Kazakistan: i giorni del finto caos

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30 Gennaio 2022

Per dieci giorni, all’inizio del gennaio 2022, il Kazakistan è stato sull’orlo della guerra civile. Manifestazioni spontanee, nate a causa dell’aumento dei costi del carburante, sono poi degenerate in guerriglia urbana e nell’invasione militare da parte degli eserciti dei paesi circonvicini alleati alla Russia. Quando questi se ne sono andati, dopo 30 anni di potere assoluto, la famiglia dell’ex presidente Nursultan Nazarbayev è scomparsa dalla superficie.

È arrivato un nuovo governo, estremamente gradito a Mosca, e sono stai eletti nuovi vertici militari, di polizia e dei servizi segreti. Sono state annunciate riforme costituzionali ed una nuova strategia di politica economica, il cui obiettivo è di estendere quanto più possibile il benessere a tutta la popolazione. In meno di venti giorni si è consumato un colpo di Stato invisibile, senza assassinii politici, e con tanti sorrisi di circostanza – il Kazakistan è un mondo del tutto particolare, con le proprie regole e la propria cultura, e va imparato e compreso, non giudicato.

La terra degli uomini liberi. Questo significa Kazakistan, il cui nome deriva dal nome dato dai turchi alla popolazione di una nazione vasta come un continente – un nome accettato da tutti, perché i popoli della Persia (oggi Iran) ne hanno sempre avuto paura e rispetto[1]. Anche i Cinesi, che dopo gli anni dell’impero di Gengis Khan (che si estendeva a tutta la regione) hanno usato il Kazakistan come via principale per l’Europa e sono divenuti parte delle etnie locali[2]. Nonostante sia grande quanto metà dell’Unione Europea, ci vivono meno di 20 milioni di persone[3], un decimo delle quali abita ad Almaty[4] che, fino al 1997, è stata la capitale[5], finché il dittatore Nursultan Nazarbayev ha cambiato il nome di Astana in Nur-Sultan ed ha spostato gli uffici nella città che lui ha dedicato a sé stesso[6], spendendo cifre folli per strade, monumenti, per eventi sportivi e culturali, e persino per formare una nuova classe di magistrati, invitando giudici inglesi a gestire le cause i civili e gli arbitrati[7].

Tutta la dittatura è mirata a guadagnare quanti più soldi possibile. Dal 2000 al 2050, ad esempio, la città di Baikonur è stata affittata alla Russia per 115 milioni di dollari all’anno[8], che l’ha trasformata in un porto franco ed un paradiso fiscale[9] e – cosa ancora più importante – come base militare e di lancio del programma spaziale russo[10]. Durante gli anni dell’Unione Sovietica, Baikonur era una città proibita, nella quale si entrava solo con dei permessi speciali[11] ed è ancora, come allora, la più grande base spaziale del pianeta[12].

Per rendere più forte l’economia (e più indipendente dalla Russia), il regime sostiene il rientro in patria delle centinaia di migliaia di kazaki che, negli ultimi due secoli, si sono trasferiti in Cina[13]. Un’operazione che riesce con fatica, perché coloro che rientrano parlano solo cinese ed un po’ di russo, ed hanno grandi difficoltà con la lingua kazaka, che usa i caratteri arabi[14] e, quindi, trovano lavoro solo in aziende cinesi[15].

Nella nuova Cina, chi è di origine kazaka ha la vita dura – viene disprezzato[16], considerato alla stregua di un terrorista[17] e, se di religione musulmana, apertamente perseguitato[18]. Secondo l’ONU, dal 2017 la Cina ha imprigionato più di un milione di uiguri, kazaki e altri musulmani dello Xinjiang in campi di concentramento[19] che Pechino chiama “centri di formazione e rieducazione professionale”[20]. L’Unione Europea ha protestato, ma non è cambiato nulla[21].

Il trapasso dall’URSS alla dittatura

Un missile Soyuz in partenza dalla base spaziale di Baikonur[22]

Il Kazakistan è stato l’ultimo Stato a dichiarare l’indipendenza dalla Russia (1991), ma è stato quello che ha perseguito più radicalmente una politica di privatizzazione dell’economia nazionale: oltre 10’000 nei primissimi anni, la quasi totalità delle quali vendute per pochi spiccioli ai membri del clan del dittatore Nazarbayev – oppure alle multinazionali straniere, come spiega Mikhail Dorofeyev, ex-direttore delle pubbliche relazioni di KazMunaiGaz: “Abbiamo offerto il petrolio all’Occidente in cambio di tecnologia, know-how e denaro”[23]. Grazie ad una fiscalità bassissima, dal 1993 sono arrivati in Kazakistan oltre 40 miliardi di dollari di investimenti esteri[24].

L’operazione è un successo: nel 2006 il Kazakistan produce, da solo, il 60% dell’intero PIL dell’Asia centrale –lo Stato è stabile, moderno, religiosamente tollerante[25]. Certo, la stampa è imbavagliata, i critici del regime vengono arrestati o assassinati, le elezioni sono fasulle[26] e la corruzione dilaga[27], ma questo agli investitori non importa. Il Kazakistan ha un parlamento bicamerale composto dal Majilis e dal Senato[28], e dal 1991 al 2019 è stato guidato da Nazarbayev[29], lasciando poi il suo posto al pupillo Kassym-Zhomart Tokayev[30].

Sicché il Kazakistan è stata la prima repubblica ex sovietica a rimborsare tutto il suo debito al Fondo Monetario Internazionale, con sette anni di anticipo sugli accordi, e si è dimostrato la terza economia più dinamica del mondo dopo la Cina ed il Qatar[31]. Gli introiti della bilancia commerciale sono stati usati per ricapitalizzare le banche (4 miliardi di dollari), sostenere il mercato immobiliare e quello agricolo, promuovere le piccole e medie imprese – il tutto per 21 miliardi di dollari (circa il 20% del PIL)[32].

