Partiti e politici
Fico e gli altri Orban che imbarazzano socialisti, liberali e popolari europei
Dopo l’allontanamento dal Partito Popolare Europeo del partito del premier ungherese Viktor Orban – ma non dei suoi alleati del Partito Popolare Cristiano Democratico, il cui unico rappresentante all’Europarlamento ancora siede nel Gruppo del PPE – ci si è raccontati che populisti, nazionalisti, sovranisti ed euroscettici stanno tutti fuori dalla ‘maggioranza ursula’ di popolari, liberali e socialisti. In realtà, come le recenti elezioni slovacche ci hanno ricordato, ci sono tanti altri Orban accettati o, perlomeno, tollerati nei gruppi centristi che sostengono l’attuale maggioranza.
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In questi giorni, i riflettori si sono riaccesi su Robert Fico, l’ex premier slovacco che da anni imbarazza i colleghi del Partito del Socialismo Europeo per le sue posizioni nazionaliste, omofobe e filorusse. Il suo partito, SMER, era già stato sospeso dal PSE nel 2006 dopo essere entrato in coalizione col Partito Nazionale Slovacco. Già costretto a dimettersi nel 2018 in seguito all’omicidio di Ján Kuciak, il giornalista che indagava su casi di corruzione e frode fiscale che coinvolgevano imprenditori e politici, Fico ha vinto le elezioni del 30 settembre. Viktor Orban ha subito salutato la vittoria di ‘un patriota’ mentre aumentano le pressioni perché i socialisti sospendano il partito di Fico.
L’ex premier slovacco non è comunque l’unico ad imbarazzare i socialisti europei. Anche i socialisti bulgari di Korneliya Ninova hanno adottato posizioni sempre più conservatrici sulle questioni sociali e sui diritti della comunità LGBTQ, usando spesso toni omofobi che strizzano l’occhio ad una società conservatrice. Non va molto meglio coi socialdemocratici rumeni, anch’essi ‘sulla via di Orban’ da quando si sono schierati a favore di un emendamento costituzionale che avrebbe vietato le unioni tra le coppie dello stesso sesso.
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Ma anche liberali e popolari devono fare i conti coi loro Orban. ANO 2011, il partito fondato e tuttora guidato dall’ex premier ceco Andrej Babiš, è membro dell’ALDE e del corrispondente gruppo liberale all’Europarlamento, Renew Europe. In realtà, fin dalla sua fondazione, ANO 2011 è stato descritto come un partito personale di un miliardario populista (suona famigliare?) che, all’occorrenza, si sposta facilmente all’estrema destra, ostentando la sua opposizione al Green New Deal e alla ripartizione di quote di richiedenti asilo. Prima delle elezioni politiche del 2021, Babiš è arrivato a proporre l’abolizione del Parlamento Europeo che indagava su alcuni fatti di conflitto di interesse e di uso improprio di fondi europei da parte dell’allora premier. Sconfitto alle elezioni, Babiš è tornato a far parlare di sé durante la campagna elettorale per le presidenziali del gennaio scorso, quando, giocando sulle paure di una guerra con la Russia, si è proposto come il candidato che l’avrebbe evitata, anche a costo di non intervenire in difesa degli altri paesi NATO.
I popolari, liberatisi di Viktor Orban dopo una discussione durata anni, devono ancora fare i conti con le ambiguità di Forza Italia, anche se il movimento berlusconiano sembra sempre più irrilevante numericamente, e col populista pro-Trump che, dal 1996, guida il Partito Democratico Sloveno. Tre volte premier, Janez Janša, domina il centrodestra sloveno da quasi trent’anni. Come Orban, nella sua lunga carriera politica ha spesso cambiato toni e posizioni, adattandosi alla convenienza del momento. Riformatore negli anni successivi all’indipendenza dalla Jugoslavia, durante il suo ultimo mandato come primo ministro la Slovenia ha registrato il più forte declino democratico in Europa orientale e Asia centrale nel 2021, come riportato da Freedom House. E come Orban, l’indipendenza dei giudici e dei giornalisti è stata spesso un bersaglio di Janša.
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Anche senza Orban, socialisti, liberali e popolari hanno continuato a tollerare partiti populisti e nazionalisti che predicano l’opposto dei valori in cui dice di riconoscersi la maggioranza centrista. Tutto, per qualche eurodeputato in più. Ne vale la pena?
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