Ricordo di Aldo Masullo. La paticità dell’essere, la patosofia

25 Aprile 2020

Dopo la morte di Gerardo Marotta, chi ha studiato la filosofia si sentiva un po’solo.

Ma eravamo ancora in compagnia del Maestro, Aldo Masullo, uno dei più grandi filosofi viventi del Novecento.

Chi ha letto i suoi libri è cresciuto, si sente un privilegiato, ha imparato qualcosa altro, ha affinato la sua intellettualità.

Poteva, Masullo, competere con Heidegger, Husserl.

Egli nel suo cammino intellettuale ci ha fatto comprendere un’altra dimensione dell’Essere. Quella che Lui definiva con un’espressione anche lessicale inventata e costruita sapientemente: “Paticità dell’Essere”.

Paticità deriva da patire, da sopportare ed il significato della parola lo si può solo comprendere dal fatto che l’uomo non è fatto solo di ragione, ma anche di emozioni, che si calano nella realtà spesso rappresentata solo da indifferenza e solitudine.

La Paticità è una dimensione inesplorata dell’uomo: le emozioni si umanizzano con le cose, l’uomo sente forte la voce della sua coscienza.

La Paticità sottende dice Masullo, il sensus sui: un cosa intanto accade perché è in primo luogo sentita, un evento intanto è comprensibile perché è avvertito anzitempo dalla dimensione emozionale dell’uomo, dal suo patire quell’accadimento. Il sentire,il patire è dunque un’altra categoria, un’altra forma per capire la realtà.

Questa sua grandezza è il risultato di un insegnamento filosofico, che chi lo ha appreso è ricchissimo.

Ha attraversato, spiegato e discusso tutta la filosofia a partire da Nietzsche, Heidegger, l’esistenzialismo.

Per questo non siamo soli, anche se ci ha lasciato.

Le sue opere rappresentano una ricchezza inestimabile della filosofia attuale.

L’uomo entra nel moderno, scriveva Masullo, quando supera e comprende il labirinto: ”avanzare lentamente, esaminare con cura tutti i luoghi che attraversa, acquistarne una così esatta conoscenza,da essere in grado di tornare sui suoi passi”.

Si scopre la domanda radicale: quali sono gli elementi irriducibili se non le esplosioni del patire, l’irrompere degli eventi che ogni qualvolta nel loro darsi come miei, mi provocano ad essere io, a patire altro e a compatire altri? Quali se non i vissuti?

È questa la cura del patire, il significato della filosofia.La patosofia.

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