Massimo Dalla Via intesa sanpaolo protezione

Polizze

«Ecco le polizze assicurative che ogni famiglia dovrebbe avere»

In un contesto segnato da instabilità le famiglie italiane risultano oggi più vulnerabili. Secondo Massimiliano Dalla Via, a.d. di Intesa Sanpaolo Protezione, questi sono gli strumenti indispensabili per tutelare reddito, casa e salute di una famiglia.

23 Ottobre 2025

Di fronte a un contesto economico e sociale in rapido mutamento – instabilità macroeconomica, transizione demografica, eventi climatici estremi – il concetto stesso di protezione personale e familiare è destinato a cambiare. Le tradizionali forme di autoassicurazione, come i risparmi accantonati per gli imprevisti, non sono più sufficienti. Ne parliamo con Massimiliano Dalla Via, amministratore delegato e direttore generale di Intesa Sanpaolo Protezione e responsabile Società ramo Danni della Divisione Insurance del Gruppo Intesa Sanpaolo.

Dottor Dalla Via, quali sono oggi le principali vulnerabilità delle famiglie italiane dal punto di vista della protezione?

Siamo in una situazione di instabilità economica all’interno di un quadro geopolitico in evoluzione, c’è una transizione demografica in corso e ci sono rischi ambientali. Tutti questi aspetti insieme stanno un po’ cambiando il paradigma valido fino a qualche tempo fa,  quando i risparmi della famiglia italiana media erano giudicati sufficienti per far fronte agli imprevisti. Esisteva allora una forma cosiddetta di autoassicurazione: io metto da parte una somma liquida e con questo cerco di affrontare, di gestire gli imprevisti che possono capitare. Invece oggi i cambiamenti che citavo prima rendono le famiglie sicuramente più esposte. La vecchia forma di risparmio forzato in forma liquida non è più uno strumento efficace: non lo era prima probabilmente, ma a maggior ragione, per le ragioni spiegate prima, non lo è neanche adesso. Non lo è perché l’inflazione erode il valore del capitale e perché effettivamente in questo modo una famiglia non può considerarsi protetta.

Quali sono le coperture assicurative che possiamo considerare essenziali per una famiglie?

Possiamo individuare tre macro-ambiti: la tutela del reddito e della capacità lavorativa, la protezione dei beni, che include casa e responsabilità civile per danni verso terzi, la tutela della salute.  Il primo blocco concerne le polizze che coprono il rischio di perdita della capacità lavorativa e offrono la tutela del reddito, anche in caso di morte. Stiamo parlando di polizze che garantiscono un indennizzo in caso di invalidità permanente o parziale dell’assicurato o comunque in caso di evento che allontani la persona dalla vita lavorativa per un certo periodo di tempo, e di polizze temporanee caso morte, che in caso di decesso dell’assicurato proteggono la famiglia del de cuius, dando ai beneficiari un capitale. Queste coperture sono importanti per tutti, ma in particolare per i lavoratori autonomi, che in caso di inabilità a lavorare per un certo periodo di tempo sono privi di entrate. 

Passiamo al secondo blocco di polizze che  una famiglia.

Il secondo ambito riguarda la protezione sulla casa e la responsabilità civile. Oggi quasi l80-90% delle persone che vivono nel nostro Paese è proprietario di una casa, ma solo meno della metà ha una copertura assicurativa. Queste coperture in parte discendono da un obbligo di legge – la copertura incendio che accompagna la stipula di un mutuo – in parte sono volontarie. Con laumento degli eventi climatici estremi, una copertura per incendio, danni dacqua, eventi atmosferici, o la polizza responsabilità civile per danni a terzi è indispensabile per tutti.

 Lei ha accennato anche al tema della responsabilità civile. Si riferisce alle cosiddette polizze capofamiglia” e alle RC casa?

