Serra tracciò per Renzi il solco a sinistra: e ora Panama, destinazione paradiso

4 Aprile 2016

Eran ottocento, eran giovani e forti e sono ancora moderatamente sorridenti nonostante qualche delatore planetario abbia piazzato in chiaro un infinito listone di potenti, tra cui questa nutrita pattuglia di italiani che avrebbe depositato a Panama i suoi sudatissimi risparmi. La Rete, moderna opinione pubblica a basso cabotaggio, ha subito posizionato Luchino di Montezemolo in testa ai suoi “Mi piace”, ma onestamente il giovanotto non è nemmeno una pulce al cospetto di mostri marini del calibro di Putin e cent’altre teste di serie di caratura mondiale. Persino l’Unità si accanisce sull’ex ferrarista semprinpiedi e su questo torneremo perché è il termometro di una sinistra che non sa neppure come evolve il pensiero renziano sull’argomento.

Una prima considerazione, esclusivamente giornalistica, è che risulta evidente una spaccatura culturale all’interno del gruppo Repubblica-L’Espresso. Il settimanale, che fa parte dell’Icij (Consorzio internazione di giornalisti investigativi), consegna ai lettori la sua inchiesta con l’idea evidente dello scandalo, con la consapevolezza professionale che un enorme flusso di denaro, in grado di spostare gli equilibri del mondo, ha origini sporche, se non criminali, comunque illecite. Il quotidiano, che riceve in carico l’inchiesta, segue disciplinatamente quel flusso, “ospitando” parte dell’inchiesta con le firme di Biondani, Malagutti e Sisti. Ma poi, quando si tratta di sottolineare un’identità, il proprio modo di pensare, affida l’unico senso esterno a un commercialista milanese. Il titolo dell’intervista è sin troppo chiaro: «Attenti, non tutto illecito ma il fisco vigila», in cui si fa generosamente capire che “avere un conto a Panama è lecito a due condizioni: a) devono essere conti nominativi; b) devono essere segnalati nel quadro RW del Modello Unico oppure sotto alcune condizioni, possono essere affidati in amministrazione ad una fiduciaria che si occuperà di svolgere le funzioni di antiriciclaggio e di sostituto d’imposta”. Insomma, è difficile non notare come Repubblica, quotidiano dall’identità etica, morale o moralistica piuttosto marcata, decida di spendere la sua unica fiche in maniera parzialmente rassicurante.

Tutto questo ha una sua origine precisa. Perfetta e precisa. È esattamente l’idea di quella “Nuova Sinistra”, che doveva certamente sfondare a destra per vincere (cit. Renzi), che qualche anno fa affidò la sua riabilitazione economico-finanziaria a Davide Serra. Il quale Serra tenne dotte serate milanesi sull’argomento perché fosse finalmente chiaro a tutti che quella fiscalità di vantaggio (o privilegiata) che tanto agitava i sonni anche di vecchi bacucchi liberali, e che spinse quel pazzo di Bersani a definire il caymano Serra come un «bandito», fosse rimodellata a nuova verginità sociale. Insomma etica e impresa. Etica e finanza. Altro che paradisi fiscali.

Qui c’è un nodo cruciale dell’idea di sinistra. C’è anche un passaggio decisivo della convivenza civile, di quel fondamento etico che sono le pari opportunità, e in conseguente accesso. La visione renziana, mutuata sul pensiero di Davide Serra, è che anche il mondo di Panama o delle Cayman o di qualunque altro atollo fiscalmente incontaminato sia un mondo assolutamente lecito a sinistra, come racconta il tributarista a Repubblica. E che dunque non ci sia scandalo alcuno, se naturalmente i soggetti interessati rispondono ai requisiti di legge. Ma si può legittimamente e anche eticamente definire di sinistra un mondo costruito sul privilegio, un mondo dove la quasi totalità dei soggetti non può avere accesso, una condizione sociale il cui interesse primario non è quello di contribuire al benessere del tuo Paese ma ingrassarne un altro, ingrassando se stessi? Questa è una visione assolutamente lecita, autorevolmente lecita, ma ciò che non può essere consentito è di chiamarla Sinistra. Nella migliore delle ipotesi, è una forma estrema di neo-liberismo.

La povera Unità oppone come una festa il fatto che non ci siano renziani nel listone planetario, mostrandosi assai poco smart e soprattutto poco consapevole del pensiero del Capo. Se si dovesse scoprire che Luchino di Montezemolo e altri con lui hanno portato tonnellate di denari a Panama osservando la legge, questo sarebbe il regalo più bello e atteso per il presidente del Consiglio e per il suo mentore londinese che gli fece da precettore. Significherebbe che lo sfondamento a destra è avvenuto davvero, per via di Panama, destinazione paradiso.

TAG: panama, panama papers, paradisi fiscali
CAT: Fisco, Giustizia

2 Commenti

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  1. umbrito-tamburini 8 anni fa

    Direi che e’ abbondantemente passato il momento di eiaculare il sacro nome di sinistra a cappotto di un fallimento operativo, che nei fatti di Panama ha una ulteriore manifestazione. Si tratta di vedere quello che funziona: la sinistra non ha dato finora prova di camminare sulle sue gambe nemmeno in Svezia, dove -senza fare nomi- i capitalisti si son fumati in pipa tutte le supertasse e le giaculatorie alla Piipp Calzelunghe.
    Per chi come me e’ nato all’ombra della sede del circolo Bakunin si deve parlare di delusione, quanto meno. Ma, volendo, si tolgano di mezzo gli intralci posti dai professionisti i quali – come il famoso medico del vaudeville Francese- lavorano a curar bene la malattia per farla durare tutta la vita.
    E (qui non c’entra la sinistra) vi pare serio un paese il cui senior service sia la Guardia di Finanza?

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    1. michele.fusco 8 anni fa

      Poco da aggiungere, Tamburini. Buoni giorni, mf

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