L’assenza del Miur a Lampedusa: una precisa idea di scuola

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4 Ottobre 2018

Alla celebrazione del quinto anniversario della strage di Lampedusa, quella che notoriamente trasformò il Mediterraneo in un  cimitero, mancavano le istituzioni italiane. Soprattutto mancava il MIUR. Un’assenza studiata, deliberata, volta a dimostrare un preciso programma di governo: ci sono vite di serie A e vite di serie B, morti da commemorare e morti da dimenticare. È esecrabile non solo la diserzione istituzionale, ma soprattutto il messaggio che arriva alle nuove generazioni, della cui educazione il MIUR dovrebbe (pre)occuparsi. Che abbia voluto assentarsi il Ministro dell’Interno, passi: è palesemente grave, ma è, purtroppo, così che si cavalca il favore di un elettorato xenofobo, è così che si inocula il germe della paura per il diverso, cancellando il tema del rapporto con l’Altro dall’agenda di governo, eliminandolo dagli “affari interni” cui dedicare tempo. Un vulnus insanabile, invece, è quello inferto dal MIUR, perché quella del Ministro dell’Istruzione si configura come un’assenza subdolamente strumentale, attraverso la quale filtra un’idea di scuola. Questo atto parla chiaro: la scuola italiana deve essere la scuola delle competenze, delle nozioni, delle equazioni, delle notti dei ricercatori e delle olimpiadi di fisica, scienze, italiano, delle prove Invalsi e dei test che monitorano il grado di competitività dei nostri studenti sul mercato del lavoro. Solo questo deve essere la scuola nazionale, anzi, deve guardarsi bene dal destare anche il minimo sospetto che possa, invece, diventare luogo in cui si rifletta sulla dignità delle persone, sul senso umano della vita e della morte, sui valori della solidarietà. E perché non si corra il rischio che qualche docente “politicizzato” parli di queste assurdità in classe, il messaggio deve essere inequivocabile: disertare Lampedusa!

Strani programmi quelli del MIUR: promuovere lo studio del concetto di cittadinanza, sì, ma se è digitale; difendere i diritti che valgano dentro i confini di uno stato sovrano e – lo dicono i fatti – rimuovere i principi di quelle “leggi non scritte” che sono incise nella natura umana e in nome delle quali Antigone si è fatta ammazzare. Onorare i defunti è legge non scritta, una di quelle che né ora né ieri, ma sempre vivono e nessuno sa da quando apparvero (Sofocle, Antigone, vv. 456-457). E dirlo in classe è un obbligo morale. Sottolineare agli studenti che l’assenza del MIUR è stata un atto colpevole è una constatazione inevitabile. In questo momento storico, di oblio del passato, di emarginazioni volute, di riabilitazione della cultura della forza e del “me ne frego” come principio-guida, forse più che mai servirà ricordare ai ragazzi che tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza (Dichiarazione universale dei diritti umani, art.1).

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