Due chiacchiere con Max S. Volontè: fotografo degli artisti da bar

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27 Ottobre 2015

Max Volonté è un fotografo milanese. Gran frequentatore dei bar meneghini ha ritratto per anni i suoi abitanti. Ha lavorato anche per molte compagnie teatrali underground. Ha lavorato e prodotto molte delle fotografie di Tournée da Bar

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Ciao Max, ci dici due parole su chi sei e che cosa fai nella vita?

Mi chiamo Massimo Volonté, sono nato a Milano. In passato ho avuto la fortuna di poter girare un po, ora invece mi piace vedere i cambiamenti della città in cui vivo. Amo la lettura, i libri, ma forse passo troppe ore davanti allo schermo del computer, soprattutto per lavoro, e… al bancone dei bar. Fotografo da sempre, da quando mio zio mi regalò una piccola macchina fotografica, per la prima comunione, allora si usava. Ho fatto anche altri lavori, poi è arrivato il momento di usare la macchina fotografica tutti i giorni. Lavoro nella moda, faccio ritratti, fotografo spettacoli e matrimoni.


Secondo te in cosa consiste il lavoro di un fotografo al giorno d’oggi?

La domanda non è così banale… In effetti oggi il lavoro del fotografo è molto cambiato, per esempio è molto difficile, per me impossibile, avere uno studio/ufficio e delle persone che lavorano per te. Al di là di qualche lavoro pagato ancora dignitosamente, oppure per approccio (per esempio i matrimoni li scatto sempre in due), quasi sempre si lavora da soli. E non vale solo per il momento della ripresa, oggi bisogna fare tutto da se, organizzare, contattare, post-produrre il lavoro… Non ci si può più permettere il lusso di spendere soldi per cose che non solo assolutamente necessarie. Il tutto cercando di restare “al passo” con quanto succede intorno.


In genere come ci si organizza nel mondo della fotografia per quel che riguarda la  ricerca fondi , promozione e vendita delle proprie opere  e dei propri progetti?

Guarda, ognuno cerca d’inventarsi qualcosa. Si usano i social ovviamente, anche se personalmente non ci credo moltissimo, in questo senso l’unica cosa che funziona bene è cercare di “posizionare” sui motori di ricerca web il proprio sito, ma certo è un lavoraccio e non finisce mai, ed io sono molto indietro su questo punto!


In questi anni si è sentito un sacco parlare di crisi, ha influito anche nel tuo campo?

Direi proprio di si, ma non credo più che in altri settori.

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Ci sono esperienze significative nel mondo della fotografia per quel che riguarda la ricerca di nuove formule di comunicazione e promozione?

C’è chi ha usato il metodo del crowfunding, on-line le piattaforme ci sono, finalizzando la raccolta al finanziamento di un progetto nuovo (per esempio per un soggiorno lontano da casa) o per la stampa di un libro. In questo ci ho provato anch’io, insieme ad altri due fotografi,  l’anno scorso abbiamo raccolto una serie d’immagini in un libro “self-published”. Si può provare a farsi rappresentare da un’agenzia, alcune mie immagini per esempio, sono in vendita presso un’agenzia inglese, la collaborazione è iniziata da poco e quindi per ora non posso dire se funziona o meno. Fare mostre, per vendere qualche stampa, è un’altra possibilità.


Credi che si possa applicare al mondo della fotografia una nuova forma di distribuzione e vendita?

Si, in realtà è già cambiato quasi tutto. Certo i fotografi affermati e qualche bravo giovane (con un po di fortuna), riescono ancora a vendere (soprattutto all’estero) foto ai giornali. Ci sono piccole agenzie, specializzate in specifici settori che hanno ancora una clientela. Ti dirò poi che forse non sono la persona più adatta a risponderti, non sono un gran venditore!


Come credi che abbia influito l’avvento del digitale e la grande diffusione di mezzi tecnologici che permettono a tutti di fare fotografie a costo zero nel tuo settore?

Io credo che sia stato un cambiamento abbastanza naturale delle cose, la tecnologia cambia di continuo, certamente anche e molto per la “fame” che ha il mercato. Ma mutamenti nella fotografia ce ne sono sempre stati, basta pensare a quello che successe quando fu introdotta la pellicola in formato Leica, 135mm, poi arrivò il colore e poi nel secondo dopoguerra  le piccole macchine economiche e i laboratori a sviluppo rapido. Da sempre le persone vogliono avere ricordi, vogliono fissarli, condividerli. Usano quello che hanno a disposizione, l’uomo preistorico disegnò nelle caverne, in maniera per noi rudimentale, quello che vedeva, in maniera da poterne richiamare poi la memoria. Ovviamente sto semplificando qualcosa che è complesso, ma insomma mi sembra normale che la gente non perda l’occasione di scattare una foto. Rimane il fatto che c’è modo e modo di farlo. Ci sono sempre meno aziende e istituzioni che vogliono spendere soldi per far fare “belle” fotografie. E’ soprattutto un problema culturale, lo vediamo non solo in fotografia… Ultimo ma non meno importante, in fondo bisogna accettare le sfide di questo tipo e c’è chi ha qualcosa da dire e chi no.


In quali progetti sei impegnato prossimamente, e come è possibile mettersi in contatto con te?

Fondamentalmente sto portando avanti alcuni progetti a lungo termine. Ho un lavoro sulla/e città, sul vivere, sulle difficoltà e i contrasti della città. Un altro progetto è sulle persone, una raccolta di ritratti, amici e artisti che ho avuto e ho la fortuna di frequentare. E poi vorrei, ma è ancora soltanto un’idea, raccogliere in un libro una storia per immagini. Arriverà anche quel momento. Se qualcuno vuole contattarmi e/o semplicemente vedere qualcosa, ho il mio sito www.massimovolonte.com, poi ho un diario personale in un blog www.msvphoto.wordpress.com e beh, ovviamente, la pagina su FB  www.facebook.com/massimovolontefotografo


C’è una canzone che vorresti ascoltare? Se si quale, e perché?

Si, adesso sentirei Annarella dei CCCP, per dedicarla ad una cara amica che sta passando un periodo molto difficile.

Eccoti accontentato!

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CAT: Fotografia, Teatro

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