Regione Campania, il Tribunale accoglie il ricorso di De Luca
L’intricata vicenda politica del neo-governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca sembra volgere al termine. Alle 10 di questa mattina, Gabriele Cioffi, presidente della prima sezione del Tribunale civile di Napoli, ha firmato il decreto con il quale accoglie la richiesta di sospensiva della sospensione – si perdoni il giro di parole – dalla carica di Presidente della Regione, a seguito dell’applicazione della legge Severino.
Il sindaco di Salerno, in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci il 20 ottobre prossimo sulla legittimità del provvedimento dell’ex Guardasigilli del governo Monti, può tirare un sospiro di sollievo. L’accoglimento dell’istanza di sospensiva del provvedimento con cui il Premier Renzi nei giorni scorsi ha dovuto prendere atto dell’applicazione immediata della Severino dirada le nubi da Palazzo Santa Lucia e, almeno in parte, da Palazzo Chigi.
Un epilogo parziale, in attesa del verdetto della Consulta, ma che rappresenta per gli interessati una vittoria sostanziale e che permetterà comunque a De Luca di prendere pieno possesso delle sue funzioni di Presidente e dare alla Campania una giunta regionale.
É evidente che il Presidente della prima sezione del Tribunale di Napoli abbia tenuto in gran considerazione i due casi analoghi a quello di Vincenzo De Luca, ossia i ricorsi presentati dal Sindaco di Napoli Luigi De Magistris e dal consigliere regionale pugliese Fabiano Amati.
In entrambe le occasioni, il collegio giudicante ha ritenuto che la questione di legittimità costituzionale della legge Severino fosse non manifestamente infondata e ha rinviato, pertanto, la decisione ai giudici di Palazzo della Consulta.
L’accoglimento della sospensiva anche per il caso De Luca, sebbene non dia certezze circa il responso della Corte Costituzionale, consolida un orientamento. Sia la giurisdizione amministrativa che quella civile hanno ritenuto coerenti le perplessità e i dubbi sollevati dagli interessati sulla legge Severino. Il time-out della partita politica non durerà a lungo, ma cinque mesi sono lunghi. Mesi nei quali – situazione che non è mai accaduta – Renzi potrebbe anche forzare la mano, cogliere la palla al balzo e decidere di intervenire sulla legge, prima che la Corte si pronunci.
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