Il culto della personalità di Nursultan Nazarbayev supera i limiti del ridicolo – a partire dal fatto che ha scelto lui stesso il proprio soprannome, Yelbasy (padre della patria), e che in tutte le città si è intestato strade e piazze[33]. Viene da una famiglia di contadini, ed a 20 anni è entrato nel Partito Comunista dell’URSS, facendo una carriera fulminante[34]. Per questo, al momento dell’indipendenza, ha avuto la forza di imporsi, e poi nessuno ha mai cercato di scalzarlo dal trono[35]: anche perché i clan più potenti sono contenti di arricchirsi alla sua ombra[36], e le continue riforme costituzionali hanno reso quasi impossibili delle candidature a lui contrarie[37]. Nel giugno 2010 gli è stata concessa l’immunità totale, poi estesa a tutte le aziende della sua famiglia[38].

Nursultan Abishevich Nazarbayev ha tre figlie. La più grande, Dariga, è nata nel 1963 ed è deputata nel Majilis; la seconda, Dinara, dirige la Nursultan Nazarbayev Education Foundation (lei è del 1967)[39]. Entrambe hanno sposato degli influenti funzionari statali, e le loro famiglie sono ricchissime: Dariga ha sposato il generale Rakhat Aliev e, dopo il divorzio (2007), ed era buona amica del suo socio, il fuggiasco Mukhtar Ablyazov, che ha “tradito” la famiglia[40]. Dinara ha sposato Timur Kulibayev (tuttora l’uomo più ricco del Kazakistan)[41], da sempre legato da profonda amicizia con il banchiere Karim Masimov – ex primo ministro ed ex presidente del Comitato di sicurezza nazionale[42]. Masimov e il suo vice Anuar Sadykulov sono stati arrestati l’8 gennaio 2022[43], dopo i disordini di Almaty, con l’accusa di aver usato la propria posizione per arricchirsi illegalmente e costituire un potere politico alternativo a quello del parlamento[44].

Il patrimonio accumulato da Nazarbayev e dalla sua famiglia negli anni trascorsi alla guida del Kazakistan[45]

Il generale Aliev, padre di tre figli di Dariga[46], ha litigato con il suocero ed è fuggito all’estero, dove ha scritto un’autobiografia intitolata “Il figlioccio”[47], nel quale dice del suocero. “Questo libro parla di un uomo che ha rubato miliardi di dollari al popolo e lo ha reso schiavo”[48]. La fine di Aliev è arrivata con il suo coinvolgimento nello scandalo della Nurbank: nel maggio 2007, nel tentativo di rilevare la maggioranza delle azioni, avrebbe fatto rapire due membri della direzione esecutiva della banca[49]. Ricercato, si è nascosto in Austria[50] e, dopo essere stato arrestato, nel giugno del 2015 è stato trovato drogato ed impiccato in cella – e il suo patrimonio è stato assegnato alla nuora, Dinara[51] che, assieme al marito, Timur Kulibayev, avrebbe un patrimonio di 6 miliardi di dollari[52], ottenuti soprattutto al gruppo immobiliare Mercury Properties, che gestisce edifici per una superficie totale di oltre 1 milione di metri quadri[53].

La figlia più giovane di Nazarbayev, Aliya, nel 2006 ha lasciato il paese con 300 milioni di dollari in tasca, con cui ha comprato una villa da 8,75 milioni di sterline a Highgate, una da 14 milioni di sterline a Dubai, un aereo Bombardier Challenger da 18 milioni di sterline e una quota del 51% della CBH, una banca svizzera, costata 108 milioni di dollari[54]. Nel maggio del 2019, le autorità inglesi hanno aperto un’indagine su un “super appartamento” a Chelsea, del valore di 40 milioni di sterline, e su una villa-bunker, con una piscina ed un cinema nel sotterraneo, in una delle vie più costose del paese, la Bishops Avenue[55].

L’indagine ha stabilito che queste proprietà sono state acquistate, attraverso dei prestanome, da Dariga Nazarbayeva e suo figlio Nurali Aliev[56] – e sono state pagate con i soldi di Rakhat Aliev[57]. I tentativi di sequestro, iniziati dalle autorità inglesi, di altri due appartamenti intestati a Dariga e Nurali, sono falliti, poiché i due hanno dimostrato di averli pagati con 100 milioni di dollari[58] di soldi propri[59]. Dariga considera Nurali come il proprio erede, specie dopo la tragica morte del proprio figlio Aisultan, morto a 29 anni, il 16 agosto 2020, in lite con la famiglia[60]. Tossicodipendente, Aisultan era stato arrestato a Londra per aver picchiato un poliziotto che lo aveva fermato in stato di ebbrezza: è stato condannato ad una riabilitazione nella clinica di Priory, famosa per aver trattato moltissime celebrità, ma non è bastato[61].

Nazarbayev ha un’amante, Assel Kurmanbayeva, ex reginetta di bellezza che, dopo aver ricevuto 30 milioni di dollari in dono, ora dirige due scuole di danza dello Stato e possiede diverse aziende che si occupano di eventi legati al balletto, e l’ex presidente sta facendo costruire per lei un teatro ad Almaty, pagato dalla Fondazione Demeu (di proprietà di Nazarbayev[62]). Nell’inchiesta sui 30 milioni donati ad Assel, spuntano per la prima volta i nomi di due fiduciari dell’ex presidente, Vladimir Ni e Vladimir Kim, che sono arricchiti con il trading petrolifero[63] all’ombra di Nazarbayev. Ni è morto nel 2010[64], e poche settimane dopo Kim ha venduto la quota che i due avevamo in Kazakhmys (11%) allo Stato, guadagnando 1,34 milioni di dollari[65].

