Il corsivo – Serve un whatever it takes per la scuola italiana
Cara scuola, è un po’ di tempo che tengo le parole che sto per scrivere in canna.
Sono un genitore di due bambine, una il prossimo anno sarà in terza elementare, l’altra passerà in prima elementare. Viene immediato notare come ormai sia riaperto tutto, palestre, piscine, cinema, discoteche, mezzi di trasporto, spiagge, alberghi, bar, ristoranti e centri commerciali, però tu non sei ripartita. La prudenza non è mai troppa e di fronte a una bestia come il Covid-19 è stato giusto utilizzarla tutta. Però adesso che ragioniamo di settembre, adesso che siamo tornati a una vita morigerata ma normale, adesso che cominciamo a progettare quello che prima non potevamo progettare, adesso resta difficile pensare a una scuola fatta di tanti paletti come quelli annunciati dalla linee guida del Ministero, quelle uscite ieri, dove si parla di turni, classi divise, lezioni accorpate e più corte del solito. Speravo che a settembre le mie figlie potessero tornare da te in un clima tutto sommato normale, magari con qualche precauzione, ma senza una museruola come quella che ti vorrebbero mettere, una gabbia sulla bocca, a te che sei una delle istituzioni più importanti del paese.
Cara scuola, nello stesso giorno in cui scopro queste linee guida del Ministero dell’Istruzione, che ovviamente non mi piacciono, apprendo anche che la frase ‘whatever it takes’ utilizzata da Mario Draghi per fermare la speculazione finanziaria che stava colpendo la moneta unica entrerà nelle prossima edizione dell’Enciclopedia Treccani. Wittgenstein diceva che le parole sono azioni, infatti quell’impegno espresso con un eloquio molto chiaro dal Presidente della BCE ha già fatto storia, consentendo all’Euro e a noi di superare un periodo particolarmente difficile. Adesso nell’affrontare la questione della tua riapertura a settembre noi genitori si aspetteremmo un whatever it takes altrettanto forte da parte del Governo, perché tu non devi essere ridotta, frazionata, destinata alla didattica a distanza, al contrario. Cara scuola, ci aspetteremmo tutti che tu possa crescere e farti sempre più forte. Questo meritano i nostri figli, questo merita il paese in cui abbiamo scelto di vivere, questo meriti tu per quello che ancora rappresenti, almeno per me che ti scrivo come si potrebbe scrivere a un’amica.
Un tuo ammiratore
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