Il lungo viaggio dal nazismo allo sfruttamento dei fondali oceanici
Coautrice: Gelena Katkova
Amsterdam, dicembre 1942. Nonostante i rigori dell’inverno ed il perdurare della guerra è una giornata di festa. L’ufficiale delle SS Pieter Schelte Heerema si sposa, intorno a lui solo visi allegri. Ha un buon lavoro: compila le liste degli olandesi che vengono deportati in Europa orientale a lavorare come schiavi nelle fabbriche del Führer[1], e per la fine della guerra ha già dei progetti solidi – la sua azienda di trading di prodotti petroliferi, costruita con bravura e pazienza in Venezuela all’ombra del partito nazionalsocialista lo attende.
Un anno più tardi, quando gli Alleati sbarcano in Normandia, lui cambia casacca e, per un certo periodo, apparentemente collabora con la Resistenza olandese ma, nel 1944, scappa e si nasconde in Svizzera, dove verrà arrestato, il 25 luglio del 1946, condannato a tre anni di prigione per il suo passato nazista[2], e poi rilasciato anzitempo, nel novembre del 1946[3], di modo che lui possa portare in tutta fretta la sua famiglia (la moglie e, col tempo, cinque figli) a Maracaibo ed iniziare una nuova esistenza[4].
Pieter Schelte, quando ciò accade, ancora non lo sa, ma con lui alla guida, e poi i suoi figli, diventerà uno dei gruppi di engineering petrolifero più importante del mondo, riuscirà a sostenere la fiamma del nazismo nei cuori di molti europei, finanziando partiti e giornali, la sua azienda, all’inizio del 21° secolo, sarà in prima linea con uno dei progetti di distruzione più importanti della storia del pianeta: lo sfruttamento minerario ed industriale dei fondali oceanici. E tutto questo senza aver mai rinnegato, nemmeno per un momento, la propria ideologia nazionalsocialista[5].
La resurrezione tedesca dopo il 1918
Uno dei motivi principali della disfatta della Germania nella Prima Guerra Mondiale fu certamente il fatto che nessuno era stato in grado di prevedere quanto il conflitto sarebbe costato in termini di armi, di munizioni, di cibo, di carburante, di prodotti farmaceutici, di distruzioni di infrastrutture edili, agricole ed industriali[7]. La Germania era completamente dipendente dal commercio internazionale per tutti i generi di prima necessità, sicché gli alleati inglesi e francesi, specialmente a partire dal 1916, con un Blocco Navale davanti al Canale di Gibilterra, costrinsero Austria e Germania alla fame, al freddo, a battersi a mani nude[8].Negli anni della preparazione alla Seconda Guerra Mondiale, i gerarchi nazisti si prepararono minuziosamente per evitare che ciò potesse accadere nuovamente, ed a questo scopo: a) riunirono tutta l’industria chimica sotto un solo cartello, ed immediatamente sotto un solo gruppo industriale (IG Farben, che comprendeva ciò che oggi conosciamo come Bayer BASF, Höchst, AGFA ed alcune aziende minori[9]); b) fondarono una holding industriale e commerciale a Basilea – in un paese neutrale, chiamandola dapprima IG Chemie, con 290 milioni di Franchi Svizzera di capitale (la più grande del mondo) e poi, vista l’evidenza del collegamento con IG Farben, Interhandel AG[10] – un’azienda, la cui efficienza è stata tale, da impedire per oltre mezzo secolo, dopo la fine della guerra, di scoprire come funzionasse, quali proprietà avesse, quanti soldi avesse speso e per farne cosa[11].
Parallelamente, ogni forza economica, finanziaria, industriale e commerciale della Germania nazista si impegnò per costituire società all’estero (specialmente in Africa, in Sudamerica e Vicino Oriente) che, anche in caso di un nuovo conflitto, fossero in grado di rifornire sia i civili che l’esercito tedesco impegnato in guerra[12]. Interhandel, a Basilea, agiva principalmente attraverso una piccola banca locale, la Eduard Greutert & Cie. AG Basel[13], che dopo aver cambiato nome diverse volte, ed essere stata acquistata da una famiglia svizzera, oggi si chiama Baumann & Cie. KmG[14].