Nazarbayev stesso possiede un jet privato che vale più di 100 milioni di dollari, banche, canali televisivi, alcuni hotel di lusso, diversi centri commerciali e un campo da golf ma anche magazzini, un pastificio e un’azienda di giardinaggio – il tutto per almeno 8 miliardi di dollari, controllati tramite quattro fondazioni private (la più grande delle quali è la Nazarbayev Foundation)[66]. Essendo fondazioni no profit e dedite alla carità, non presentano bilanci[67].

I ricchi, i poveri ed il petrolio del Mar Caspio

Il super-appartamento degli Aliyev a Chelsea, dal valore di oltre di 50 milioni di dollari[68]

La metà della ricchezza del Kazakistan è concentrata nelle mani di sole 200 persone – un dato tipico dei paesi nati dall’esplosione dell’Unione Sovietica[69]. Il 97% della popolazione guadagna meno di 10’000 dollari l’anno, mentre la media mondiale è del 65% e quella dell’Occidente è del 29%[70]. A causa della quasi inesistente domanda interna, e per motivi di sicurezza, i milionari kazaki emigrano – soprattutto a Londra[71]. Secondo l’Istituto Chatham House, l’élite dirigente del Kazakistan ha acquistato 35 proprietà del valore di 530 milioni di sterline nel Regno Unito tra il 1998 e il 2002[72], generalmente usando società offshore[73]. Tra il 2008 e il 2015, quando il Regno Unito ha venduto permessi di soggiorno a generosi investitori, i kazaki erano in cima alla lista (al quinto posto): più di 200 milionari kazaki hanno ottenuto il diritto di vivere nel paese ed acquisirne la cittadinanza (incluso il figlio di Mukhtar Ablyazov)[74].

Ciò nonostante, negli ultimi anni, nel Kazakistan, è nato un piccolo ceto medio, per cui il governo ha deciso di prendere delle misure per sostenere attivamente lo sviluppo delle piccole e medie imprese[75]. Per decenni, Nazarbayev ha promesso al popolo prosperità, ma non ha mantenuto la promessa, perché la ricchezza non è stata redistribuita equamente. Il paese dipende dall’export di materie prime, e quindi dal fluttuare dalla domanda in Cina e in Russia – una fluttuazione che ha portati a diverse fasi di svalutazione sempre più preoccupanti, specie dopo che il rublo russo è crollato in seguito alle sanzioni inflitte dalla comunità internazionale per l’invasione della Crimea[76].

La ricchezza del Kazakistan proviene soprattutto dal Mar Caspio. Il governo ha creato, negli anni, diverse aziende per lo sfruttamento dei giacimenti o per il trading di prodotti petroliferi, la più importante delle quali è la Kazmunaigas[77]. Queste aziende sono quasi sempre junior partner di multinazionali straniere, che coprono il 75% degli investimenti di capitale industriale legato allo sfruttamento degli idrocarburi[78]. Lo Stato controlla le tre grandi raffinerie di Pavlodar, Shymkent e Atyrau, la cui capacità è di circa 20 milioni di tonnellate di petrolio all’anno[79]. A ciò si aggiungono: il giacimento di Kashagan, scoperto nel 2000, che porterà il Kazakistan a diventare uno dei primi cinque produttori di petrolio del mondo, il giacimento di Kurmangazy e quello del Mare di Aral[80].

Ma il Mar Caspio non appartiene solo al Kazakistan: nell’aprile del 2002, i vertici di Russia, Kazakistan, Turkmenistan, Azerbaijan e Iran si sono incontrati ad Ashgabat e hanno iniziato a trattare la suddivisione dei giacimenti – una cosa difficilissima, perché si parla di circa un terzo delle riserve mondiali[81]. Il Mar Caspio, da solo, ha più petrolio dell’Iraq e del Kuwait[82]. Alla fine si è arrivati ad un accordo bilaterale con la Russia: i tre giacimenti di confine (Kurmangazy, Khvalynskoye e Tsentralnoye) vengono divisi a metà[83]. Nel frattempo, ci sono oltre 50 aziende di tutto il mondo che hanno una licenza per lo sfruttamento dei giacimenti kazaki[84], tra cui i giganti moscoviti, Lukoil e Rosneft[85].

Questo accordo ha aperto la strada per un oleodotto che collega le raffinerie kazake alla Cina ed uno, il Baku-Tbilisi-Ceyhan, che è ora bloccato, perché è sponsorizzato dagli Stati Uniti e, in questo clima di tensioni ai confini con l’Ucraina, non è più benvenuto[86]. Per il resto la battaglia è aperta: Chevron, ENI, Exxonmobil e Total hanno una quota significativa nell’industria petrolifera kazaka[87]. Chevron ed Exxon stanno cooperando con la compagnia petrolifera statale Kazmunaigaz sulle rive del Mar Caspio: la produzione totale di petrolio verrà aumentata entro il 2024 con un investimento di 45 miliardi di dollari[88].

Ma i primi due investitori stranieri in Kazakistan siano l’Olanda (Shell) e gli Stati Uniti, con un volume annuale di 2,1 miliardi di dollari[89]. Washington è stata la prima, nel 1991, a riconoscere l’indipendenza del Kazakistan, ed Almaty ha ricambiato offrendo le sue basi in appoggio per l’evacuazione degli Americani dall’Afghanistan[90]. All’inizio di gennaio, il presidente Biden è stato tra i primi a salutare le sommosse come dimostrazione della volontà dei kazaki di ottener la libertà e la democrazia[91].

