Mattarella, sarà l’ultimo discorso da Presidente?

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31 Dicembre 2021

Stiamo per assistere al discorso di fine anno del Presidente Mattarella, a reti unificate, sarà l’ultimo? Probabilmente sì, anche se qualcuno spera ancora che il Presidente si sacrifichi e resti al suo posto fino alla fine della legislatura, ipotesi molto difficile. Ancora qualche settimana e si conoscerà anche il futuro del Presidente Draghi, tre gli scenari possibili: Draghi al colle, Draghi continua la sua opera come Presidente del Consiglio, Draghi si occuperà di tutt’altro, magari dopo un po’ di riposo, penserà a qualche incarico in Europa.

Ora mi chiedo, dopo tutto quello che è stato fatto, dalla gestione della pandemia, (sì d’accordo su qualcosa si poteva fare meglio, ma cosa non è perfettibile?) alla conduzione del PNRR con gli obbiettivi raggiunti, il tutto con una squadra di ministri che non hanno fatto rimpiangere i passati governi Conte 1 e 2 (Dio ce ne scampi), non vado oltre. Vale la pena sacrificare un leader di tale portata, per i pochi mesi necessari a portare a termine la Legislatura o peggio ancora farne a meno tra poche settimane?

Si dice che il Presidente della Repubblica abbia poteri limitati, ciò risponde a verità per il passato, dal centrismo, passando da tangentopoli, fino al bipolarismo della Seconda Repubblica, ma per i due ultimi presidenti Napolitano e Mattarella non è più stato così. Il primo, si può essere d’accordo o meno, è stato l’artefice di un patto per la salvezza finanziaria del Paese con la nomina di Mario Monti al Governo. Il Presidente Mattarella ha tenuto a freno l’ondata populista e le tesi anti Euro, non con poche difficoltà nei governi Conte (Dio ce ne scampi di nuovo) per arrivare poi al miracolo Draghi. A me sembra che ci si trovi in questi due casi ad un presidenzialismo di fatto. Anche il ministro Giorgetti, sponsor di Draghi al Quirinale, teorizza per lui un ruolo come capo di un semipresidenzialismo de facto, ipotesi bocciata però dallo stesso Draghi, nella recente conferenza stampa, dove invece rimarca il ruolo indicato nella Costituzione.

Nel mio mondo dei sogni l’ipotesi di un prolungamento dell’incarico a Mattarella, con Draghi Primo Ministro, fino alla fine della legislatura e poi al Quirinale, è il sogno più bello. Sognare è gratis, quindi è meglio farlo alla grande, ma poi ci si desta e bisogna essere realisti..  Resta un bel sogno.

Per cui meglio tenerci Draghi per altri sette anni con la squadra di governo attuale, guidata da una persona che garantisca continuità, osservata speciale dall’alto del Colle dal Presidente de facto.  Poi nel 2023 che i partiti si scannino pure, con la responsabilità di non disfare quanto fatto di buono fino ad ora e auguriamoci fino a fine legislatura. Intanto ascoltiamo l’ultimo (sigh!) discorso del Presidente Mattarella.

TAG: Draghi, Mattarella, quirinale
CAT: Governo, Quirinale

Un commento

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  1. aldo-ferrara 2 anni fa

    Mi inserisco nella discussione non tanto perchè sia esperto di Colle ma nella mia lunga vita ho assistito a tutte le elezioni del Quirinale, a far tempo dalla successione Einaudi con Gronchi nel ’55. 1- il tam-tam elettorale era sempre sotto le righe, come si conveniva nella primissima Repubblica, riservando in Aula i colpi di scena. Clamoroso fu quello del 1971 con l’elezione a sorpresa di Saragat e prima la bruciante sconfitta di Merzagora. Oggi se ne parla da un pò, forse al solo scopo di bruciare i e le canditati/e. E la lista si è fatta ormai lunga.2- in un regime politico instabile e privo di legge elettorale che possa consegnarci una guida continuativa, ci si affida alla stabilità innata del sistema politico che, con Napolitano, ha fatto la comparsa in scena, abilitando figure politiche destinate all’archivio al ruolo di trasmigratori lenti verso un nuovo assetto che non c’è. Dunque di fronte a un salto nel buio, si preferisce il sano comandamento della politica moderata dei lenti passi. 3- L’operazione “secondo mandato”, esordita con Napolitano, garante della stabilità a fronte dell’imperversare dei neofiti della politica, viene riesercitata con prudenza questa volta. Detta prudenza nasce sin dal 19 settembre 2019 quando il Governo fu ribaltato (PD al posto della Lega) lasciando Conte al governo come per dare la sensazione, solo quella, della stabilità a fronte di un cambiamento radicalissimo. 4- Era il segnale che servivano gli allora 300 voti dei 5S ( ora decurtati di 60 unità circa) per il rinnovo della ” Stabilità” che porta nome , cognome, indirizzo.
    https://www.glistatigenerali.com/partiti-politici_presidente-della-repubblica/crisi-di-due-forni-ne-e-rimasto-uno-solo/

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