OSCE: ritorno alla guerra fredda?

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9 Dicembre 2016

Si è chiuso senza una dichiarazione congiunta finale il 23° congresso ministeriale dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) svoltosi ad Amburgo sotto la presidenza tedesca. I 57 Stati membri dell’Organizzazione non hanno potuto accordarsi su un testo congiunto. Dalla conferenza sono invece usciti più documenti separati. Lo riporta l’emittente pubblica tedesca ARD. La concorrente ZdF evidenzia tuttavia che l’Organizzazione ha raggiunto una risoluzione finale unanime l’ultima volta solo nel 2002.

Per la Germania il Ministro degli Esteri (nonché candidato alla Presidenza della Repubblica) Frank-Walter Steinmeier ha indicato che l’OSCE deve diventare più efficace e la risposta alle sfide future può solo essere comune. Il documento tedesco indicherebbe comunque apertamente l’esistenza di differenze di posizioni, lanciando accuse di violazioni del diritto delle genti e della carta dell’organizzazione, ma senza fare nomi diretti di alcuno Stato. Anche se parrebbe evidente un riferimento al ruolo della Russia.

L’Austria e l’Italia che deterranno rispettivamente nel 2017 e nel 2018 la Presidenza dell’OSCE, figurano invece tra i sottoscrittori di una separata “Dichiarazione per il futuro”. Il Ministro degli esteri austriaco Sebastian Kurz ha dichiarato -riporta la ZdF- che la presidenza austriaca auspica di coinvolgere nuovamente in maniera più attiva la Federazione Russa.

Tra i Paesi che hanno bloccato una dichiarazione congiunta vengono infatti indicati ora propria la Russia e l’Ucraina. Gran parte delle discussioni hanno avuto perno oltre che sul conflitto in Siria anche sulla crisi tra Mosca e Kiev. Il segretario generale dell’OSCE Lamberto Zannier ha parlato apertamente alla ARD di un’atmosfera che ricorda la guerra fredda. Dagli Stati Uniti rimbalza la notizia che il Presidente americano uscente Barack Obama ha incaricato i servizi di sicurezza nazionale di predisporre un rapporto completo sugli sforzi che la Russia avrebbe compiuto per influenzare l’esito delle elezioni presidenziali. Il New York Times riporta le sua parole “questa volta potremmo avere superato una nuova soglia”.

Nondimeno ad Amburgo c’è stata almeno una dichiarazione comune franco-russo-americana nell’ambito del “Gruppo di Minsk” per una soluzione pacifica della crisi nel Nagorno-Karabakh tra Armenia ed Azerbaijan. Nella risoluzione i Ministri degli Esteri dei 3 Paesi si sono richiamati all’accordo di cessate il fuoco 1994/95 ed alle decisioni prese nei summit di Vienna del 16 maggio e di San Pietroburgo del 20 giugno.

Molti rappresentanti tra cui anche lo statunitense John Kerry hanno comunque lasciato la conferenza prima della sua conclusione.

Nonostante una manifestazione con 1.300 persone non si sono registrati disordini. Le misure di sicurezza dei lavori sono state valutate come prova generale per quando in luglio Amburgo ospiterà il G20 ricevendo Donald Trump e Vladimir Putin. Trump -riporta sempre il NYT- ha già fatto sapere di  non credere alla tesi di influenze di Mosca nelle elezioni americane.

 

 

 

TAG: Amburgo, obama, OSCE, putin, Steinmeier, Trump
CAT: Geopolitica

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