La banca Eduard Greutert era stata fondata da Hermann Schmitz (che è stato anche il fondatore della IG Farben[15] ed il teorico della necessità dell’affermazione di un partito totalitario in Germania[16]), il capo della multinazionale Metallgesellschaft che, a partire dal 1920, ha dapprima inventato il sistema dei paradisi fiscali e della finanza offshore, ed è poi diventata la principale leva grazie al quale l’intero sistema economico della NSDAP ha funzionato[17], specie nel complesso compito di procurare all’industria bellica il carburante, le parti meccaniche ed i minerali necessari[18].
La concentrazione dello sforzo industriale, bancario e commerciale nell’ambito di un unico progetto, guidato dall’aperta intrusione del NSDAP in ogni attività economica, coordinata allo scopo di portare la Germania al di sopra del livello delle nazioni vincenti nel 1918, ha dato dei risultati fenomenali – e questo senza che gli Alleati percepissero realmente questa crescita, perché i dati ufficiali, essendo parcellizzati in mille entità offshore, erano noti solo ai gerarchi tedeschi[19]. Rispetto all’inizio del primo conflitto mondiale, la forza d’acquisto di ogni cittadino tedesco era salita del 55,4% nel 1937 – e questo nonostante il crollo verticale della crisi del 1929[20]. Crescendo a ritmi che in alcuni anni, a ridosso della Seconda Guerra Mondiale, supereranno il 10% annuo, mentre la produzione industriale, tra il 1936 ed il 1939, crescerà di oltre il 16% l’anno senza che nessuno degli altri indicatori, mediamente, cresca più del 4,5%[21].
Il modello aristocratico della élite industriale olandese
Lo sviluppo dell’industria e della finanza olandese è molto simile a quella tedesca, e nasce con l’accordo tra tutti i principali produttori di carbone che, nel 1896, avevano fondato la SHV Steenkolen Handels-Vereeniging, che è ancora oggi una delle più grandi industrie olandesi[23] e che, dopo la Prima Guerra Mondiale, invece di puntare sulla chimica, come i soci di IG Farben, insieme ai giganti tedeschi Thyssen, Krupp e Haniel aveva scommesso tutto sui commerci sul Reno, l’energia e l’acciaio[24].Pieter Schelte Heerema era emigrato giovanissimo a Maracaibo, in Venezuela. Dopo gli studi di ingegneria navale a Delft, nel 1931 aveva accettato un incarico alla NMH Nederlandse Maatschappij voor Havenwerken (l’azienda che si occupava dell’amministrazione dei porti di proprietà olandese) che gli aveva fatto girare il mondo: Portogallo, Canarie, Persia, Venezuela – dove aveva deciso di restare[25], andando a lavorare per Hidraulica Venezolana SA, un’impresa che lavorava per compagnie petrolifere olandesi, britanniche e nordamericane[26] e che, dopo la guerra, è stata travolta dal fallimento del Banco Germánico de l’América del Sur (una banca argentina di proprietà della Dresdner Bank[27]) e della Deutsche Überseebank (attiva per la Deutsche Bank in tutto il Sudamerica[28]).
Alla fine della guerra, dopo alcuni mesi in prigione (a causa delle sue azioni come SS) in Svizzera, è tornato a Maracaibo, dove ha fondato la sua azienda di engineering navale (HCM Heerema Marine Contractors) grazie a del denaro di cui aveva misteriosamente la disponibilità in Venezuela e grazie al sostegno di 1500 ufficiali e sottufficiali nazisti in fuga dalla Germania occupata e che, grazie al gruppo Heerema, si rifecero una vita lavorando nell’ingegneria nautica e petrolifera in Sudamerica[29].
Heerema dispone dei brevetti più moderni sui sistemi di costruzione di piattaforme petrolifere e di oleodotti sottomarini, che gli permettono, in soli 15 anni, di tornare in Olanda da miliardario, alla testa di un’industria tra le più avanzate del mondo[30]. Quando torna, è un membro rispettato e riverito dell’aristocrazia industriale olandese: lui e Jan Maria Fehmers fondano nel 1963 la prima TV privata olandese, trasmettendo con una stazione pirata da un’isoletta[31]. Pieter Schelte apre un ufficio a Wassenaar, una località sul mare tra L’Aja ed Amsterdam, e costruisce una villa accanto a quella dei proprietari del gruppo SHV[32].
