Figura 2: I paesi che potrebbero prendere parte al ‘Piano Marshall’ europeo

UE

Un piano Marshall digitale per l’Europa

All’Europa manca un’azione economico-finanziaria comune. Il settore high tech è l’unico che può rilanciare l’integrazione, estendendo il Digital Marshall Plan ad altri paesi come il Regno Unito e i Balcani

21 Settembre 2025

L’assenza di un’azione economico-finanziaria comune

Dopo l’introduzione della moneta unica, il progetto europeo non è riuscito a consolidare un vero quadro federale di condivisione dei rischi economici e finanziari. La crisi globale ha invertito il processo, spingendo verso una rinazionalizzazione. Anche le crisi successive — shock energetico, guerra russo-ucraina, dispute commerciali — non hanno stimolato una strategia comune su energia, commercio o difesa. Solo il programma Next Generation EU, avviato durante la pandemia con circa 800 miliardi di euro di titoli assimilabili a eurobond, ha rappresentato un’eccezione temporanea. Concluso questo programma, l’Europa resta divisa e ostaggio della regola dell’unanimità del Trattato di Lisbona.

Poiché altri settori hanno mostrato difficoltà, l’high tech appare il campo più idoneo a rilanciare l’integrazione, essendo già terreno di competizione globale e di conflitto regolatorio con Stati Uniti e Regno Unito.

L’impatto degli investimenti high tech

Gli investimenti high tech comprendono beni strumentali avanzati, R&S e infrastrutture digitali, incluse tecnologie emergenti come IA, cloud e biotecnologie. Essi generano esternalità positive e spillover di produttività in tutta l’economia.

  • Nell’industria, sostengono automazione, manutenzione predittiva e supply chain efficienti.
  • Nell’agricoltura, droni e sensori ottimizzano irrigazione e raccolti, sebbene i benefici siano più lenti.
  • Nei servizi, l’impatto è immediato: l’IA generativa riduce tempi di analisi, mentre sanità e istruzione beneficiano di strumenti diagnostici e tutoraggio personalizzato.

In sintesi: vantaggi rapidi nei servizi, benefici di medio-lungo termine per industria e agricoltura.

 Figura 1: Tempi e entità dell’impatto di investimenti high tech nei tre settori

Un piano Marshall per l'Europa
Fonti: OCSE, World Bank, FMI, UNESCO Institute for Statistics (UIS), NSF – National Science Foundation (Science & Engineering Indicators), Eurostat, BEA (Bureau of Economic Analysis), elaborazioni dell’autore

I Paesi potenzialmente coinvolti

La strategia digitale europea (Digital Compass 2030 e Digital Decade Policy Programme 2030) prevede target vincolanti ma non un piano straordinario unico. Le iniziative attuali (NGEU, Digital Europe, Horizon, CEF) ammontano a circa 200 miliardi di euro entro il 2027, con l’obiettivo di mobilitare fino a 500–600 miliardi con capitali privati. Tuttavia, persistono frammentazione e duplicazioni.

Una piena transizione digitale potrebbe valere +2,5% di PIL cumulato entro il 2030, mentre colmare metà del divario con gli USA significherebbe oltre 1 trilione di dollari aggiuntivi. Anche il Regno Unito, privo di un piano unitario, potrebbe essere coinvolto. L’iniziativa avrebbe attrattiva anche per i Balcani occidentali e la Moldavia, i Paesi EFTA ed in prospettiva l’Ucraina, la Georgia, la Turchia.

Figura 2: I paesi che potrebbero prendere parte al ‘Piano Marshall’ europeo

Figura 2: I paesi che potrebbero prendere parte al ‘Piano Marshall’ europeo

Una prospettiva geoeconomica

Entro il 2025 l’UE27 potrebbe superare stabilmente la Cina in termini di PIL nominale, ma gli Stati Uniti hanno consolidato il divario grazie a politiche fiscali espansive (IRA, CHIPS Act), robusta domanda interna e un mercato unico favorevole agli investimenti high tech.

Figura 3: PIL nominale: Cina, USA, UE (27) e UE (27) + UK (2014-2025)

Piano Marshall Europeo
Fonti: Eurostat, OCSE, World Bank, FMI, BEA (Bureau of Economic Analysis), FRED, National Bureau of Statistics of China, China Statistical Yearbook, UK Office for National Statistics, UK Blue Book, Commissione Europea (AMECO), ECB, elaborazioni dell’autore

In Europa, lo shock energetico del 2022 e la domanda debole hanno frenato la crescita. Gli investimenti digitali restano modesti e frammentati. La Cina, invece, è stata colpita dalla crisi immobiliare, da regolamentazioni restrittive sull’IA e dal rallentamento demografico.Strutturalmente, USA e UE sono economie dominate dai servizi (70–80% del PIL), mentre la Cina mantiene un forte settore industriale ma si sta trasformando in un’economia trainata dai servizi.

