Quanta Ucraina annetterà Putin?

23 Febbraio 2022

Dopo il riconoscimento delle repubbliche secessioniste da parte del Cremlino, le truppe russe hanno varcato il confine con l’Ucraina e occupato, ufficialmente per svolgere una missione di peacekeeping, quelle parti degli oblast (regioni) di Luhans’k e Donetsk che già dal 2014 erano sotto il controllo effettivo dei “ribelli”. Per quanto carica di conseguenze sul piano del diritto internazionale e della diplomazia, questa mossa non ha inizialmente provocato conseguenze sul campo. Si poteva sperare che Putin si fermasse lì, organizzando un plebiscito per l’annessione dei territori già occupati, che avrebbe vinto senza bisogno di brogli, perché gli abitanti sono in stragrande maggioranza filorussi. Avrebbe potuto proclamarsi liberatore del Donbas e accontentarsi, ma nel fenomenale discorso dell’altro giorno, davanti ai suoi tenuti a debita distanza, Vladimir Putin ha ribadito quanto aveva scritto in un lungo articolo dell’estate scorsa, che cioè l’Ucraina non ha senso, né diritto di esistere come Stato indipendente, che è soltanto una creazione artificiale e antistorica, un pezzo di Russia separato per errore dai bolscevichi.

Era chiaro che desiderasse vederla riunita alla “madrepatria”. Ma quali sono le sue opzioni, fino a dove vuole arrivare?

Scartata la mera annessione dei territori controllati già dal 2014 da milizie filorusse o “l’arrotondamento” dell’occupazione a quella parte degli oblast di Luhans’k e Donetsk che erano ancora effettivamente sotto Kyiv, questa notte le forze armate russe hanno iniziato a invadere l’intera Ucraina da nord (Bielorussia), est (Russia) e sud (Crimea e Mar Nero).

La Russia può da una parte stringere in una sacca l’esercito ucraino, che per oltre metà è schierato sul fronte del Donbas, dall’altra e con l’obiettivo di instaurarvi un governo filorusso, puntare sulla capitale Kyiv, sperando che si arrenda senza doverla conquistare casa per casa, fra tre milioni di abitanti in ostaggio.

Una volta occupate sia Kyiv che le altre città e installato un governo fantoccio Putin può anche:

a) riunire Ucraina, Bielorussia (che avendo fiancheggiato dal proprio territorio l’invasione ha mostrato di non avere più alcuna autonomia) e Russia in una nuova entità federale, in cui comanderebbe soltanto il Cremlino, cioè lui oppure

b) smembrare l’Ucraina, mettendo sotto il diretto controllo di Mosca tutta la parte orientale e meridionale, dove l’elemento etnico russo è maggioritario o costituisce una larga minoranza e lasciare  una “piccola Ucraina”, una specie di “Bielorussia 2” vassalla nel rimanente spazio senza sbocco al mare che va da Kyiv al confine polacco.

Che cosa deciderà? Dipenderà da quello che gli sembrerà più adatto alla propaganda. Va sgombrato il campo da qualunque cosiderazione etica o giuridica, per Putin vale solo la forza. Nessuno si aspetta che  gli Ucraini potranno resistere sul campo a lungo al massiccio attacco russo, perché sono inferiori per forze e qualità degli armamenti, circondati da tre lati e il terreno è ideale per l’azione bellica dell’attaccante, almeno fino a quando il disgelo non lo trasformerà in un mare di fango che intrappolerebbe soldati e carri armati. Solo la conquista delle città potrebbe essere una lenta carneficina fra Slavi.

