Si tornerà a bocciare anche alle elementari?

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21 Febbraio 2024

Ho un ricordo chiarissimo che risale agli anni in cui andavo alle elementari. Una mia compagna di classe aveva portato in dono alla maestra uno di quei righelli di legno da sartoria che allora venivano utilizzati per le punizioni degli allievi. Lo scolaretto veniva chiamato alla cattedra dalle maestre che gli impartivano un paio di belle righellate sulle mani, se vi fosse stato bisogno di rimarcare pubblicamente (le punizioni erano sempre pubbliche) che l’allievo in questione meritava un richiamo particolarmente severo (i motivi potevano essere i più svariati).

Rivedo ancora perfettamente la faccia imbarazzata della mia maestra nel ricevere un simile regalo. L’aveva immediatamente chiuso in un cassetto e non l’aveva mai più tirato fuori. Lei, infatti, non solo non ci dava mai brutti voti ma non le sarebbe passato neanche per la testa di picchiarci con un righello. Anche se dovevo avere meno di dieci anni, avevo capito che l’iniziativa di regalare il righello veniva dai genitori della povera ragazzina. Quale bambino invocherebbe una punizione fisica se ha scritto: “Ho mangiato” senza l’acca o chiederebbe a gran voce di essere bocciato in prima elementare se non è andato bene in tutte le materie?

So che affermarlo può sembrare una banalità, ma sono gli adulti che decidono come devono essere trattati i bambini, anche a scuola, e nel secolo scorso siamo passati da un modello autoritario e impositivo, in cui ai bambini veniva solo richiesta la cieca ubbidienza, in famiglia e a scuola, a uno in cui anche i bambini devono essere rispettati e sono titolari di diritti (come per esempio quello di non essere presi a colpi di righello dai loro insegnanti).

Ma non solo: la statistica ha fatto una serie di scoperte, a cominciare da quelle illustrate nel libro di don Milani: “Lettera a una professoressa”, per finire con gli studi di Piero Cipollone, oggi nel comitato esecutivo della Banca Centrale Europea. E’ stata dimostrata l’esistenza di una correlazione fra il reddito delle famiglie e l’andamento scolastico dei loro figli: a essere bocciati sono in genere i bambini e i ragazzi che provengono da contesti di “povertà educativa” (povertà economica delle famiglie, ma anche cattive competenze linguistiche, come nel caso dei figli degli immigrati).

Il risultato è che negli ultimi cinquant’anni, in Italia, le bocciature alle elementari e alle medie, una volta molto comuni, sono quasi scomparse, proprio perché ritenute una forma di punizione per chi è già stato punito dalla vita, nascendo in una famiglia povera di mezzi o in una zona economicamente depressa, dove spesso ad avere problemi scolastici sono intere coorti di studenti, e non singoli “asini” da defalcare dalle classi, per permettere ai migliori di andare avanti.

Sempre la statistica e l’osservazione economica hanno permesso di capire che: “Le bocciature o il trasferimento degli studenti ad altre scuole sono molto costosi per i sistemi scolastici e non risultano in genere associati a un miglioramento della performance degli studenti”. Lo dice l’OCSE (1) in uno studio sugli studenti europei che hanno ripetuto un anno. Insomma, bocciare un bambino costa di più che non aiutarlo a proseguire negli studi ma soprattutto non serve a farlo diventare più bravo (al di là di tutte le considerazioni etiche su un gesto così orribile come far patire a un ragazzo una sconfitta di cui non lo si può certo ritenere responsabile).

Eppure, nel Disegno di Legge 924-Bis attualmente in discussione in parlamento, «Revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti», il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, vuole eliminare nelle scuole primarie i cosiddetti giudizi “descrittivi” (che valutano i livelli di apprendimento e sono espressi in forma molto articolata) per tornare ai cosiddetti giudizi “sintetici”: “insufficiente, sufficiente, discreto, buono e ottimo”, ai quali il Ministro vorrebbe aggiungere anche “gravemente insufficiente”. Ma che senso può avere una simile misura se non quella di tornare (presto) alla bocciatura nelle scuole primarie dei bambini considerati insufficienti o gravemente insufficienti in qualche materia?

Il Ministro però non lo dice così esplicitamente: secondo lui c’è solo bisogno di chiarezza, perché i genitori non riescono a “capire” le attuali griglie valutative, dove l’espressione “in via di acquisizione”, non è sufficientemente chiara (Valditara vuole che in questo caso si usi la parola “insufficiente”). Nel 2020, il governo Conte aveva infatti promosso un nuovo sistema di valutazione, i già nominati giudizi descrittivi, che non erano immuni da una certa genericità, forse per evitare che bambini di sei anni catalogati come “gravemente insufficienti” si considerino, a un’età prematura, già dei “perdenti”, e non invece dei “meritevoli”, per usare due categorie che nulla hanno a che vedere con la psicologia o la pedagogia, ma sono più in sintonia con la filosofia dell’attuale Ministro dell’Istruzione.

In realtà, la legge sulla “Buona Scuola” del governo Renzi e i decreti attuativi del governo Gentiloni avevano già ridotto la possibilità di bocciare uno scolaro alle elementari, se non nel caso di abbandono scolastico o di troppe assenze, e sempre con l’unanimità degli insegnanti che compongono il consiglio scolastico. Qualche insufficienza, insomma, non bastava a far ripetere l’anno a un bambino, ma la legge dava indicazioni alle scuole perché venissero messe in atto delle strategie per recuperare l’alunno in difficoltà, compresa la possibilità di ricorrere a un un piano di studi personalizzato e magari a un insegnante di sostegno. La semplice ripetizione dell’anno, oltre ad essere molto costosa per il sistema scolastico, non è affatto la soluzione migliore per risolvere i  problemi di chi va male a scuola.

