Renzi vuole una Rai sorridente che ci dice “va tutto bene”

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4 Agosto 2015

La riforma Rai non è solo questione di nomine. Per niente. Il progetto di Matteo Renzi va ben oltre: i nuovi dirigenti sono le teste di ariete per arrivare alla ristrutturazione del servizio pubblico. Un rimodellamento di Viale Mazzini a immagine e somiglianza del renzismo.

L’idealtipo è probabilmente il “giornalismo di rinnovamento” teorizzato dalla ministra Marianna Madia, che nell’ottobre del 2014 si rifiutò di rispondere alle domande in quanto non appartenevano alla non meglio identificata categoria del giornalismo di rinnovamento (in realtà si trattava di quesiti a lei sgraditi). Le notizie dell’ultima ora sulla riforma Rai confermano la tendenza: da viale Mazzini deve arrivare un messaggio “positivo”. Il servizio pubblico deve raccontare la nostra epoca con un altro stile. Quale sia questo stile, in realtà, resta ignoto. Con un minimo sforzo di fantasia possiamo immaginarlo: si tratta di un modello che deve mostrare il volto sorridente dell’Italia, rassicurandoci e dicendo che “va tutto bene”.

Del resto il problema non investe i programmi di intrattenimento, bensì riguarda quelli di informazione. L’opinione del presidente del Consiglio sul talk show è stata espressa con un tweet risalente al gennaio scorso. Una sentenza lapidaria. E adesso arriva la pena: con la nuova dirigenza devono essere rottamati, passando il testimone a una narrazione diversa, meno ansiogena.

Ecco, non spetta certo a me difendere il talk show, modello di una tv spettacolare che talvolta lascia poco spazio all’informazione. Insomma, il ‘pollaio’ – per usare un termine caro al presidente del Consiglio – non è un punto di riferimento intoccabile. Ma la questione è diversa. I ‘rumors’ parlano di una revisione talmente radicale da eliminare “l’ansia”. La sensazione è che dietro questa espressione si celi un disegno molto più ampio e assai preoccupante: una Rai assoggettata al buonismo, al messaggio positivo con la conseguente destituzione delle notizie brutte e cattive che popolano telegiornali e programmi di informazione.

Eppure, nel mondo ideale, il servizio pubblico sarebbe chiamato a informare i cittadini, rivelando notizie scomode, proponendo approfondimenti e raccontando tutto ciò che non funziona nel Paese. Se la riforma dei contenuti, prospettata da Matteo Renzi, andasse in questa direzione, allora sarei il primo ad applaudire e a battermi per la sua piena attuazione. Ma un presidente del Consiglio allergico alle critiche e ai “no” difficilmente accetterebbe un’informazione inflessibile. Perché in tal caso sarebbe più conveniente conservare il ‘pollaio’ in cui ci si becca senza badare alla sostanza.

Ma verrebbe da suggerire al presidente del Consiglio, che bisogna farsene una ragione sul ruolo di ‘cane da guardia’ dell’informazione. E quindi se esiste la povertà, se aumenta la disoccupazione, se cresce il disagio delle periferie, bisogna raccontarlo, senza ricorrere dolcificanti. E anche al costo di apparire come dei “gufi” pessimisti che vedono solo le cose negative. Perché, purtroppo, se la realtà è difficile non si deve imbellettare con qualche favola.

TAG: Matteo Renzi, rai, riforme
CAT: Governo, Partiti e politici

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