La scomparsa dell’Ucraina come Stato indipendente dalla mappa dell’Europa è un’ipotesi che nessuno di noi aveva mai immaginato, ma è un’eventualità che non si può escludere solo perché pensiamo che “nel XXI secolo non può accadere”. Putin ragiona come il classico imperialista del passato, non deve rispondere all’opinone pubblica o all’elettorato e nemmeno a un ristretto comitato, come almeno parzialmente era il caso di Kruscev e Breznev. Non si cura di quante vite umane può causare la guerra e sicuramente pensa di vincerla facilmente o con costi “accettabili”, presentandosi poi come un nuovo Cesare (zar) vittorioso ai Russi e alla storia. Ma, direte voi, per farsene che cosa? Già, ma che cosa se ne faceva Hitler di sprecare risorse per mandare gli ebrei nei campi di sterminio? L’ideologia e la paranoia possono dominare la mente e le azioni di un autocrate.

Le truppe di Mosca hanno invaso Budapest nel 1956, Praga nel 1968, a Varsavia nel 1981 lasciarono che fosse Jaruzelski a fare il lavoro sporco, il DNA di Putin è quello e se non c’è più la bandiera rossa del comunismo in cui avvolgersi, ricorre al nazionalismo russo che in anni di propaganda ha avuto come contraltare l’altrettanto anacronistico nazionalismo ucraino, il quale, va ricordato, ha generato assurdità come la chiusura di scuole in lingua russa per la popolazione russofona o, persino nelle regioni dove questa è maggioritaria, la mancata equiparazione del russo come lingua ufficiale, eccetera.

Che cosa possono fare i Paesi occidentali per impedire la “finis Ucrainae” ? Niente, perché non abbiamo voglia di intervenire militarmente, di morire per Kyiv e, se anche volessimo, non potremmo farlo con successo.

Di fatto riconosciamo da sempre che l’Ucraina fa parte della sfera di influenza russa, per questo non l’abbiamo accolta nella NATO. Del resto, la mancata equa e pacifica convivenza con la popolazione russofona ci avrebbe impedito di farlo.

Dunque dell’Ucraina sarà quel che Putin vorrà. Abbiamo abbaiato alla presa della Crimea, dove però sapevamo che non si lamentava nessuno, essendo quasi tutta la popolazione etnicamente russa e per lo stesso motivo ieri non si è opposto nessuno al riconoscimento russo, nelle repubbliche secessioniste. Noi  occidentali abbiamo cavillato, lamentato la violazione del diritto internazionale, ma a Putin non sono arrivate punizioni che fanno veramente male e l’appetito gli vien mangiando. L’interrogativo ora è quando si riterrà sazio.

Ripete l’assurdità che vorrebbe che la NATO tornasse indietro ai confini precedenti la caduta del Muro di Berlino, a Trastevere ci si chiederebbe se ci fa o ci è. È proprio l’appartenenza alla NATO degli ex “Paesi fratelli” del fu Patto di Varsavia che vieta a Putin il sogno di sottometterli nuovamente. L’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico obbliga tutti i firmatari a intervenire in soccorso di un Paese membro attaccato militarmente e ci sembra uno scudo efficace, ma in delirio di onnipotenza, dopo aver conquistato l’Ucraina, il pokerista Putin potrebbe rischiare la guerra nucleare e vedere le nostre carte, invadendo ad esempio i Paesi Baltici, che sono indifendibili in una guerra convenzionale. Sicuramente ci terrà continuamente sotto pressione per ottenere un trattato che preveda una specie di semi-smilitarizzazione degli ex Paesi del Patto di Varsavia, ma la realtà è che la NATO non li ha mai fortificati come ai suoi tempi la Germania Ovest.

La Guerra Fredda 2.0 è iniziata oggi e ci tocca ricordare qualcosa che abbiamo  dimenticato per trent’anni

SI VIS PACEM PARA BELLVM

Il riarmo dell’Europa occidentale è inevitabile, almeno finché Vladimir Putin sarà al comando dovremo confrontarci con qualcosa che somiglia alla Corea del Nord di Kim Jong-un, ma in scala molto, molto più grande.

Una cortina di ferro cala nuovamente in mezzo all’Europa e possiamo almeno rallegrarci che questa volta si trovi molto più a est di quella originale.

[Aggiornato il 24 febbraio 2022]

TAG: Kyiv, putin, russia, ucraina
CAT: Geopolitica, Russia

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