Il fondatore di SHV è il commerciante di Utrecht Frits Fentener Von Vlissingen[33], che durante la Seconda Guerra Mondiale collaborerà strettamente con il governo tedesco, anche rappresentandolo in alcuni consigli di amministrazione della Svizzera, come quello di EiBa Bank[34] che, alla fine del conflitto, come Interhandel[35], la Deutsche Länderbank[36] (controllata da IG Farben, Interhandel e Eduard Greutert & Cie.[37]) verrà assorbito dalla SBG Schweizerische Bankggesellschaft[38] che, in quel modo, da piccola banca provinciale, in una notte divenne (con il nome UBS) la più grande banca svizzera ed una delle cinque più grandi d’Europa[39].
SHV e la famiglia Fentener Von Vlissingen appartengono tuttora all’aristocrazia economica olandese[41], che è un piccolo gruppo di famiglie, tutte collegate tra loro. La famiglia Heerema aveva a che fare con loro anche negli anni della Seconda Guerra Mondiale – ad esempio attraverso Cees De Bruin, uno dei patriarchi della SHV di Fentener Von Vlissingen che collaborava con il gruppo Heerema[42], oppure Jan Marie Fehmers, che diresse la banca ebraica Teixeira de Mattos dopo che era stata “arianizzata”[43] e che, nell’immediato dopoguerra, venne coinvolta in un enorme scandalo proprio insieme a SHV ed Heerema[44].I legami tra la vecchia aristocrazia industriale olandese ed i sopravvissuti tra coloro che avevano guidato il boom economico nazista sono cresciuti e si sono consolidati dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Uno dei grandi miliardari tedeschi del 20° secolo, il fondatore della catena di supermercati Metro, l’ex sottufficiale delle SS Otto Beisheim[45], è colui che nel 1967 ha creato l’alleanza tra Metro e SHV Holdings in Olanda, dando vita al gruppo Makro[46] che, a partire dal 1972, è presente soprattutto in Venezuela[47], dove SHV Holdings e Pieter Schelte Heerema avevano collaborato già prima del conflitto[48].
Una solidarietà accompagnata ad una grande lealtà: prima dell’inizio della guerra, Frits Fentener Von Vlissingen, nella sua funzione di banchiere internazionale, ha contribuito ad occultare patrimoni tedeschi ed olandesi (da lui considerati un solo paese) nelle casseforti delle isole caraibiche allora sconosciute alle autorità fiscali nazionali (Sint Maarten, Bonaire, Aruba, etc.), utilizzando un sistema di false fatturazioni che, dal 1939 al 1946, rese possibile occultare miliardi di dollari che, finito il vento di rappresaglia, erano a disposizione dei tedeschi e degli olandesi che, scappando dall’Europa, insieme a SHV Holdings, ricominciavano la loro avventura imprenditoriale dal Venezuela e dall’Uruguay[49]. I miliardi di dollari erano la quota che il dittatore Juan Vicente Gómez aveva pagato a tutti quei commercianti che, dopo la scoperta dei grandi giacimenti di petrolio nel mare di Maracaibo, avevano finanziato lo sfruttamento di quei giacimenti da parte dello Stato[50].
Maracaibo 1948: nasce Heerema Marine Contractors
Nella quasi totalità dei casi, questi legami non hanno nulla a che vedere con la politica, se non per il fatto che, negli anni 30 e 40, per opportunismo o per necessità queste famiglie avevano collaborato con il nazionalsocialismo[52]. Di ideologico, in quasi tutti i casi, non c’è nulla, e dopo la guerra resterà solo l’imbarazzo, affrontato con il tentativo, sostenuto anche dai nuovi partner industriali e commerciali d’Europa e del Nord America, di far dimenticare il passato al più presto possibile[53].Quanto a Maracaibo, i tedeschi ci si sono già trasferiti, con industrie e società commerciali, fin dall’inizio del 19° Secolo[54] e, nel 1889, hanno inaugurato l’esclusivo Deutsch-Venezolanische Klub, che riunisce i commercianti più importanti dediti all’import-export con la madrepatria[55]. Negli anni 20 e 30, a causa dell’aumento costante degli immigrati e dell’aperto sostegno goduto dal governo di Berlino da parte del dittatore Juan Vicente Gómez, vengono aperte una scuola tedesca a Caracas ed una a Maracaibo[56].