La protezione della casa riguarda sia il contenuto sia il fabbricato: quindi l’incendio/crollo, i danni causati da eventi climatici esterni, ma anche i danni causati a terzi, come accade quando si rompe un tubo e si allaga il piano di sotto. Ma va considerata anche la responsabilità civile che copre danni causati a terzi, come un vaso che cade dal balcone, colpisce una macchina o una persona. Oppure i danni che si possono causare ad altri, anche all’esterno: vale l’esempio del bambino che entra in una cristalleria e rompe tutto. Sono coperture che costano relativamente poco, ma che in caso di danno garantiscono una salvaguardia importante alla famiglia. Magari si arriva a spendere 1.000-1.200 euro lanno tra responsabilità civile del capofamiglia e casa, ma queste polizze danno una serenità enorme.

Può farci un esempio?

Si pensi a una famiglia con una casa di proprietà indipendente, che viene devastata da un incendio. In assenza di assicurazione,  la famiglia sarà costretta a disinvestire i propri risparmi, e se tutto questo arriva in un momento in cui  mercati finanziari sono in calo la famiglia subisce perdite finanziarie che si aggiungono ai danni materiali causati dall’incendio. Una polizza casa, che costa sui 400-500 euro all’anno per abitazioni anche di pregio, evita quindi di intaccare il patrimonio e il tenore di vita.

Resta il tema della salute: il Servizio sanitario nazionale non basta più?

Quella sanitaria è una delle coperture più importanti che una famiglia italiana dovrebbe avere. Non per sostituire il Servizio sanitario nazionale, che rimane ancora uneccellenza, nonostante ogni tanto si sentano scricchiolii, lamentele e scandali.  Una polizza sanitaria consente un accesso più rapido alle prestazioni sanitarie di media-bassa intensità, soprattutto per quel che concerne la prevenzione. E un accesso privilegiato, a costi contenuti, a tali prestazioni.  Questo ha un ruolo sociale decisamente importante.  

L’uso ancora limitato di strumenti assicurativi forse è anche dovuto a una scarsa consapevolezza dei rischi e più in generale a una cultura assicurativa insufficiente. 

Questo è un elemento fondamentale. Proteggersi con una copertura assicurativa, necessita di una consapevolezza da parte delle persone. Consapevolezza che oggi è poco diffusa, perché i cambiamenti di cui parlavo prima sono recenti. Siamo cresciuti con un paradigma dove lo Stato ci aiuta: lSSN ci cura, e se c’è un evento catastrofale lo Stato ci indennizza. Oppure ci sono genitori e nonni che conservavano la liquidità per gli imprevisti. Ecco, questi sostegni oggi sono molto meno presenti e la loro efficacia, già bassa prima, è ancora minore oggi. Serve una cultura alla protezione, per poter vivere una vita più serena, indipendentemente da quello che può succedere.

Da dove si parte?

Sicuramente gli operatori di mercato devono imparare a parlare un linguaggio più semplice. Spesso siamo visti come cavillosi, burocratici. Dobbiamo impegnarci per essere comprensibili. Dall’altro lato, ci vuole il coinvolgimento dalle scuole, dai ragazzi: questa cultura assicurativa dovrebbe andare di pari passo con quella finanziaria. Su questo aspetto va segnalato che è stato siglato un protocollo dintesa tra il Ministero della Pubblica Istruzione e ANIA, l’associazione delle compagnie assicuratrici, per promuovere educazione finanziaria e cultura assicurativa nelle scuole. Sarà inserita nelleducazione civica, dalle superiori fino alle elementari. Tutti gli operatori – ANIA, IVASS, istituzioni – dovrebbero fare sistema per aumentare la conoscenza e la consapevolezza. Se una persona ha pagato cento euro per una polizza e non ha avuto un sinistro, non ha buttato via i soldi: ha investito nella sua serenità. Serve uscire dalla logica che la polizza è un costo, se non ricevi un risarcimento.

Ritiene che servirebbero più incentivi sul fronte previdenziale?

Assolutamente sì. Oggi i contributi deducibili per la previdenza sono 5.164 euro annui: troppo pochi rispetto a quanto servirebbe accantonare per far fronte alla previdenza integrativa. Un intervento che agevoli queste forme di risparmio e protezione aiuterebbe. È chiaro che gli incentivi statali devono sempre trovare copertura finanziaria, questo è il problema principale. Però,  unazione che favorisca laccantonamento e la pianificazione a lungo termine, può contribuire a costruire un futuro più solido e meno esposto ai rischi per milioni di famiglie italiane.

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