descrive un quadro con rischi ancora orientati al ribasso, in un contesto internazionale segnato da tensioni commerciali, geopolitiche e incertezze diffuse sui mercati.

Secondo l’analisi della Bce, l’ulteriore deterioramento del clima di fiducia a livello globale potrebbe compromettere gli investimenti, limitare i consumi e determinare condizioni di finanziamento più rigide per famiglie e imprese. Le tensioni in corso tra i principali blocchi commerciali, unite agli effetti prolungati dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, rappresentano una minaccia diretta alla stabilità economica e finanziaria dell’Eurozona.

Sul fronte dell’inflazione, l’istituto di Francoforte presieduto da Cristine Lagarde avverte che le prospettive sono “più incerte del consueto”, in gran parte a causa della volatilità delle politiche commerciali a livello mondiale. Tra i fattori che potrebbero contribuire a un rallentamento dei prezzi, la BCE cita un possibile rafforzamento dell’euro, che ridurrebbe i costi delle importazioni, e l’ipotesi che dazi più elevati portino a una minore domanda di esportazioni europee, con un conseguente aumento dell’offerta interna di beni e un effetto calmierante sull’inflazione. Inoltre, l’aumento dell’avversione al rischio e la maggiore volatilità nei mercati finanziari potrebbero deprimere la domanda interna, contribuendo anch’essi a un calo della dinamica dei prezzi.

Allo stesso tempo, esistono anche rischi di pressioni inflazionistiche superiori alle attese. La frammentazione delle catene di approvvigionamento mondiali potrebbe generare un aumento dei prezzi all’importazione e creare vincoli di capacità produttiva nell’economia interna. Un ulteriore impulso inflazionistico potrebbe derivare dall’aumento della spesa pubblica, in particolare per la difesa e per le infrastrutture, in risposta alle nuove priorità strategiche degli Stati membri. Non da ultimo, la Bce segnala che i fenomeni meteorologici estremi, legati alla crisi climatica in atto, potrebbero determinare aumenti significativi dei prezzi dei beni alimentari, rendendo più difficile il ritorno duraturo dell’inflazione al target del 2 per cento.

I dati più recenti confermano che l’inflazione complessiva si è attestata al 2 per cento nel mese di luglio, mentre quella di fondo rimane al 2,3 per cento. Le proiezioni macroeconomiche dell’Eurosistema aggiornate a giugno indicano una crescita del PIL reale pari allo 0,9 per cento nel 2025, all’1,1 per cento nel 2026 e all’1,3 per cento nel 2027. Per quanto riguarda i prezzi, l’inflazione dovrebbe mantenersi in linea con l’obiettivo nel 2025, calare temporaneamente all’1,6 per cento nel 2026 e tornare al 2 per cento nel 2027.

La Bce ribadisce che continuerà a basare le proprie decisioni su un approccio dipendente dai dati, monitorando con attenzione l’evoluzione dei salari, delle materie prime e delle condizioni geopolitiche internazionali. Lo scenario resta fragile, e le prossime mosse dell’istituto centrale saranno calibrate per garantire il ritorno duraturo della stabilità dei prezzi, senza compromettere la tenuta della crescita.

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