Alla morte del dittatore, però, il Veneuzela diventa apertamente antinazista, club e scuole vengono chiusi[57], ed i commercianti schierati dalla parte del regime, come Pieter Schelte Heerema, scappano e tornano in Europa[58]. Chi rimane sono i quadri del servizio segreto nazista, la Auslandsorganization del NSDAP, insediato a Maracaibo nel novembre del 1933[59], il cui referente venezuelano è Arnold de Margerie, un manager del gruppo Bayer a Maracaibo[60], e che continuano a curare gli affari di coloro che sono rientrati in Europa e magari, come Heerema, hanno incarichi al fronte[61].
Che i soldi ci siano, è un fatto: Pieter Schelte Heerema, arrivato a Maracaibo di nascosto e senza un soldo, nel 1948 fonda un’impresa di costruzioni specializzata nella costruzione e installazione di piattaforme di perforazione per l’industria petrolifera[62]. Roba costosa. Gli affari vanno bene, perché Heerema ha in tasca un’invenzione che migliora la base di supporto delle piattaforme petrolifere in condizioni meteorologiche avverse e che, ovviamente, rende il suo prodotto imbattibile[63]. Nei 12 anni successivi installa nel Lago di Maracaibo e nei Caraibi un centinaio di piattaforme di perforazione e produzione, insieme a un numero consistente di moli, banchine e ponti in cemento[64], dopodiché, vista la qualità dei suoi prodotti, ha fondato HCM Heerema Marine Contractors ed ha iniziato a costruire le piattaforme nel profondo e tempestoso Mare del Nord[65], introducendo navi gru monoscafo che ispirano gli ingegneri a progettare moduli più grandi, riducendo così drasticamente le ore di lavoro in mare aperto[66].
Considerando la pericolosità degli impianti, HCM incappa in pochissimi incidenti, il più famoso dei quali è recente, risale ad un contratto del 2014 con la multinazionale petrolifera Chevron. HCM deve costruire una piattaforma di trivellazione marina a circa 350 km a sud di New Orleans: il progetto, chiamato “Big Foot”, deve raggiungere le riserve di petrolio sul fondo del mare, a 1580 metri dalla superficie[67]. Sedici cavi d’acciaio, o “tendini”, fissati a moduli di galleggiamento e tenuti da 12 bulloni, rendono l’infrastruttura stabile[68].
Heerema fornisce e monta alcune di queste parti: il 29 maggio 2014 i tendini sono stati collegati, ma 9 di questi 16 affondano prima che vengano fissati, sicché la forza del mare riporta a riva gli altri 7 che, dopo un’analisi, risultano difettosi, per cui Heerema ed i suoi soci nel contratto sono costretti a pagare alla Chevron circa 500 milioni di dollari di penale[69]. Un brutto incidente, ma può succedere, soprattutto se sei un’azienda che, di questi impianti, ne monta e controlla decine di migliaia in tutto il mondo – e, comunque, nessuno si è fatto male.