La mappa del petrolio kazako e degli altri paesi del Mar Caspio[92]

Nazarbayev ha anche investito nelle relazioni con la Cina che, negli ultimi 15 anni, nel quadro del suo gigantesco progetto della Via della Seta, ha speso in Kazakistan 28,5 miliardi di dollari[93], in cambio dei quali il governo di Almaty ha rinunciato a lamentarsi per le persecuzioni dei musulmani kazaki e degli uiguri ai due lati dei confini tra i due paesi[94] ed ha venduto idrocarburi per oltre 10 milioni di tonnellate all’anno[95]. Durante la rivolta Pechino si è dimostrata estremamente prudente, limitandosi a confermare l’amicizia tra i due popoli e ad auspicare una rapida soluzione e stabilizzazione dei problemi del paese[96].

La Cina importa ogni anno più carbone dal Kazakistan: la seconda più grande economia del mondo è largamente dipendente da questa risorsa – più della metà dell’elettricità cinese è generata dal carbone[97]. Quando, nel 2021, il Kazakistan si è trovato in difficoltà a consegnare, a causa dell’aumento dei prezzi del combustibile, la Cina ha alzato il proprio prezzo d’acquisto, coprendo unilateralmente l’aumento dei costi[98].

La popolazione kazaka, anche se non conosce queste cifre con precisione, sa benissimo di avere un tesoro inestimabile sotto terra, ed è stata finora disposta ad accettare la tirannia dei Nazarbayev in attesa del giorno in cui, finalmente, la necessità di stabilizzare l’economia promuovendo la domanda interna di consumi e, quindi il benessere generalizzato, Finché un giorno un ministro, nella sua abitudine di agire autocraticamente, non ha commesso l’errore che ha portato l’intero sistema al caos…

La rivolta

Nursultan Nazarbayev e Kassym-Zhomart Tokayev al congresso del partito di governo Nur Otan[99]

Il primo gennaio del 2022, il primo ministro Askar Mamin decide di raddoppiare il prezzo del carburante, da 60 tenge a 120 tenge al litro[100] (più o meno 0.28 dollaro statunitense), annunciando beffardo: “Se arrivate alle stazioni di servizio, lo vedrete da soli”[101]. Il 2 gennaio gli abitanti di Zhanaozen e Aktau scendono in piazza, e come in un’onda d’oceano le proteste si diffondono ad Almaty, Aktobe, Karaganda, Nur-Sultan, Shymkent, Kokshetau e Uralsk[102].

All’inizio i manifestanti chiedono solo di abbassare i prezzi del gasolio, ma questa è la goccia che fa traboccare il vaso: la gente in strada chiede riforme costituzionali, aumento dello stipendio e miglioramento delle condizioni di lavoro nelle miniere, poi dà sfogo ad anni di rabbia, ed improvvisamente le città sono piene di gente furiosa che spara, incendia e saccheggia[103]. Il governo capisce subito che, sull’onda delle proteste spontanee, ci sono forze che si stavano preparando a tentare un colpo di Stato – troppe armi e milizie professionali, troppe guardie di sicurezza assassinate per strada e mutilate, allo scopo di spaventare l’intera popolazione[104].

Il 4 e 5 gennaio, ad Almaty, ci sono scontri tra esercito e rivoltosi, viene bloccato internet[105] e alcuni canali televisivi hanno interrotto le trasmissioni. Fino al 19 gennaio viene imposto uno stato di emergenza[106]. Il decreto presidenziale prevede anche un coprifuoco dalle 23 alle 7 e il divieto di manifestazioni di massa[107]. Il governo promette una riduzione del prezzo del gas, ma oramai questo non basta a calmare la folla: ad Aktau i manifestanti chiedono un incontro con il presidente, ovunque si chiede che il governo si dimetta e che la qualità della vita migliori[108].

Il 5 gennaio 2022 il presidente Kassym-Jomart Tokayev scioglie il governo[109] e minaccia i manifestanti “finanziariamente motivati”[110]: giura di usare il pugno di ferro, ed in un discorso televisivo si autonomina capo del Consiglio di Sicurezza del Kazakistan, ovvero la posizione riservata a vita al “padre della nazione”[111]. Il 19 gennaio il Majilis cancella i privilegi di Nazarbayev[112] e chiude gli aeroporti[113], i manifestanti danno fuoco al palazzo municipale di Almaty, ci sono scontri e devastazioni vandaliche ovunque, in poche ore ci sono oltre 500 feriti[114]. Nel frattempo, Tokayev ha dato l’ordine alla polizia ed all’esercito di sparare[115] contro “criminali e assassini” organizzati da “entità straniere”[116]. In questo modo Tokayev ha completato un vero e proprio colpo di Stato[117].

La mattina del 7 gennaio si contano le cifre dei disordini: 3000 arrestati (3800 secondo altre fonti) e 26 banditi armati uccisi[118], 18 agenti di polizia uccisi, due dei quali decapitati[119]. Le proteste si esauriscono e gli aeroporti riaprono: il ministero della difesa russo riferisce che le forze di pace russe, insieme alle forze di sicurezza kazake, hanno preso il controllo dell’aeroporto di Almaty, i bancomat distribuiscono denaro ed i negozi sono aperti e riforniti di cibo[120].

Durante e dopo la rivolta, Nazarbayev è scomparso – il che ha rafforzato l’impressione che i disordini spontanei siano stati usati per un regolamento dei conti interno al regime[121]. Secondo alcuni testimoni, Nazarbayev sarebbe fuggito con un Embraer E35L della Guardia Nazionale a Dubai, dove la sua famiglia ha delle proprietà immobiliari[122]. In TV lo si è rivisto solo il 18 gennaio, quando tutto era finito[123]. Quattro minuti in cui sostiene di non essersi accorto di nulla e di essere stato in vacanza al mare, e di accettare che il potere sia passato nelle mani di Tokayev[124].

