Che fine ha fatto la PDCommunity?
Negli ultimi giorni, sommersa dalle discussioni su Italicum e riforma della scuola, mi interrogavo sul ruolo della comunicazione all’interno del Partito Democratico.
Se l’esperimento della PDCommunity, gruppo di attivisti digitali formatosi in occasione delle Europee dello scorso anno e teoricamente destinata a svilupparsi in altre forme, ha avuto un ruolo certamente importante per vincere la competizione elettorale, e se ho salutato con piacere la pubblicazione di slide informative da parte dei parlamentari e del partito, credo che adesso serva un salto di qualità.
La comunicazione non può essere, per il PD, soltanto un percorso unidirezionale e in certa misura (legittimamente) propagandistico. Convincere l’opinione pubblica è fondamentale, non ci sono dubbi: ma altrettanto importante è rivolgersi a quella fetta di elettorato che non si accontenta di una slide, ma ha sete di approfondimenti seri e vuole essere messa nella condizione di capire i nodi delle questioni più importanti. Nel nostro circolo, solo per fare un esempio, vogliamo discutere di Italicum: nessuno di noi è costituzionalista, tutti ci arrangiamo con articoli più o meno buoni presi dai giornali o nella selva oscura dell’attuale sito del PD, e cerchiamo di capire che cosa si nasconda dietro alle accuse reciproche che membri del nostro partito si sono rivolti quasi quotidianamente per molto tempo. Non è facile avere un resoconto serio e dettagliato di quali siano davvero le problematicità del testo, i punti reali di discussione all’interno del partito, lo stato della discussione parlamentare.
Non sarebbe bello che la segreteria tecnica producesse dei documenti di approfondimento sui temi principali, da destinare ai circoli, per far sì che la discussione non si limiti a quella ripetizione di slogan e frasi fatte a cui negli anni ci siamo fin troppo abituati?
Non sarebbe, questo, un reale contributo alla creazione di una cultura della discussione costruttiva? Un modo per diffondere conoscenza, per creare vera coscienza critica?
E non sarebbe, forse, un buon modo per dimostrare anche ai più scettici che il Partito Democratico è un partito vero e che fa sul serio?
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