L’eredità del fondatore, le novità della seconda generazione
La famiglia Heerema, in confronto a quelle di decine di altri capitalisti che, negli anni del nazionalsocialismo, avevano creduto in Adolf Hitler e collaborato con il regime, ha continuato a mantenere apertamente delle opinioni di estrema destra. Negli ultimi anni della sua vita Pieter Schelte Heerema, che non ha mai nascosto il fatto di non aver cambiato opinione rispetto ai suoi legami giovanili[71], ha iniziato a finanziare la JBS John Birch Society[72]. Si tratta di un’organizzazione anticomunista americana, fondata nel 1958 dall’imprenditore di caramelle Robert W. Welch Jr.[73], e supportata da uomini d’affari che ritenevano le cacce alle streghe del senatore repubblicano Joseph McCarthy fossero troppo morbide[74].JBS, tuttora attiva, e legata ad altre organizzazioni e personalità estremistiche come Donald Trump, QAnon, Leo Burnett e la sua lobby ALEC (American Legislative Exchange Council)[75], pubblica in tutto il mondo libri, riviste, film documentari ed è allo stesso tempo è un movimento attivista composto da cellule presenti in moltissime città degli Stati Uniti[76]. In Olanda esiste tradizionalmente un nutrito gruppo di sostenitori della JBS (Lange Frans, Willem Engel, Alex Jones, Evert Smit, Frank van Buren, Henk Berg, Joop L. van Baaren) che traducono gli articoli pubblicati in America, o ne scrivono di propri, nel Nederlands Dagblad[77] ed oggi, aderendo alle teorie cospirative di QAnon, si preparano a costituirsi in cellule radicalizzate e minacciano persino (secondo gli esperti olandesi) azioni dimostrative al limite del terrorismo[78].
Negli anni 70, da questo gruppo americano, è nata una formazione politica olandese, il LCN (Libertarisch Centrum Nederland[79]) fondato – tra gli altri – da un imprenditore Robert Jan Doorn, con alle spalle un passato di truffe fiscali[80]. I due principali sostenitori finanziari di LCN erano il leader JBS Fred Koch della Koch Industries[81] e Pieter Schelte Heerema[82]. Tra i quadri dirigenti ci sono gli ex JBS Frank van Buren ed Henk Berg, che si occupano anche di raccogliere contributi privati attraverso la fondazione chiamata Christian Institute for Opinion Formation: questa fondazione, all’atto della morte (1981) di Pieter Schelte Heerema, riceve un significativo capitale iniziale che basta per finanziare alcuni anni della pubblicazione della rivista neofascista “West Magazine”[83].
Il primo figlio di Pieter Schelte, Edward, ha militato nel LCN, ha finanziato la rivista anche dopo la morte del padre ed è stato nel consiglio fondazione della Stichting D-Zone Marketing, che ancora oggi raccoglie contributi pubblici per finanziare singole campagne politiche della destra olandese[84]. Ancora oggi, Edward sostiene una formazione antisemita e razzista, il FvD Forum voor Democratie, una dei cui leader, Carola Dieudonné, è l’assistente personale di Edward Heerema alla testa di Allseas[85]. Questo secondo gruppo, parallelo a HCM, è stato fondato in Svizzera nel 1985, ed è specializzato in un nuovo prodotto estremamente tecnologico ed avanzato: un sistema di piazzamento di oleodotti sottomarini dinamici[86], che permette per la prima volta di ipotizzare la costruzione di oleodotti lunghi decine di migliaia di chilometri e posti ad enormi profondità marine[87].
Allseas diventa così uno dei partner più corteggiati dai consorzi che hanno ottenuto delle licenze nella Clarion Clipperton Zone, nel profondo dell’Ocean Pacifico[89]: nel giugno del 2019 Allseas ed il principale partner industriale della International Seabed Authority di Michael W. Lodge, la canadese DeepGreen Metals Inc. Vancouver, diretta dal manager australiano Gerard Barron, hanno firmato un contratto con Macquarie Capital e Fearnley Securities, per 150 milioni di dollari, il cui scopo è permettere ad Allseas di fornire a DeepGreen, entro il 2023, le infrastrutture fisse e mobili necessarie per iniziare a dragare l’Oceano[90].È stato solo il primo dei contratti: oggi, dopo che DeepGreen si è fusa in The Metals Company, Allseas partecipa (insieme al gruppo Maersk[91]) a diversi dei progetti di sfruttamento dei fondali oceanici della nuova industria multinazionale[92]. Alla fine, nel giugno 2020, Allseas ha deciso di candidarsi alla gestione di una propria licenza di sfruttamento, ottenuta tramite la Blue Minerals Jamaica Ltd. Kingston[93], che dipende dalla Blue Minerals Switzerland SA, che ha la sede dentro gli uffici svizzeri del gruppo Allseas[94].