L’invasione

Militari russi inviati in Kazakistan come parte della missione CSTO [125]

Il potere di Tokayev è evidentemente sostenuto direttamente da Mosca. Già il 5 gennaio, Tokayev ha annunciato di aver chiesto aiuto agli alleati del CSTO (Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva)[126], un blocco militare che comprende Armenia, Bielorussia, Kirghizistan, Russia e Tagikistan[127], e del SHOS (l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai), che comprende Russia, Cina, Kirghizistan, Kazakistan, Tagikistan e Uzbekistan, con Iran, Mongolia, Pakistan e India come osservatori[128]. Il Consiglio di CSTO ha risposto inviando immediatamente 2500 militari[129].

Si tratta della 45° brigata aviotrasportata (VDV), un corpo d’élite dell’esercito russo[130]. I soldati di questa unità hanno partecipato alla prima e alla seconda guerra in Cecenia, alla guerra russo-georgiana nel 2008, all’operazione russa di annessione della Crimea nel 2014 e alla guerra in Siria[131]. Dato che i disordini erano estesi ad altre città, Mosca invia anche la 98° divisione aviotrasportata – un’altra unità speciale impegnata in Bosnia-Erzegovina nel 1996, nella zona del conflitto georgiano-abcaso nel 1998, nel Kosovo nel 1999 e, nel 2014, in Ucraina orientale, dove hanno partecipato alla battaglia del Donbass[132]. Ancora non basta. Il Cremlino manda in Kazakistan anche la 31° brigata d’assalto, chiamata Ulyanovsk, specializzata anche in operazioni di spionaggio[133].

Il motivo è chiaro: Mosca deve impedire che il Kazakistan finisca nell’orbita dell’Occidente o della Cina[134]. L’osservatore politico Marat Bashirov ha spiegato che Putin ha usato i disordini kazaki per mostrare all’Occidente dove sono i limiti invalicabili: “I colleghi occidentali volevano testare quanto è fermo il Cremlino nel difendere i suoi interessi e gli è stata mostrata questa fermezza”[135]. Non si tratta solo della base di Baikonur e dei giacimenti di petrolio: il Kazakistan fa parte dell’unione doganale della Federazione Russa, ed è quindi un paese a sovranità limitata[136]. A ciò si aggiunge la produzione di uranio kazaka (19’000 tonnellate all’anno, il 41% della produzione globale)[137].

A Putin è riuscita una mossa molto più importante: in Kazakistan non sono marciate solo le truppe russe, ma quelle più importanti degli altri paesi che, in passato, facevano parte dell’Unione Sovietica – come i bielorussi della 103° brigata aviotrasportata Vitebsk – un’unità che ha combattuto contro i nazisti nella Seconda Guerra Mondiale. ha partecipato all’invasione che ha posto fine alla Primavera di Praga nel 1968 ed è stata di stanza in Afghanistan tra il 1979 ed il 1989[138], ma ha anche partecipato ad una missione di pace in Libano[139].

Insieme a loro, in Kazakistan è stata schierata la 12° brigata armena[140], che ha partecipato a moltissime missioni di peace keeping internazionali, ed il suo invio ha creato un’onda di malcontento in patria, visto che, nel 2021, quando il Nagorno-Karabakh era stato attaccato dagli azeri, il CSTO non era venuto in aiuto dell’Armenia, ma dei suoi nemici[141]. Il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha registrato un appello in TV, a metà strada tra un’esortazione o una minaccia, per convincere i kazaki a tornare a casa[142]. Perfino la Turchia, per bocca del ministro della difesa Hulusi Akar, si è detta pronta a partire: “Ogni volta che c’è una richiesta … siamo pronti a fornire tutto l’aiuto e il sostegno possibile ai nostri fratelli e sorelle kazaki”[143]. Tokayev ha ringraziato tutti, ma soprattutto Putin[144], ovviamente – perché la regia di questo colpo di Stato “soffice” è certamente la sua.

Dopo la tempesta

Bishkek: picchetti davanti al parlamento contro l’invio di forze di pace kirghise nel Kazakistan[145]

Dopo la presa del potere da parte di Tokayev, solo otto ministri su 21 sono stati sostituiti[146], e del resto si tratta sempre di politici che hanno fatto carriera grazie alla famiglia Nazarbayev[147]. Il nuovo presidente ha sottolineato che gran parte della responsabilità dei disordini è dell’industria petrolifera di Stato (KazMunaiGas e KazakhGas) e della sua gestione antieconomica: “Nessuno può vendere costantemente in perdita. Il paese può rimanere senza investimenti nell’industria del gas e del trattamento del gas e, di conseguenza, senza gas. Per questo non possiamo fare a meno di riforme sistematiche”[148].

I nomi nuovi voluti da Tokayev sono quello del capo-gabinetto, Galymzhan Koishybaev, il ministro del commercio, quello dell’informazione, quello della sanità, dell’industria, della cultura, dell’economia e dell’energia[149]. La logica è ovvia: bisogna estendere il benessere e quindi puntare ad un cambio della direzione economica e culturale. Il nuovo primo ministro, Alikhan Smailov, è uno di coloro che Nazarbayev aveva scelto per la propria successione[150]. Ma i cambiamenti più importanti voluti da Tokayev sono altrove: i vertici militari, della polizia, dei servizi segreti[151]. I parenti di Nazarbayev se ne vanno alla chetichella: Dimash Dosanov, presidente di KazTransOil (marito di Aliya Nazarbayeva), e Kairat Sharipbayev, presidente di Kazakhgaz (ed amante di Dariga Nazarbayeva), sono stati licenziati, ed il 17 gennaio anche il miliardario Timur Kulibayev ha rinunciato a tutti i suoi incarichi pubblici[152].

