FAMILY BUSINESS – Dai Bocconi ai Monzino, quando l’impresa ha il cuore sociale
Nel mondo si muore principalmente di cuore (ca. 18 milioni di persone all’anno) e di tumore (ca. 10 milioni) [world deaths by cause] e per entrambe le patologie l’Italia è particolarmente attiva, impegnata e all’avanguardia. Tanto popolare è l’impegno nella lotta ai tumori, con lo IEO fondato da Umberto Veronesi, quanto meno noto è uno dei nostri maggiori centri di eccellenza nel combattere infarti e ipertensione, nato dall’impegno sociale di una delle famiglie imprenditoriali che il 1900 ha regalato all’Italia.
Ma facciamo un passo indietro, al 1836 in quel di Lodi, dove nasce Ferdinando Bocconi che neanche ventenne avvia col padre ed il fratello la vendita ambulante di tessuti e mercerie per le strade di Milano. L’abilità commerciale e l’equilibrio vincente tra prezzo e qualità dei tessuti permettono in 10 anni di aprire bottega in via Santa Resegonda, in quello che oltre un secolo dopo diventerà il Quadrilatero della Moda. Il successo continua, l’impresa dei Bocconi cresce e con essa i negozi, il principale dei quali ora è in Piazza Duomo, con 1.400 dipendenti (!) che mostrano ai clienti stoffe, abiti confezionati, biancheria, merceria, giocattoli, oggetti di arredamento e profumeria. La formula commerciale – concepita in vero a Parigi da Aristide Boucicaunt – di un edificio che vendesse tutto quello che era necessario alle famiglie borghesi con un prezzo fisso per ogni merce, si rivela vincente.
Ferdinando capisce per tempo che la dimensione di impresa è direttamente correlata alle competenze manageriali necessarie per gestirla. Per questo non solo farà studiare i figli in Svizzera e li farà soggiornare per diversi periodi in Europa e in America prima di inserirli in azienda, ma fonderà un istituto universitario per l’educazione all’economia, al commercio ed alle lingue, intitolato al primogenito Luigi, dato per disperso nel 1896 nella zona di guerra italo-etiopica. Nasce così l’Università Commerciale Luigi Bocconi, la cui prima sede sarà in Largo Treves (vedi foto). Ferdinando non fa a tempo a veder brillare le bombe del primo conflitto mondiale, né il declino dei Magazzini che obbligherà suo figlio Ettore a vendere, ancor prima della fine della guerra, all’allora trentasettenne Senatore Borletti, già imprenditore di seconda generazione nei campi del lino e della canapa.
Consigliato dall’amico personale Gabriele D’Annunzio, Senatore celebra il rilancio dei Magazzini Bocconi col nuovo nome di Rinascente. Oltre all’imprenditorialità familiare nel tessile, la storia dei Borletti incrocerà diverse traiettorie della storia economica italiana, dal fallimento della Banca Italiana di Sconto (nata per spingere il credito industriale in opposizione al Credito Italiano ed alla Banca Commerciale Italiana, che tenterà anche vanamente di scalare) all’eccellenza nella meccanica di precisione con le Officine Fratelli Borletti (con cui Aldo, fratello di Senatore, darà vita al famoso marchio Veglia), alla presidenza della Mondadori cui garantirà stabilità finanziaria e porterà in dote relazioni politiche di primo ordine, fino alla scalata della SNIA Viscosa, glorioso e defunto pezzo della chimica italiana, quotata alla Borsa di Milano dal 1922 al 2010.
Ma il segno più popolare i Borletti lo lasceranno appunto con la Rinascente, rinnovando la formula di Ferdinando Bocconi e puntando sull’eleganza degli spazi di vendita e su un rapporto qualità prezzo che democratizzasse il lusso, coprendo così il mercato con un’offerta attrattiva per buona parte delle fasce sociali. Gli intrecci familiari nella gestione della Rinascente saranno molteplici. La sorella di Senatore, Antonia, sposerà Umberto Brustio che guiderà di fatto i grandi magazzini e metterà presto gli occhi sul cognato di suo cognato, Franco Monzino fratello di Virginia, moglie di Ferdinando Borletti, fratello di Antonia.