Così è l’industria: la tecnologia progredisce, ci sono sempre nuove sfide e nuovi progetti, ma alcune cose restano come erano. Il movimento nazionalsocialista, così come era nato, era dichiaratamente antisemita, anticomunista (quindi contro la collettivizzazione della proprietà) e punta sulla razza come valore formante e di adesione ideale: il cittadino, insomma, deve servire patria e razza, non il proprio egoismo[95]. Ma questo era quanto voleva la base già alla fine della Prima Guerra Mondiale. Il successo del NSDAP è dovuto all’entrata in scena di IG-Farben e dei grandi banchieri ed industriali nel 1929, seguendo il richiamo di Hermann Schmitz[96].
A partire dal 1931, banchieri ed industriali hanno preso gran parte del potere in seno alla NSDAP, anche perché Hitler ed i suoi più fedeli collaboratori non erano in grado di risolvere i problemi della crisi strutturale dell’economia[97]. Il 26 gennaio del 1932 Adolf Hitler tiene un importante discorso di fronte al Club degli industriali di Düsseldorf ed accetta le condizioni dell’aristocrazia economica della Germania – la stessa aristocrazia economica, dal presidente della Deutsche Bank Hermann Abs ai capi della Bayer, della BASF e delle altri grandi industrie chimiche, che uscirà quasi illesa persino dal Processo di Norimberga[98].
Tutte le forze economiche e produttive della Germania verranno convogliate per preparare e vincere la guerra. Tutti i guadagni resteranno in mano ad una ristretta élite di magnati che, oltre a finanziare l’esercito, si occupano di investire gran parte dei ricavi in un’accelerazione del progresso scientifico e tecnologico. Se l’esercito deve vincere la guerra sul campo, l’industria deve vincere la guerra avendo i prodotti migliori al prezzo migliore – e questo principio è attuale oggi così come lo era nel 1929. È inutile trastullarsi con domande ideologiche. Il nazismo (fortunatamente) è morto. Ma quell’idea di aristocrazia industriale è più viva che mai.
[1] https://www.parlement.com/id/vg09ll1bfly6/a_h_w_hacke ; https://italiawiki.com/pages/commissario-del-re/jan-de-quay-corso-di-vita-premi-archivi-link-esterno.html ; https://www.oorlogsbronnen.nl/thema/Departement%20van%20Sociale%20Zaken
[2] https://www.tracesofwar.nl/articles/4112/Heerema-Pieter-Schelte.htm?c=gw
[3] 2015.01.24 Biography Pieter Schelte Heerema
[4] http://www.energyglobalnews.com/the-troubled-life-of-offshore-lifting-pioneer-pieter-schelte-heerema/
[5] http://www.energyglobalnews.com/the-troubled-life-of-offshore-lifting-pioneer-pieter-schelte-heerema/
[6] https://www.dhm.de/lemo/kapitel/erster-weltkrieg
[7] https://www.dhm.de/lemo/kapitel/erster-weltkrieg/kriegsverlauf/material ; https://www.aerzteblatt.de/archiv/167694/Erster-Weltkrieg-1914-1918-Hunger-und-Mangel-in-der-Heimat ; https://www.lpb-bw.de/geschichte-ersterweltkrieg000
[8] https://www.sueddeutsche.de/politik/geschichte-diese-folgen-hatte-der-erste-weltkrieg-1.4198466
[9] http://www.wollheim-memorial.de/files/999/original/pdf_Karl_Heinz_Roth_Die_Geschichte_der_IG_Farbenindustrie_AG_von_der_Gruendung_bis_zum_Ende_der_Weimarer_Republik.pdf ; Joseph Borkin, “Die unheilige Allianz der IG Farben“, Campus Verlag, Frankfurt 1975; Charles Higham, “Trading with the Enemy. An exposé of the Nazi-American money plot 1933–1949”, Delacorte, New York 1983; http://www.profit-over-life.org/international/deutsch/guide/index_892.html ; http://webopac.hwwa.de/PresseMappe20E/Digiview_MID.cfm?mid=F011650 ; https://www1.wdr.de/radio/wdr5/sendungen/zeitzeichen/ig-farben-100.html
