Possibile guerra nucleare in Europa

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3 Luglio 2022

Visto che i venti di guerra hanno risvegliato noi europei, dopo che per tanto tempo eravamo distrattamente alla finestra davanti agli altri conflitti mondiali, la paura non solo di un conflitto sul nostro suolo ma anche di una minaccia atomica ha incominciato a serpeggiare. E, con un po’ di piacere sadico, qualcuno (politici, giornalisti, esperti) hanno incominciato a parlare addirittura di terza guerra mondiale, con l’ovvio impiego di armi atomiche. Cioè una terza guerra mondiale nella quale lo scambio di reciproci scambi nucleari, essenzialmente tra Usa e Russia (ma la Cina..?) avrebbe significato una strage senza limiti.

Ora, per circa 50 anni, questa minaccia incombente aveva pesato sul mondo ma, paradossalmente, ne aveva congelato la possibilità per l’ovvia convinzione reciproca, Ovest contro Est, del suo esito catastrofico per i contendenti. C’era il cosiddetto “equilibrio del terrore”, anche se sempre un po’ instabile.

Ma intanto ambedue gli schieramenti si preparavano a soluzioni sempre distruttive ma limitate negli effetti.

Rispetto alla guerra strategico-nucleare si costruivano gli strumenti sia reali che concettuali, della guerra tattico-nucleare cioè di un uso della distruttività nucleare in aree circoscritte e cioè quelle dei campi di battaglia.  I responsabili militari si erano subito posti il problema del possibile uso tattico della armi atomiche sulle aree nelle quali si sarebbero scontrati gli eserciti. E’ interessante notare come fin dagli anni 50 nelle parate sovietiche, oltre a mostrare missili intercontinentali per uso strategico, i Russi facevano un gran sfoggio di missili, su scafi cingolati, che data la  imprecisione di allora se muniti di esplosivi convenzionali, erano progettati chiaramente per utilizzare esplosivi nucleari. Era iniziata la fase della cosiddetta miniaturizzazione delle armi atomiche. Cioè non complessi e ingombranti sistemi basati su bombardieri o missili intercontinentali ma riduzione delle dimensioni degli ordigni tali quindi da essere utilizzati,  con brevi-medie gittate, sul campo di battaglia contro i reparti nemici. Gli Usa non furono di certo secondi ai Sovietici e svilupparono tutta una serie di soluzioni per dotare di  armamento atomico reparti a tutti i livelli. E non solo fino a raggiungere le ridotte dimensioni delle artiglierie di  livello medio ma addirittura come sistemi di mine atomiche per impedire l’accesso a zone specifiche. Da questo punto di vista anche in Italia si costruirono campi minati nucleari nelle aree est sulle quali ci fu (e c’è ancora) un assoluto silenzio.

Ma operativamente quale ne era l’impiego? Una serie di esplosioni atomiche (di potenza tipo Hiroshima) avrebbe permesso all’attaccante di distruggere o gravemente danneggiare le linee difensive dell’avversario, formando delle brecce nelle quale riversare i propri reparti corazzati (i cui mezzi ormai erano dotati di protezioni contro la radioattività). E il difensore? Con il fuoco atomico avrebbero ostacolato, arrecando gravi perdite, i reparti nemici attaccanti. In documenti (ma non si sa se autentici) resi pubblici dalla fine del Patto di Varsavia, si dipingono scenari di un possibile attacco sovietico nel Nord della Germania, con una serie inziale di esplosioni atomiche “a corridoio” fino a colpire la stessa Amburgo, il porto principale di arrivo dei rinforzi  Usa. Ora questo tipo di pianificazioni allora come adesso, probabilmente sono stati e sono ancora oggi continuamente elaborati dagli Stati Maggiori. Ma non sappiamo nulla poiché gli Stati Maggiori sono le entità più segrete esistenti, per ovvie ragioni di sicurezza. Questo spiega anche perchè qualche generale in pensione che va in Tv dice cose ovvie e scontate: sanno probabilmente molto di più ma sono sempre vincolati dal segreto militare.

Da quanto ho detto l’ipotesi è che possiamo scivolare verso una guerra tattico-nucleare sul territorio europeo. Gli Usa e la Russia, avrebbero tutto l’interesse a tenerla sotto controllo per non precipitare in un conflitto intercontinentale catastrofico per ambedue. Ovviamente chi ne pagherebbe gli effetti distruttivi sarebbe l’Europa.  Anzi uno dei motivi (sempre che se ne capisca qualcosa) della attuale azione russa potrebbe essere la possibile minaccia tattico-nucleare degli armamenti Nato che si avvicinerebbero progressivamente al proprio territorio, Ovviamente non dobbiamo trascurare la loro componente paranoidea, derivata, a torto o a ragione da una storia di invasioni subite. Ma cosa avverrebbe in Europa? Non solo l’uso tattico-nucleare sarebbe  limitato alle aree di combattimento ma si estenderebbe oltre, soprattutto per colpire il sistema logistico e danneggiare gravemente il flusso dei rifornimenti. E quindi non avere un limite. Ovviamente oltre alla distruttività ci sarebbe anche il pericolo della estensione e del perdurare,  permanente, della radioattività.

Ma perché i due contendenti europei dovrebbero fare un uso dei sistemi nucleari? Tutto dipende dagli esiti delle operazioni attuali e non tanto per motivi di prestigio quanto perché una sconfitta porterebbe ad una dislocazione più ravvicinata e quindi minacciosa degli apparati militari avversari.

Ma cosa succerebbe psicologicamente agli abitanti europei? Saremmo portati in dimensioni psichiche nuove: in forti depressioni-ansiose croniche, in uno stato di immobilità dei comportamenti. Oppure, come accade spesso in guerra, il nostro Io si adatterebbe alla attuale situazione, con un restringimento delle emozioni e dei sentimenti. Cioè nascerebbero nuove identità , molto simili a quelle “senza anima” che molti film fantascientifici ci hanno presentato.

Nota a margine: la mia personale competenza militare, si affianca a quella professionale psicologica, per varie cause. In questa veste, negli anni 70, ho partecipato al gruppo Anti-H diretto dall’analista Franco Fornari. Gruppo fondato per far prendere coscienza dei pericoli di una guerra nucleare. Ovviamente incontrando la più assoluta indifferenza.

 

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CAT: Geopolitica

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