Il ragionier Franco (diminutivo di Francesco Emanuele), classe 1891, milanese (ma nato a Celle Ligure), familiarizza presto col modello di business di Rinascente, diventando così il candidato ideale di Umberto per stressare la formula del business e spingere su un ampliamento della gamma prodotti e della velocità di rotazione sugli scaffali per arrivare alle fasce più popolari. Rigorosamente distinto dal marchio Rinascente, nasce così nel 1928 la Unico Prezzo Italiano Milano, più nota col suo acronimo UPIM.
Che il successo dell’impresa si diluisca nella famiglia allargata a Franco però non va giù. Forte dell’esperienza maturata, sulla quale innesta una soluzione organizzativa innovativa per l’epoca – la centralizzazione degli acquisti e la sua separazione dall’articolata ed efficiente struttura di vendita – Franco chiama a raccolta il fratello Italo, il di lui suocero e la sorella Virginia e fonda nel 1931 la Società Anonima Magazzini Standard, meglio conosciuta dal 1937 come STANDA (italianizzazione imposta dal fascismo al troppo inglese standard).
Il successo è immediato e la crescita incrocerà a più riprese quella parallela della Rinascente (incrocio particolarmente delicato da un punto di vista delle regole di concorrenza del libero mercato, data la parentela tra i Monzino e i Borletti), soprattutto sul fronte dei fornitori (spesso comuni), della ricerca di personale qualificato (che si ruberanno a vicenda) e su quello delle migliori localizzazioni per i nuovi negozi. Rispetto ai Borletti – più ricchi, con una più lunga storia imprenditoriale alle spalle e con una tradizione nella finanza e nella politica – i Monzino eserciteranno un’imprenditorialità ben più sociale. Lo stile gestionale di Franco sarà improntato al paternalismo tipico degli imprenditori di prima generazione, vivendo la responsabilità sociale come stato mentale: per i suoi dipendenti istituirà premi di produzione e di anzianità, viaggi premio all’estero, premi per le maternità, cure in montagna e al mare e pensioni integrative aziendali. All’apice dei migliori bilanci di sempre, Franco morirà prematuramente a soli 62 anni e verrà sepolto, come da volontà testamentarie, nel cimitero di Musocco accanto agli operai e agli impiegati della sua impresa.
Suo fratello Italo proseguirà l’opera, sia imprenditoriale (fino alla cessione nel 1966 della Standa alla Montedison) che sociale, sposando e finanziando nel 1981 l’idea presentatagli da Cesare Bartorelli di creare il primo ospedale in Europa dedicato esclusivamente alla cura delle malattie cardiovascolari, un «ospedale per il cuore» come lo chiamava Italo. Nasce così il Centro Cardiologico Monzino, la sede principale delle attività di formazione pre- e post- laurea della cattedra milanese di Cardiologia e di Cardiochirurgia, con le relative scuole di specializzazione. L’eccellenza della ricerca ed il contributo distintivo del Prof. Bartorelli porteranno il Monzino nel mirino medico-scientifico dello IEO di Umberto Veronesi, che lo acquisirà nel 2000.
E’ così che un venditore ambulante di tessuti ha regalato all’Italia la più prestigiosa università privata del Paese ed il fratello di un ragioniere, finito per amore in una delle famiglie italiane più influenti del 1900, ha creduto e investito in un centro di eccellenza nello studio e nella cura della seconda causa di mortalità globale.
Per la cronaca, La Rinascente – dopo essere passata per le mani degli Agnelli – appartiene oggi alla conglomerata thailandese Central Group, fondata nel 1947 da Chirathivat Thiang , imprenditore di origini cinesi che ha thailandesizzato il cognome Chang e la cui famiglia è oggi la terza più ricca del Paese (fonte Forbes).
La Standa – dopo essere passata anche per le mani della Fininvest – come marchio non esiste più dal 2010. I suoi resti nel retail dell’alimentare sono confluiti nel gruppo tedesco REWE (60 miliardi di Euro di fatturato), che ha ri-brandizzato i negozi rimasti col marchio austriaco Billa.
Un commento
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Interessante, ma via Santa Resegonda non esiste a Milano, c’è via Santa Radegonda, dove appunto c’è la Rinascente, ma fuori dal Quadrilatero della Moda.
Il marchio Billa non esiste più da anni in Italia, dove i suoi supermercati sono stati venduti a CONAD e a Carrefour.