Si cerca di tornare al più presto ad un’apparente normalità: le truppe straniere hanno lasciato il Kazakistan in meno di due settimane[153]; Almaty e altri centri colpiti dai disordini saranno ricostruiti al più presto[154]. La riforma delle forze di sicurezza è iniziata, e sono stati promessi anche aumenti di stipendio a militari e poliziotti[155]. E su Nazarbayev deve scendere ora l’oblio: “Grazie a Yelbasy, un gruppo di aziende ed un ceto di persone hanno raggiunto la ricchezza, persino per gli standard internazionali”, dice Tokayev, ma aggiunge che ora “è il momento di rendere omaggio al popolo del Kazakistan e di aiutarlo in modo sistematico”[156], obbligando aziende e ricchi a partecipare ad un fondo che serva ad emancipare il popolo kazako dalla povertà e dall’incertezza[157].

È necessario rivedere le regole della Banca di Sviluppo del Kazakistan che, “di fatto, si è trasformata in una banca personale per una ristretta cerchia di individui che rappresentano gruppi finanziari-industriali ed immobiliari”[158]. Gli stipendi della politica vengono congelati, quelli dei dipendenti della pubblica amministrazione verranno aumentati – una misura che dovrebbe aiutare a diminuire la corruzione[159]. Tutte promesse che la popolazione ritiene una “boccata d’aria fresca” ed un motivo per un nuovo ottimismo[160].

Un futuro possibile

Mukhtar Ablyazov[161]

Tokayev ha bisogno non solo del supporto russo, ma anche del tacito consenso di Nazarbayev. Il suo potere è ancora debole, e ci sono ancora molte persone che potrebbero cercare di levarglielo dalle mani. Primo fra tutti Mukhtar Ablyazov, ex presidente di della BTA Bank, dapprima pupillo e dappoi avversario del regime, che nel 2015 ha fondato un suo partito, il DCK (Scelta Democratica del Kazakistan), finora considerato quasi come un’organizzazione terroristica[162]. Oggi, ovviamente, DCK si candida a cambiare il paese ed a mettere fine, pacificamente, al “regime Nazarbayev”[163].

Ablyazov è fuggito dal paese quando, nel 2009, la BTA è stata nazionalizzata, sentendosi minacciato. Nel 2011 gli è stato concesso l’asilo politico in Gran Bretagna[164], che gli è stato revocato quando si è rifiutato di rendicontare il proprio patrimonio ed essere fuggito in Francia[165]. Sulla sua testa pendono accuse di frode per oltre 6 miliardi di dollari[166] e, nel giugno del 2017, è stato condannato in contumacia a 20 anni di prigione ad Almaty[167]. Dal suo esilio volontario a Parigi, Ablyazov fa sapere che, se la gente lo vuole, lui è pronto a tornare in Kazakistan e prendere in mano le redini del governo[168] e definisce Nazarbayev e Tokayev “traditori della nazione che hanno venduto a Putin la sovranità del Kazakistan”[169].

Il presidente della commissione della Duma, Leonid Kalashnikov, chiede che Ablyazov sia processato come organizzatore dei disordini, lo definisce un disturbato mentale[170], e poi esprime un severo giudizio: “Ci sono molte persone del genere a Londra e a Parigi, che pensano di essere persone che guidano l’opposizione. Ablyazov, che è stato sotto processo per molti anni, è uno di loro. Ha deciso di partecipare a queste proteste. Se non è un frontrunner, ma in realtà finanzia nell’ombra, tanto più triste. Sappiamo cosa è successo ad Almaty. Impazzava una banda di pogromisti che distribuiva armi. Se è coinvolto in questo, anche lui è un terrorista. Deve essere immediatamente arrestato”[171]. Un’altra candidatura possibile è quella della figlia più grande di Nazarbayev – Dariga, una donna che è da anni attiva in politica e che gode di ottime relazioni nei piani alti del potere russo e cinese[172]. Sta di fatto che non sarà il popolo ad eleggere i propri vertici, ma sarà una ristretta oligarchia a decidere le regole e le posizioni degli uomini in carica.

Resta il fatto che, in modo repentino ed inatteso, il Kazakistan si è messo alle spalle tre decenni di potere autocratico assoluto e che ora, senza gravi ferite apparenti, semplicemente modificando la rotta e rassicurando la popolazione (è stato più volte annunciato che tutti i feriti sono stati curati, che non ci saranno retate di massa di oppositori e che tra gli arrestati verranno puniti solo coloro colti in flagrante nelle devastazioni o gli assassini dei singoli poliziotti), riuscendo a non litigare con nessuno dei partner internazionali, e senza interrompere, nemmeno per un secondo, il lavoro dell’industria petrolifera. In questo senso, Putin ha compiuto un capolavoro – perché ha salvaguardato l’indipendenza del Kazakistan e non è entrato con i suoi carri armati per poi rimanere, come minaccia di fare in Bielorussia ed in Ucraina.

