Per Poletti è meglio studiare subito e male, invece che farlo bene

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26 Novembre 2015

Meglio subito e male. Purché si faccia qualcosa, tanto conta il tempo non la qualità. Al netto di tanti fronzoli il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha lanciato il suo messaggio ai giovani studenti universitari: prendete i voti brutti, accettateli senza fiatare, infilate la laurea in tasca che è meglio. Un elogio della velocità che è un manifesto del renzismo.

Questa la sintesi del suo ragionamento:

Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21. Così un giovane dimostra che in tre anni ha bruciato tutto e voleva arrivare. In Italia abbiamo un problema gigantesco: è il tempo. Perché i nostri giovani arrivano al mercato del lavoro in gravissimo ritardo. Quasi tutti quelli che incontro mi dicono che si trovano a competere con ragazzi di altre nazioni che hanno sei anni meno di loro e fare la gara con chi ha sei anni di tempo in più diventa durissimo. Se si gira in tondo per prendere mezzo voto in più si butta via del tempo che vale molto molto di più di quel mezzo voto. Noi in Italia abbiamo in testa il voto, non serve a niente.

Ecco, ovviamente non penso che bisogna laurearsi a 30 anni e quindi credo sia giusto evitare tempi pachidermici per chi studia (salvo specifici problemi, si intende). Il mondo del lavoro è spietato e non attende nessuno: basta guardarsi intorno per capirlo. Allora in parte è bene dire che bisogna essere veloci per conseguire la laurea, perché è necessario presentarsi ai colloqui ancora con la freschezza dei vent’anni, che portano anche quella spensieratezza propria della gioventù durante il confronto con un datore di lavoro. Un approccio che può essere utile anche per accumulare esperienze, belle o brutte che siano. Tuttavia non credo sia così consigliabile imbarcare qualsiasi voto perché “bisogna andare di fretta”, mettere esami alle spalle e avvicinarsi alla discussione della tesi a discapito della qualità nella preparazione. Che dovrebbe restare la base per qualsiasi progetto di ricerca di occupazione.

Giuliano Poletti è quantomeno scivolato in un infortunio, forse preso dalla foga di insegnare ai giovani si è confuso. Magari avrebbe dovuto dire, “cercate di prendere 110 e lode prima possibile, perché se lo fate a 28 anni rischiare di essere fuori tempo massimo”. Ecco, in questo caso sarebbe stato difficilmente contestabile benché i ministri che indossano i panni de maestri di vita abbiano abbondantemente stufato. Perché è meglio che pensino a fare il proprio lavoro, offrendo opportunità effettive alle nuove generazioni risparmiando i predicozzi.

Chissà se Poletti dirà che è stato frainteso dalla stampa, che la sua frase è stata estrapolata dal contesto e quant’altro. In realtà, la sua affermazione – come ho accennato – esprime la quintessenza del pensiero renziano: fare qualcosa velocemente, perché va a fatta con celerità. A prescindere dalla qualità. Del resto anche per il governo è la velocità che conta, non il risultato.

TAG: giuliano poletti, Lavoro, Università
CAT: Governo, Occupazione

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