Il semestre di presidenza e i suoi significati per la Germania
Il semestre di presidenza tedesca del Consiglio dell’UE, che si aprirà il primo luglio, cade in un momento di grande transizione per la Bundesrepublik (oltre che per l’Europa), e sarà importante anche per una serie di dinamiche interne allo scenario politico tedesco.
Tutti i principali partiti, infatti, attraversano grandi trasformazioni. Da quando nel 2018 la cancelliera Angela Merkel ha annunciato di non volersi ricandidare, la CDU è guidata da Annegret Kramp-Karrenbauer, sua fedelissima, con il compito di portare il merkelismo oltre l’era Merkel. Gli scarsi risultati l’hanno però costretta a convocare un congresso anticipato, il cui risultato sarà inevitabilmente oltre il solco tracciato dalla cancelliera. In casa dei socialdemocratici sono fortissime le divisioni; Norbert Walter-Borjans e Saskia Esken hanno vinto il congresso contro i pronostici, ma lo sconfitto Olaf Scholz, rimane centrale per il suo ruolo di Ministro delle Finanze e ha buone possibilità di essere il prossimo candidato cancelliere.
Anche in Germania la pandemia da coronavirus ha rinforzato l’immagine di chi ha responsabilità di governo o amministrative: in questi mesi la CDU ha recuperato ben 10 punti nei sondaggi, ed è aumentata la popolarità di esponenti come Jens Spahn, Ministro della Salute in corsa per la guida del partito, e Markus Söder, presidente della Baviera e attuale segretario della CSU (partito bavarese sorella della CDU) che in molti ormai vedono papabile anche come nuovo vertice dei cristiano-democratici. Senza responsabilità di governo nazionale, invece, durante l’emergenza i Verdi hanno perso consenso e visibilità dopo essere stati il secondo partito per un anno, finendo nei sondaggi sotto la SPD.
È lecito aspettarsi che la ripresa dei partiti di governo prosegua anche nei mesi della presidenza. Del resto, la Germania è stata finora uno dei Paesi più virtuosi nella gestione dell’epidemia, con un tasso di contagio – e soprattutto di mortalità – tra i più bassi d’Europa. Soprattutto, la maggioranza si è mostrata in grado di rispondere alla crisi mettendo da parte vecchi dogmi, si pensi all’abbandono dello Schwarze Null (il rifiuto di creare nuovo debito) favorito da Scholz, o al cambio di approccio avuto dalla Germania in merito all’ipotesi di un debito comune europeo (i tedeschi sono storicamente contrari agli eurobond, ma negli ultimi mesi qualcosa è cambiato tra gli elettori e nel dibattito tedesco, e del resto la proposta del Recovery Fund contiene la previsione di obbligazioni comuni europee).
Angela Merkel sostiene da tempo come il benessere della Germania dipenda da quello dell’Europa, e viceversa. In un discorso pronunciato a fine maggio a un evento della Fondazione Adenauer (think tank della CDU) proprio sulla presidenza tedesca, la cancelliera è tornata più volte sul tema della necessità della solidarietà europea in un momento così cruciale per l’Europa e i Paesi che la compongono, affermando come in un momento in cui ci viene chiesto di rimanere distanti dalle altre persone “diventa decisivo tenere ancora più vicina la famiglia europea”. Si tratta del resto di un’idea che, seppur mossa da preoccupazioni legate all’interesse nazionale, è abbastanza condivisa anche dagli altri esponenti politici; lo stesso Walter-Borjans ha annunciato di essere favorevole ai coronabond in virtù del fatto che aiutare i Paesi più colpiti dal virus significa aiutare anche la Germania, che ha tutto l’interesse a vedere una rapida ripresa dell’economia europea.
Il semestre di presidenza sarà fondamentale per Merkel, che potrà terminare i suoi quindici anni al governo consolidando non solo il suo profilo di statista a Berlino, ma anche, a Bruxelles, quello di leader sinceramente europeista, interessata a difendere il cammino europeo.
La CDU, quindi, si trova nella condizione di dover dimostrare all’Europa di poter ancora esprimere una classe dirigente autorevole ed europeista, e alla Germania di poter ancora esprimere una leadership stabile e a lungo termine, in grado di rappresentare il Paese a Bruxelles mantenendo il ruolo centrale di Berlino. Jens Spahn, in quanto Ministro della Salute, potrebbe sfruttare l’enorme crescita mediatica che avrà nel prossimo semestre in funzione della sua corsa alla guida della CDU, mettendo in sordina proprio quel Markus Söder che negli ultimi mesi è apparso come un rivale da prendere seriamente in considerazione. Nei socialdemocratici, chiamati ad accreditarsi come una legittima e autonoma alternativa agli alleati di governo (e ai Verdi che li incalzano), Scholz si troverà nella posizione giusta per spingere in avanti la sua candidatura come cancelliere, accreditandosi a livello europeo e sfruttando la notorietà e approvazione popolare acquistata negli ultimi mesi e destinata a crescere nei prossimi. Per far ciò, però, dovrà prima di tutto cercare di abbassare la conflittualità nel partito, arrivando a patti con la nuova leadership (che oggi come candidato preferirebbe Mützenich, capogruppo al Bundestag).
Accanto alla riposta al coronavirus, per il governo tedesco saranno strategici temi come la necessità di una maggiore autonomia europea sul fronte digitale (una questione che in patria vede i cristiano-democratici spendersi particolarmente), la tassa sulle transizione finanziarie (che interessa in particolare Scholz) o il salario minimo europeo, su cui la Commissione dovrebbe presentare una proposta nei prossimi mesi. I Grüne, all’opposizione e ridimensionati dal coronavirus, potrebbero sfruttare la nutrita pattuglia di cui i Verdi dispongono al Parlamento Europeo (e che vede i tedeschi come il gruppo più numeroso) per fare pressione su alcuni temi, come una maggiore integrazione europea e la lotta al cambiamento climatico (una priorità tanto per il governo tedesco quanto per la Commissione Europea di Ursula von der Leyen).
Il semestre di presidenza tedesca sarà l’ultimo atto di Angela Merkel, fornendo alla cancelliera l’occasione per un’uscita di scena che confermi il profilo costruitosi negli anni. Ma il semestre potrebbe anche fare da detonatore per una serie di incognite nella politica tedesca, e sarà interessante non solo guardare a quali effetti la presidenza della Germania avrà a Bruxelles, ma anche come il piano europeo influenzerà quello tedesco, determinando i destini di molti. Del resto, nei momenti più complessi della storia recente dell’UE, come la crisi del debito greco o l’emergenza rifugiati del 2015, la Germania di Angela Merkel ha giocato, nel bene o nel male, un ruolo centrale. Che la presidenza tedesca del Consiglio dell’UE cada proprio nei sei mesi che seguiranno la più grande crisi vissuta dall’UE dal 2008 e negli ultimi mesi di Merkel, quindi, è una circostanza che sembra confermare quanto il destino dell’Europa e della Germania siano legati, proprio come affermava la cancelliera nel discorso di fine maggio alla fondazione Adenauer.
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