Fratello Giorgia

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2 Novembre 2022

Il neoeletto Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è un signore molto carismatico senza dubbio. Il suo carisma si vede nelle decisioni che prende e dalla sicurezza che ostenta in ciò che dice, nei dialoghi colle opposizioni, soprattutto. Si vede che riflette prima di parlare. È un presidente che ha voluto subito far capire di che pasta è fatto. Il fatto che si faccia chiamare Giorgia è assolutamente secondario, in fondo c’era un noto sindacalista alcuni anni fa che era noto come Olga, ci fecero anche un blob memorabile, quei malandrini di RAI3.

È un po’ come Il Maggiore Barbara, anche perché Giorgia e i suoi Fratelli, nelle intenzioni del Presidente, sono un po’ l’Esercito della Salvezza, per riportare il paese corrotto e allo sbando sulla retta via, nel nome di Dio, Patria e Famiglia. E si comincia subito non affrontando i veri problemi, naturalmente, per quelli ci vorrà un bel po’ di tempo per studiarli e per capire come si fa ad affrontarli, anche perché stando sempre all’opposizione non si è mai avuto il tempo di confrontarvisici (confrontarcivisi? confrontrarvicisivi? confrontarcivisivici! Grazie Trio!) e quindi di sapere come fare realmente per trovare i soldi, che, notoriamente, oltre che fatti sparire dai redditi di cittadinanza vanno anche usati, almeno per mantenere una parvenza di decenza, per fare le cose che vanno fatte. Quindi, in attesa di scoprire quali saranno le prossime azioni del governo, accontentiamoci della reprimenda verso quei ragazzacci dei rave o di chi contesta nelle Università. Abbiamo capito che il merito è uno dei baluardi su cui si fonderà questo governo. Merito ergo sum. E senza mascherine, per carità, il tempo di Carnevale è finito. Tanto i veri temi della scuola, della sanità, dell’economia, dell’uguaglianza possono attendere.

Noi siamo in attesa, un’attesa perenne che qualcuno si metta lì, di buona lena, e cerchi di capire e risolvere i problemi per quello che sono: problemi, appunto, rogne. Per esempio comprendere che il Ponte sullo Stretto non è solamente qualcosa che creerà centomila posti di lavoro, né uno di più, né uno di meno, come proclama il suo vice capitano e Ministro delle Infrastrutture, ma anche un’opera che avrà un impatto ambientale assai severo in un territorio fragile come quello intorno a Messina, che avrà bisogno di una manutenzione costante, perché sennò altro che Ponte Morandi, e quindi dei costi difficilmente sostenibili per la cittadinanza. Un territorio assolutamente sconosciuto dalla maggior parte dei politici, anche locali, che pensano che per fare un ponte basti schioccare le dita o metterlo su un plastico e vedere che fa figura.

Un ponte che non metterà in comunicazione l’Asia coll’Europa ma la Calabria colla Sicilia. Inoltre quanto costerà al cittadino di pedaggio, più o meno del traghetto Caronte che è già carissimo? E poi, è sicuro che il traffico non si ingolferà da una parte e dall’altra, soprattutto in periodo turistico, visto che si dovrà smaltire un traffico così denso su strade che ancora non esistono e che potrebbero continuare a non esistere perché il terreno intorno a Messina è una striscia di colline d’argilla, piena di belle pinete, ma che frana di continuo? Oltre naturalmente al problema dei costi di manutenzione già accennati. Spese, tutte queste, che forse non sarebbe meglio indirizzare in altre infrastrutture PUBBLICHE come gli ospedali siciliani e calabresi, che sono in stato di grave sofferenza? Cambierebbe qualcosa in questa prioritaria comunicazione che dura venti minuti via traghetto da Villa San Giovanni a Messina?