[1] https://www.etymonline.com/word/Cossack
[2] [2] Michal Biran. The Empire of the Qara Khitai in Eurasian History: Between China and the Islamic World”, Cambridge University Press, 2005. P.96; Sadovskaya, Elena Y. (2007), Chinese Migration to Kazakhstan: a Silk Road for Cooperation or a Thorny Road of Prejudice?, China and Eurasia Forum Quarterly Т. 5 (4): 147–170 ; https://books.google.it/books?id=B934LaVBaz8C&pg=PA96&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false ; https://vlast.kz/obsshestvo/kitajskaja_migracija_v_kazahstan_mify_i_strahi-7846.html
[3] https://countrymeters.info/ru/Kazakhstan
[4] https://stat.gov.kz/region/268020
[5] https://kazembassy.ru/rus/respublika_kazakhstan/interesnoe_o_kazaxstane/turizm/?cid=0&rid=51
[6] https://kazembassy.ru/rus/respublika_kazakhstan/obshaya_informaciya/
[7] https://www.bbc.com/russian/features-59898508
[8] https://eurasianet.org/kazakhstan-russia-to-keep-using-baikonur-until-at-least-2050
[9] https://kazembassy.ru/rus/respublika_kazakhstan/interesnoe_o_kazaxstane/baikonur/
[10] https://www.msn.com/de-de/finanzen/top-stories/aufst%C3%A4nde-was-die-unruhen-in-kasachstan-f%C3%BCr-russland-china-und-die-usa-bedeuten/ar-AASvFBA?ocid=msedgntp
[11] http://www.baikonuradm.ru/index.php?mod=6543
[12] https://kazembassy.ru/rus/respublika_kazakhstan/interesnoe_o_kazaxstane/baikonur/
[13] Sadovskaya, Elena Y. (2016), China’s Rise in Kazakhstan and Its Impact on Migration. Research Paper. MIRPAL, Regional Migration Program by the World Bank, IOM, UN Women, DFID. Almaty-Moscow. 120 p ; https://vlast.kz/obsshestvo/kitajskaja_migracija_v_kazahstan_mify_i_strahi-7846.html
[14] Parham, Stephen (2004), Narrating the Border: The Discourse of Control over China’s Northwest Frontier, vol. 25, Arbeitsblatt, Institut fur Ethnologie, Universitat Bern
[15] Sadovskaya, Elena Y. (2016), China’s Rise in Kazakhstan and Its Impact on Migration. Research Paper. MIRPAL, Regional Migration Program by the World Bank, IOM, UN Women, DFID. Almaty-Moscow. 120 p ; Parham, Stephen (2004), Narrating the Border: The Discourse of Control over China’s Northwest Frontier, vol. 25, Arbeitsblatt, Institut fur Ethnologie, Universitat Bern
[16] https://rus.azattyq.org/a/kazakhstan-ethnic-kazakhs-repatriates-from-china-are-becoming-less-why/31283689.html
[17] https://rus.azattyq.org/a/kazakhstan-ethnic-kazakhs-repatriates-from-china-are-becoming-less-why/31283689.html
[18] https://rus.azattyq.org/a/kazakhstan-ethnic-kazakhs-repatriates-from-china-are-becoming-less-why/31283689.html
[19] https://rus.azattyq.org/a/kazakhstan-us-state-department-human-rights-report/29820496.html ; https://rus.azattyq.org/a/kazakhstan-vypolnenie-deklaratsii-prav-cheloveka-v-kazakhstane/29646432.html
[20] https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20191212IPR68927/la-cina-deve-chiudere-i-campi-di-rieducazione-per-gli-uiguri-nello-xinjiang
[21] https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20191212IPR68927/la-cina-deve-chiudere-i-campi-di-rieducazione-per-gli-uiguri-nello-xinjiang
[22] https://kazembassy.ru/rus/respublika_kazakhstan/interesnoe_o_kazaxstane/baikonur/
[23] http://content.time.com/time/world/article/0,8599,1539999-2,00.html
[24] http://content.time.com/time/world/article/0,8599,1539999-2,00.html
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[26] https://rus.azattyq.org/a/kazakhstan-vypolnenie-deklaratsii-prav-cheloveka-v-kazakhstane/29646432.html ; https://www.hrw.org/ru/world-report/2020/country-chapters/336554
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[38] https://www.occrp.org/en/investigations/the-nazarbayev-billions-how-kazakhstans-leader-of-the-nation-controls-vast-assets-through-charitable-foundations ; https://tass.ru/info/6234442
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[49] https://ria.ru/20150224/1049337195.html
[50] https://ria.ru/20150224/1049337195.html
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[56] In The High Court Of Justice Queen’s Bench Division Administrative Court Between National Crime Agency (NCA) And Andrew Baker, Villa Magna Foundation, Manrick Private Foundation, Alderton Investments Limited, Tropicana Assets Foundation: Respondents’ Skeleton Argument (From here, ‘NCA V Baker. RSA’), para 4. ; https://www.chathamhouse.org/sites/default/files/2021-12/2021-12-08-uk-kleptocracy-problem-heathershaw-mayne-et-al.pdf p. 30
[57] https://amp.dw.com/ru/%D1%80%D0%B0%D1%85%D0%B0%D1%82-%D0%B0%D0%BB%D0%B8%D0%B5%D0%B2-%D0%BF%D1%80%D0%B8%D0%B7%D0%BD%D0%B0%D0%BD-%D1%81%D1%83%D0%BF%D0%B5%D1%80%D0%BF%D1%80%D0%B5%D1%81%D1%82%D1%83%D0%BF%D0%BD%D0%B8%D0%BA%D0%BE%D0%BC/a-3218144 ; https://rus.azattyq.org/a/ex-opponenty-rakhata-aliyeva-ne-veryat-v-ego-samoubiistvo/26866335.html