Dobbiamo purtroppo aspettarci che le bocciature torneranno a fiorire anche alle elementari, immagino per i bambini con un giudizio insufficiente in due o tre materie (basta solo inserire il nuovo principio nei decreti attuativi della legge). Alle medie, sempre secondo il DDL di Valditara, verrà invece ripristinato il voto di condotta, espresso in decimi e che farà media con gli altri voti. Non solo, sia alle medie che alle scuole superiori i ragazzi potranno essere bocciati per il solo voto di condotta: prendi cinque, e ripeti l’anno. Sarà interessante vedere quante scuole e quanti docenti seguiranno il Ministro nella sua invocazione a bocciare di più per il cattivo “comportamento”.

Ma di fronte alle croniche difficoltà della nostra scuola, documentate anche dai recenti risultati dei test OCSE-PISA, che rilevano una differenza nelle abilità acquisite da parte dei bambini e dei ragazzi che vivono al Sud e nelle Isole rispetto ai ragazzi del Nord, oltre che di quelli che frequentano gli istituti tecnici e professionali rispetto agli studenti dei licei, nonché delle ragazze (in particolare in matematica), rispetto ai maschi, il Ministro non tenta neanche di ragionare sulle possibili cause di questi fenomeni, ma propone un unico istituto come rimedio ai mali della scuola italiana: la bocciatura. La colpa del cattivo rendimento di uno studente è solo sua – asino o screanzato che sia – e non anche di tutti gli altri fattori (compresa la qualità dell’insegnamento) che riguardano la nostra scuola.

P.S. Alex Corlazzoli, maestro, insieme a pedagogisti, docenti e altri personaggi della cultura in Italia ha lanciato una petizione su Change Org: STOP AL COLPO DI MANO SULLA VALUTAZIONE NO AI GIUDIZI SINTETICI: SI APRA UN CONFRONTO.  

(1) OCSE, Pisa in focus, When students repeat grades or are transferred out of school: what does it mean for education systems, 2014.

 

TAG: Giuseppe Valditara, scuola, valutazione, voti
CAT: Governo

Un commento

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  1. massimo-crispi 2 mesi fa

    Guardi, io francamente spero di sì, cioè spero che si ricominci a bocciare se necessario. La scuola pubblica dell’obbligo ha il dovere di formare il cittadino fin dalla più tenera età e se il ragazzo o la ragazza non sono preparati secondo ciò che il corso prevede io credo che sia giusto ripetano l’anno.

    Perché mandare avanti, in corsi sempre più complessi, ragazzi che mancano di basi e che non riuscirebbero a seguire i corsi successivi proprio per questa ragione? Come arriverà uno studente che fa ancora gravi errori di ortografia e di comprensione della lingua alla fine? Sarà formato? Sarà pronto, qualora i genitori vogliano farlo proseguire alle superiori, ad affrontarle oppure diventerà sempre più asino perché non capirà nulla e si isolerà sempre più o, peggio, troverà altri come lui e si dedicherà ad attività adolescenziali senza capire e discernere le cose perché non ha i mezzi critici?

    Quest’eccessiva attenzione a non “traumatizzare” i ragazzi, a farli crescere sempre e comunque “protetti”, a dar loro il cellulare in mano a 5 anni se non prima, a lasciarli giocare davanti al video da soli, senza che sappiano più tenere in mano una penna e scrivere, senza neanche riuscire a mettere una subordinata di primo grado dopo una principale o a fare le più elementari operazioni di matematica o sapere le fondamentali nozioni di Storia ed educazione civica, non facilita la formazione. Crea solo nuovi mostri.

    La bocciatura può essere uno choc, certo, ma la vita è fatta continuamente di bocciature e insuccessi. Se non ci si abitua presto che il percorso è accidentato poi si cresce immaturi e mai pronti alle difficoltà, la formazione è anche questo oltre alla possibilità di venire a conoscenza di un certo cumulo di nozioni, è anche fornire un metodo. E un metodo prevede anche come comportarsi di fronte a un insuccesso: ricominciare l’esperienza da capo ed evitare errori.

    Altrimenti poi è inutile lamentarsi se i giovani vengono su senza una consapevolezza e combinano disastri, senza comprendere perché votano e per chi, senza comprendere chi sono i migranti e perché migrano, senza capire chi inizia una guerra e perché e così via. Basta che seguano l’influencer di turno e facciano felici genitori inconsapevoli di tutto. Almeno che la scuola ne salvi una parte bocciandoli (se necessario) per scuoterli e per farli fermare finché sono in tempo. Anche alle elementari, anche alle medie.

    Che poi la nostra scuola, scempiata da ministri osceni e da governi ancora più osceni, sia decaduta inseguendo chimere produttive, scuole come aziende, e così via, è un’altra storia, ovviamente. E, certamente, conta anche la preparazione dei docenti e l’eccessiva infiltrazione della famiglia dove invece dovrebbe essere esclusa. La famiglia faccia la famiglia e la scuola la scuola. E che tutti gli atti intimidatori verso i docenti che bocciano da parte delle famiglie siano perseguiti duramente, anche più di quanto non lo siano già. Lo Stato deve, o, almeno, dovrebbe, difendere i propri dipendenti e i giovani da simili famiglie. Su questo bisogna battersi.

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