Presidente Giorgia, lei ha fatto l’istituto tecnico. Ha studiato i ponti? Non si sente un po’ sperduto in questa nuova veste che si è cucita pazientemente, nonostante i boicottaggi del suo vice capitano e di un ex cavaliere che, da bravi maschilisti quai sono, continueranno a toglierle il terreno da sotto i piedi per farla inciampare e poi dire che, se non c’erano loro, i suoi Fratelli non avrebbero avuto vita lunga? Lei è sempre stato nell’ombra, signor Giorgia, comodamente seduto in un’opposizione spesso fatta di urla scomposte, di proclami obsoleti, di bizzarre concezioni familiari, da lei ma soprattutto da parte dei suoi Fratelli, che in questo non si sono risparmiati. La logorrea molesta è una delle loro principali virtù.

Voglio dormire il sonno delle mele. (Federico García Lorca)

 

Vede, signor Giorgia, quei centomila posti di lavoro perpetui sarebbero molto più apprezzati dai cittadini se convogliati verso la sanità. Ma lei è in grado di distinguere la demagogia dalla necessità reale? Lei conosce bene le realtà della Sicilia o si ferma alla cartolina? Le persone a lei vicine che oggi sono ministre e che prima erano alla guida della Regione non hanno fatto una gran figura nel loro periodo di governo. Ma sono state premiate da lei con un ministero, certo, il merito è il merito. Si interroghi, si interroghi, signor Giorgia, davanti allo specchio delle sue brame; noi mele avvelenate non ne vorremmo, a dire il vero. Anche perché non si intravedono abbastanza principi azzurri a salvarci.

Si è parlato a lungo dei possibili conflitti di interessi di alcuni dei suoi ministri, per esempio il Ministro del Turismo Santanchè, che sarebbe forse incompatibile colle sue attività twigiste, anche se solo volesse tenere le quote del Twiga, o Crosetto, che di armi e di proventi che vengono dalla loro vendita se ne intende, e fa il Ministro della Difesa… Signor Giorgia, siamo ansiosi di sentirle dire qualcosa a proposito dello sfruttamento dei lavoratori, italiani e non, della gestione del territorio, delle acque, sulla politica estera, a parte il fatto scontato che non ci saremmo mossi di un millimetro riguardo all’alleanza atlantica, anche perché basta fiatare e lei da quella poltrona verrà immediatamente rimosso per magia da forze che non si vedono.

E poi sulle politiche agricole, sulla produzione autoctona. Ecco, un punto che mi è oscuro: ma se noi dovessimo consumare soprattutto o esclusivamente prodotti italiani (cosa che a me renderebbe felice perché adoro ciò che l’Italia produce, ma ogni tanto mi piace anche mangiare banane e ananas e bere champagne), si è chiesto perché analogamente i paesi che non sono Italia dovrebbero comprare i nostri prodotti e non fare la stessa cosa che propone lei, ossia consumare i propri prodotti e basta? A un certo punto alcuni paesi potrebbero dire: basta vino , spaghetti e parmigiano italiani. Ce li facciamo anche noi o ce li facciamo fare altrove taroccati (cosa che avviene già, peraltro), e i prodotti italiani fatti in Italia potete tenerveli. Chissà, forse anche le armi, che sono una bella fetta dell’export italiano. Ma certamente Crosetto conoscerà i canali per vendere meglio e al miglior offerente questi prodotti del Bel Paese e Santanchè twigherà i suoi lidi solo a turisti italici e patriottici o farà travestire i turisti stranieri da italiani per non dare nell’occhio.

Un’altra cosa che vorrei sapere è se ci saranno ancora in commercio quei vini colle etichette esibenti duci e führer coi loro motti edifikanti, in quelle botteghe oscure di Predappio o Rimini o Verona o se si tenterà l’export da qualche parte, dove la nostalgia è un sentimento quotidiano.

Siamo ansiosi di sapere come affronterà codesti temi caldi, signor Giorgia. Siamo ansiosi di darle una medaglia al merito, visto che per averla bisogna meritarla e che per lei il merito è un punto fermo. Il merito, che bella parola, basta saperla usare per il suo verso. Sa, io sono incontentabile, e mi merito di esserlo.

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CAT: Governo, infrastrutture e grandi opere

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