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[62] https://www.occrp.org/en/investigations/the-nazarbayev-billions-how-kazakhstans-leader-of-the-nation-controls-vast-assets-through-charitable-foundations ; https://www.currenttime.tv/a/ot-miss-kazahstan-i-tantsovschitsy-do-zheny-nazarbaeva-kto-takaya-asel-kurmanbaeva/31494124.html
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[68] https://www.bbc.com/russian/news-51746068
[69] https://assets.kpmg/content/dam/kpmg/kz/pdf/2019/09/KPMG-Private-Equity-Market-in-Kazakhstan-ENG-2019.pdf ; Global Wealth Report 2021: https://www.credit-suisse.com/about-us/it/reports-ricerca/studi-pubblicazioni.html
[70] https://assets.kpmg/content/dam/kpmg/kz/pdf/2019/09/KPMG-Private-Equity-Market-in-Kazakhstan-ENG-2019.pdf
[71] https://www.bbc.com/russian/features-59898508
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[73] https://www.chathamhouse.org/sites/default/files/2021-12/2021-12-08-uk-kleptocracy-problem-heathershaw-mayne-et-al.pdf p. 51
[74] https://www.chathamhouse.org/sites/default/files/2021-12/2021-12-08-uk-kleptocracy-problem-heathershaw-mayne-et-al.pdf p. 15, 16
[75] https://assets.kpmg/content/dam/kpmg/kz/pdf/2019/09/KPMG-Private-Equity-Market-in-Kazakhstan-ENG-2019.pdf
[76] https://www.bbc.com/russian/features-59898508
[77] https://old.qazaqtv.com/ru/category/economy
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[89] https://www.msn.com/de-de/finanzen/top-stories/aufst%C3%A4nde-was-die-unruhen-in-kasachstan-f%C3%BCr-russland-china-und-die-usa-bedeuten/ar-AASvFBA?ocid=msedgntp
[90] https://www.msn.com/de-de/finanzen/top-stories/aufst%C3%A4nde-was-die-unruhen-in-kasachstan-f%C3%BCr-russland-china-und-die-usa-bedeuten/ar-AASvFBA?ocid=msedgntp
[91] https://www.msn.com/de-de/finanzen/top-stories/aufst%C3%A4nde-was-die-unruhen-in-kasachstan-f%C3%BCr-russland-china-und-die-usa-bedeuten/ar-AASvFBA?ocid=msedgntp
[92] https://neftok.ru/strany/kaspij-neft.html
[93] https://kapital.kz/economic/101161/investitsionnoye-sotrudnichestvo-kazakhstana-i-kitaya-na-tekushchem-etape.html
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[96] https://www.msn.com/de-de/finanzen/top-stories/aufst%C3%A4nde-was-die-unruhen-in-kasachstan-f%C3%BCr-russland-china-und-die-usa-bedeuten/ar-AASvFBA?ocid=msedgntp
[97] https://kapital.kz/world/100159/kitay-vdvoye-narastil-import-uglya.html ; https://informburo.kz/novosti/130-tysyach-tonn-kazahstanskogo-uglya-eksportirovali-v-kitaj-u-sosedej-nehvatka-topliva
[98] https://informburo.kz/novosti/130-tysyach-tonn-kazahstanskogo-uglya-eksportirovali-v-kitaj-u-sosedej-nehvatka-topliva
[99] https://rus.azattyq.org/a/politologi-o-perestanovkah-vo-vlasti-kazahstana-iz-za-protestov/31642614.html
[100] https://www.bbc.com/russian/news-59875406
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[105] https://www.bbc.com/russian/news-59875406
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[129] https://www.bbc.com/russian/features-59902799
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[131] https://crimea.ria.ru/20220106/v-kazakhstan-napravleny-chasti-45-y-brigady-vdv-rf-kotoraya-vozvraschala-krym-1121960698.html
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[146] https://akorda.kz/ru/o-sostave-pravitelstva-respubliki-kazahstan-110277
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[150] https://inbusiness.kz/ru/appointment/dose-smailov-alihan-ashanovich
[151] https://rus.azattyq.org/a/politologi-o-perestanovkah-vo-vlasti-kazahstana-iz-za-protestov/31642614.html ; https://ria.ru/20220119/razvedka-1768553456.html
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[155] https://www.rbc.ru/politics/11/01/2022/61dd2c409a79478d85baaf7c ; https://www.youtube.com/watch?v=gZCrdHevtIQ
[156] https://www.rfi.fr/ru/%D1%86%D0%B5%D0%BD%D1%82%D1%80%D0%B0%D0%BB%D1%8C%D0%BD%D0%B0%D1%8F-%D0%B0%D0%B7%D0%B8%D1%8F/20220111-%D1%82%D0%BE%D0%BA%D0%B0%D0%B5%D0%B2-%D0%BF%D1%80%D0%B5%D0%B4%D0%BB%D0%BE%D0%B6%D0%B8%D0%BB-%D1%80%D0%B5%D1%84%D0%BE%D1%80%D0%BC%D1%8B-%D0%B8-%D0%BD%D0%B0%D0%B7%D0%BD%D0%B0%D1%87%D0%B8%D0%BB-%D0%BD%D0%BE%D0%B2%D0%BE%D0%B5-%D0%BF%D1%80%D0%B0%D0%B2%D0%B8%D1%82%D0%B5%D0%BB%D1%8C%D1%81%D1%82%D0%B2%D0%BE-%D0%B1%D0%B5%D0%B7-%D0%BD%D0%BE%D0%B2%D1%8B%D1%85-%D0%BB%D0%B8%D1%86
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[167] https://rus.azattyq.org/a/29095709.html
[168] https://govoritmoskva.ru/news/300969/?utm_medium=referral&utm_source=infox.sg&utm_campaign=exchange
[169] https://govoritmoskva.ru/news/300969/?utm_medium=referral&utm_source=infox.sg&utm_campaign=exchange
[170] https://govoritmoskva.ru/news/300993/
[171] https://govoritmoskva.ru/news/300993/
[172] https://tsargrad.tv/news/zhurnalist-raskryl-vsju-pravdu-o-lichnoj-tragedii-nazarbaeva-nashli-poveshennym_475552

TAG: Kazakistan, mar caspio, nazarbayev, putin, russia
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