Un dì quando le Veneri il tempo avrà fugate
La nostra Venere tutta italica, quella di Open to meraviglia è tornata dalle ferie. D’altro canto è fine agosto. Ed è tornata per dirci che ha girato tutto il mondo, e ha lasciato le sue tracce negli aeroporti, nelle piazze, un po’ dovunque nel pianeta, invitando gli stranieri a farsi una scorpacciata di meraviglie qui da noi. Sembra un po’, non so se ve lo ricordate, la pubblicità della BP degli anni Settanta:
Scappa con Venerissima!
Anche qui, io, se fossi stato nella testa dell’Armando Testa, avrei approfittato degli ultimi eventi e avrei messo una Venere meno sorridente, anche perché l’originale non sorride, è impassibile, forse ancora un po’ stupita per essere arrivata lì, sulle spiagge di Cipro, spinta dal soffio di Zefiro.
Meno sorridente e coi vestiti bruciacchiati, visti gli incendi che hanno funestato la Sicilia, un po’ di macchie nere di carbone sul viso come maquillage. Meno sorridente anche perché avrebbe dovuto tenere uno scontrino in mano con tutti i balzelli imposti dai ristoratori agli avventori, cerchiati di rosso. Meno sorridente anzi, proprio incazzata, coi gestori delle spiagge, che facevano pagare il lettino e l’ombrellone a prezzi oltre i limiti della decenza. Meno sorridente e con un occhio nero per essere stata stuprata da un branco. Meno sorridente perché circondata da montagne di immondizia. Meno sorridente perché in coda agli aeroporti o alle stazioni o stupefatta per trovare musei e altri monumenti chiusi per ferie la fine settimana.
Perché, sempre coi capelli scompigliati da Zefiro, se sorridi e mostri un paese che non è sempre quello che pubblicizzi poi la gente che ti ha creduto ti fa veramente gli occhi neri.
Ma la nostra Saint in What, che tutto vede e a tutto provvede dalla sua bella Twiga, dove ombrelloni, tavoli e lettini costano un botto col botto, vive nel paese delle meraviglie, dove tutto è open, secondo lei.
E, da grande piazzista, un po’ nei guai coll’Agenzia delle Entrate, ultimamente, vuol mostrare l’Isola che non c’è. Ossia, l’Isola c’è, ma c’è pure un corollario di disservizi che metà basta.
Mi piacerebbe vedere Venerella nostra che fa free climbing (uso il termine inglese perché a Saint in What sono sicuro che piace) sul prossimo Ponte di Messina, per poi fare il salto bunghio (bungee jumping, sempre per far piacere alla Saint) fin quasi a toccare la bocca di Cariddi, che per un pelo non ti afferra e ti porta nell’abisso, un’experience indimenticabile.
Ma anche una Venerella pescivendola che finalmente apre bocca e grida “Pesce! Pesce morto e risuscitato! Granchi blu a 30 euro!” (cadauno, ovviamente, perché i ricchi sono meglio perché sono ricchi), sarebbe un colpaccio. E un’altra Venerella che invece ricorda ai turisti sessuali che esistono le malattie, per l’appunto, veneree, colla faccia tutta chiazzata e in mano un profilattico per ricordarsi di usarlo. Sì, si può anche mettere in evidenza un profilattico xl, brindiamo all’ottimismo.
O una Venerella finalmente svestita, libera di quegli orrendi stracci che le hanno messo addosso (forse perché poi Facebook censura le immagini nude, anche se d’arte?), che dice, sfinita: “adesso posso tornare, finalmente, a fare il mio mestiere di dea dell’amore nel quadro?”
Venerella, Venerella, sempre in moto
Venerella, su in soffitta, giù in cantina
Disfa i letti, vai in cucina
Lava i piatti, il fuoco accendi
Poi lava, stira e stendi, Venerella.
Ho trovato, ho trovato
Il vestito è un po’ antiquato
Ma se noi ci diam da fare
Si può rimodernare.
Con un bel nastro intorno
E del punto a giorno
Potrà alla festa andare, divertirsi e ballare
E sarà fra tutti quanti la più bella!
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