Se Husserl diventa paradigma dell’economia digitale e della conoscenza

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12 Aprile 2023

Nell’osservazione empirica dei comportamenti delle imprese, in un mercato libero e competitivo,  entra di diritto il ruolo assiologico interpretato dalle aziende.

In modo particolare “molto conta  la funzione e la fruzione della comunicazione e del suo linguaggio a supporto della reputation quale leva per l’incremento del brand e di ciò che esso rappresenta: la storia, il territorio e la sua cultura.”

A dichiararlo Massimo Lucidi – giornalista e presidente di una Fondazione No Profit , la E- Novation, la quale si occupa di promuovere il valore del territorio, da un punto di vista storico, paesaggistico, architettonico, ed ovviamente anche economico

 

 

“La comunicazione, anche e soprattutto oggi quella digitale – aggiunge Lucidi – è tuttavia una condizione da cui  non si può prescindere, senza un’etica del sentimento”.

Queste parole, pronunciate durante un interessante incontro tenutosi a fine Marzo a Villa Miremont a Rignano Flaminio, aprono un’ interessante prospettiva sul modo con cui comunicare non più solo i prodotti dell’industria materiale, ma anche il patrimonio storico, filosofico, psicologico, sociale e politico di una nazione come la nostra.

L’occasione, proficua circostanza in cui è stato possibile garantire il matching tra cultura ed impresa,  ha posto quindi in rilievo l’unità di storia e affari, cultura e fatturato. Rendendo plausibile una fusione a freddo o almeno una pacifica convivenza tra la cultura ed economia.

Nell’occasione, declinando concretamente la  rappresentazione del patrimonio storico della villa, repertando le sue bellezze e annoverando pure  il valore simbolico dell’incontro tra imprenditori, per valorizzarne il brand.

Lucidi ha spiegato perché nella società dell’economia digitale e della conoscenza, quello che conta, nella cultura come nell’economia, è  la reputation. Reputation che si dispiega secondo il linguaggio delle emozioni, di cui antesignani sono  Brentano e Husserl che sostengono come proprio le emozioni siano la chiave di volta per definire cosa sia il bello e il giusto nelle azioni dell’umano.

L’etica delle emozioni è fenomenologia della conoscenza nel tempo dell’economia digitale e della conoscenza; valore aggiunto per consentire alla cultura di riappropriarsi del ruolo che le compete.

Un processo cognitivo che si declina  in modo intersoggettivo contribuendo a delineare una nuova identità culturale e una nuova forza economica, strutturata, fondata sulla bellezza, con forte appeal sul pubblico, ragionata dalla forza dei numeri, potenzialmente dalla parte di chi investe sulle radici della nostra civiltà, e certamente in grado di elevare la storia e la cultura a volano economico, con una alta resa e un costo più contenuto

 

 

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