Figura 4: PIL per settori – Usa, Cina, UE27 (2020-2025)

Un piano Marshall per l'Europa
Fonti: Eurostat, OCSE, World Bank, FMI, BEA, FRED, National Bureau of Statistics of China, China Statistical Yearbook, Commissione Europea (AMECO), ECB, elaborazioni dell’autore

Un modello per gli spillover high tech

Gli investimenti ICT generano spillover tecnologici, di produttività e di know-how. L’analisi input–output mostra che ogni dollaro speso in ICT produce effetti moltiplicativi nell’intera economia.

Negli USA l’apporto dell’ICT ai servizi è salito dal 12% a oltre il 20% ed il contributo al PIL è oltre il 10% mentre in Europa resta sotto il 7%. Questo divario tecnologico spiega gran parte della minore produttività europea. Senza un salto digitale, l’UE rischia perdita di competitività, autonomia fragile, resilienza compromessa e minore attrattività di capitali e talenti.

Un piano straordinario per l’UE27

Un piano da 500 miliardi di euro (2026–2030), di cui metà per infrastrutture e cloud/IA, un quarto per competenze e un quarto per startup, potrebbe generare fino a 1,5 trilioni di euro di investimenti totali. Ciò porterebbe la crescita dei servizi al 4% annuo, con 2,5–3 trilioni di dollari aggiuntivi al 2030.

Ma con l’attuale governance frammentata i risultati sarebbero limitati. Un piano federale, invece, eliminerebbe duplicazioni, accelererebbe i tempi e favorirebbe la nascita di campioni digitali europei. In questo scenario i moltiplicatori si avvicinerebbero a quelli statunitensi, con 4–5 trilioni di dollari aggiuntivi entro il 2030.

Figura 5: Scenari di crescita dei servizi in UE27 con piano straordinario (2025-2030)

Un piano Marshall per l'Europa
Fonti: Eurostat, Commissione Europea (AMECO), ECB, World Bank, FMI, elaborazioni dell’autore

Verso un’Europa allargata

Alla luce delle considerazioni sovraesposte è ipotizzabile un’estensione dell’UE27 Digital Marshall Plan anche ad altri Paesi.

Innanzitutto, si può formulare un’ipotesi Brentry includendo quindi il Regno Unito e ipotizzando un proporzionale incremento del piano straordinario fino a 670 mld €. 

La scomposizione dei servizi per settore mostra, infatti, come la voce ICT nel Regno Unito continui a rappresentare un contributo non rilevante al totale del settore. Peraltro in UK vi è la disponibilità di un’authority dedicata al progetto (il NISTA) e l’ipotesi di stanziamento di ben 725 mld £ in dieci anni che potrebbe certamente agevolare il procedimento.

I vantaggi sono molteplici; innanzitutto, un Mercato unico digitale più ampio, che passerebbe dai 450 milioni di persone dell’UE27 a quasi 520, rendendo il Regno Unito molto competitivo anche qualora raffrontato ai giganti statunitensi e cinesi. Inoltre, si azzererebbe il rischio di frammentazione regolatoria.

Inoltre si manifesterebbero economie di scala importanti (in termini di condivisione dei costi, competenze e infrastrutture), dato che le grandi infrastrutture digitali (cloud europeo, semiconduttori, supercomputing, 6G) richiedono investimenti da centinaia di miliardi.

Ma soprattutto si realizzerebbe un’autonomia strategica rispetto a Cina e USA che, dal punto di vista geopolitico, comporterebbe vantaggi di difficile quantificazione, come, ad esempio, uno stimolo alle big tech europee, oltre ad un maggiore peso negoziale su temi globali (standard sull’AI, cybersicurezza, tassazione digitale, cloud, infrastrutture 5G/6G).

Si potrebbero avviare strategie difensive comuni sul fronte della Cybersecurity tramite la condivisione di CERT (Computer Emergency Response Teams) e sviluppare programmi congiunti di formazione e ricerca (es. Erasmus digitale).

Coinvolgere i Balcani occidentali e la Moldavia (22 milioni di abitanti) lo porterebbe a 675 miliardi, mentre con i Paesi EFTA (15 milioni) arriverebbe a 715 miliardi. Un’autorità indipendente sul modello britannico potrebbe gestire e vigilare sull’impiego delle risorse fungendo da “Banca Centrale dell’high tech” con il mandato di creare l’autonomia strategica dell’Europa nel digitale in modo da risolvere l’impasse delle regole di governance del Trattato di Lisbona..

Il risultato vede questa Europa allargata, a trazione high-tech, al primo posto nel 2030. Si tratta certamente di stime in scenari multidimensionali di geoeconomia e finanza, ma credo sommessamente che diano da riflettere.

Figura 6: PIL Totale – Scenari UE 27 vs USA e Cina (2020-2030)

Un piano Marshall per l'Europa
Fonti: Eurostat, OCSE, World Bank, FMI, BEA (Bureau of Economic Analysis), FRED, National Bureau of Statistics of China, China Statistical Yearbook, UK Office for National Statistics, UK Blue Book, Commissione Europea (AMECO), ECB, elaborazioni dell’autore

 

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