Il Giornalismo che imbarbarisce: le cene di Renzi e il caso Moncler

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8 Novembre 2014

I quotidiani nazionali hanno cercato disperatamente di trovare un’angolatura prospettica da cui criticare le cene di autofinanziamento del PD  ma senza alcuna forza né sostanza teorica. “Ma è di sinistra una cena in cui i partecipanti devono pagare mille euro?” “Allora la politica è solo per i ricchi?” “Questo è il pubblico a cui ci rivolgiamo noi di sinistra?” Per non parlare poi dei commenti deliranti sui social network. Tutto ciò ha poco senso e si fa finta di rimanere sorpresi.

Renzi ha avuto la forza carismatica di rompere con la tradizione politica che dal dopo guerra ad oggi si è lentamente sgretolata lasciando spazio ai partiti personalistici. Incarna il tempo del presente culturale e antropologico. Lui vuole ciò che tutti vogliono, cambiare lo status quo. Tipico delle personalità carismatiche come insegna Emilio Gentile. La statura politica si vede poi strada facendo.

Il Presidente del Consiglio trova i suoi esempi politici oltreoceano e nel nord Europa. Con queste premesse non c’è da meravigliarsi se il suo partito organizza cene per autofinanziarsi.

I video, a tema cena PD, che mi è capitato di vedere sui siti web dei giornali più conosciuti mi sono sembrati un tantino imbarazzanti e forse anche imbarbarenti. Piccoli imprenditori con la voglia di appartenere e di farsi sentire, in qualche modo anche ingenui, che si vedono ridicolizzati perché hanno versato mille euro, e attaccati con domande indagatrici e mal poste. Qual è il fine ? Qual è il pensiero che sostiene tali azioni giornalistiche?

Cercando di riflettere su tutto ciò ho pensato bene di ridurre il problema all’osso chiedendomi: Qual è o quale dovrebbe essere la funzione sociale del giornalista ? Ho sempre pensato che chi rappresenta l’opinione pubblica dovrebbe incarnare il pensiero critico che de-costruisce per ricostruire, che educa alla coscienza civile e fa riflettere. La tendenza invece, ormai fin troppo consolidata, mi pare sia quella di generare un volume di informazione che consenta di esserci, ma se ne infischia della responsabilità.

Così come se ne è infischiata Stefania Giannini, nella famosa puntata di Report su Moncler. Un conto è discutere un processo economico, fare un discorso serio sulla delocalizzazione, la finanziarizzazione e la dipendenza dalla borsa, tutti temi su cui si può e si deve discutere, un altro conto è rivolgere l’attacco contro un marchio e addirittura contro una persona. Marx ne Il Capitale ha discusso un processo ma non ha criticato gli imprenditori uno a uno. Questo è gravissimo e poco rispettoso nei confronti non solo del legale rappresentante ma anche di tutte le persone che ci lavorano e che si sentono il dito puntato contro. Bisogna ragionare sui processi, non creare argomentazioni per un terrorismo individuale che non porta a nulla.

Troppa leggerezza e troppo poca sensibilità a cui bisogna fare molta attenzione se non si vuole continuare a conculcare una cultura disfattista e qualunquista che ci fa scendere tutti in piazza a gridare “vaff…..”. E poi ?

TAG: Gabanelli, Moncler, Stefania Giannini
CAT: Governo, Imprenditori

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