[10] https://www.uek.ch/de/schlussbericht/Publikationen/Zusammenfassungenpdf/02d.pdf ; https://dodis.ch/R439 ; https://dodis.ch/9266
[11] Otto Köhler, „… und heute die ganze Welt: die Geschichte der IG Farben und ihrer Väter“, Rasch & Röhring Verlag, Hamburg 1989
[12] Alan Milward, “War, Economy and Society 1939–1945”, University of California Press, Sacramento 1977; Dietrich Eichholtz, “Geschichte der deutschen Kriegswirtschaft 1939–1945“, KG Saur Verlag, München, 2011; https://www.dhm.de/lemo/kapitel/der-zweite-weltkrieg/industrie-und-wirtschaft.html ; https://www.dhm.de/lemo/kapitel/ns-regime/industrie-und-wirtschaft.html ; https://www.100.bmwi.de/BMWI100/Navigation/DE/Meilenstein-04/1933-1945.html
[13] https://www.uek.ch/de/schlussbericht/Publikationen/Zusammenfassungen/02interhandel.htm
[14] https://www.baumann-banquiers.ch/de/baumann-cie/index.php
[15] https://www.uek.ch/de/schlussbericht/Publikationen/Zusammenfassungen/02interhandel.htm
[16] Hermann Schmitz, „Deutschlands einzige Rettung“, HaDek Verlag, Hannover 1931
[17] Robert Liefmann, „Beteiligungs- und Finanzierungsgesellschaften“, Fischer, Jena 1913; Robert Liefmann, „Kartelle, Konzerne und Trusts“, E.H. Moritz, Stuttgart 1923
[18] Robert Liefmann, „Mineralölwirtschaft“, Ferdinand Hirt Verlag, Breslau 1927
[19] Dietrich Eichholtz, “Geschichte der deutschen Kriegswirtschaft 1939–1945“, KG Saur Verlag, München, 2011
[20] Thomas Rahlf, „Deutschland in Daten“, in „Zeitreihen zur historischen Statistik“, Bundeszentrale für politische Bildung, Bonn 2015, page 191
[21] Thomas Rahlf, „Deutschland in Daten“, in „Zeitreihen zur historischen Statistik“, Bundeszentrale für politische Bildung, Bonn 2015, page 195
[22] https://www.duic.nl/algemeen/gemeente-utrecht-gaat-kijken-naar-oorlogsverleden-van-frits-fentener-van-vlissingen/
[23] https://annualreport.shv.nl/2020
[24] https://www.shv.nl/sites/default/files/usercontent/1906/SHV%20Annual%20Report%202018.pdf, page 37
[25] https://www.tracesofwar.nl/articles/4112/Heerema-Pieter-Schelte.htm?c=gw
[26] https://www.tracesofwar.nl/articles/4112/Heerema-Pieter-Schelte.htm?c=gw
[27] Nuria Puig Raposo, Adoración Álvaro Moya, “¿Misión imposible?: La expropiación de las empresas alemanas enEspaña (1945-1975)”, in “Investigaciones de historia economica” n°7/2007, Asociación Española de Historia Económica, Madrid 2007, pages 101-130
[28] Paul Wallich, „Banco Alemán Transatlántico, Eine Reise durch Südamerika“, Hase & Koehler Verlag, Mainz 1986
[29] https://www.tracesofwar.nl/articles/4112/Heerema-Pieter-Schelte.htm?c=gw
[30] https://hmc.heerema.com/about/history ; https://www.tracesofwar.nl/articles/4112/Heerema-Pieter-Schelte.htm?c=gw
[31] https://www.tracesofwar.nl/articles/4112/Heerema-Pieter-Schelte.htm?c=gw
[32] 2018.08.24 Wassenaar aan het water
[33] https://en.google-info.org/21926131/1/frits-fentener-van-vlissingen-1882.html
[34] https://hls-dhs-dss.ch/de/articles/042023/2004-08-27/
[35] https://www.dodis.ch/temporary-cache/public/pdf/9000/dodis-9266.pdf ; https://www.dodis.ch/temporary-cache/public/pdf/14000/dodis-14697-a.pdf ; https://www.uek.ch/de/schlussbericht/Publikationen/Zusammenfassungenpdf/02d.pdf
[36] http://magazin.spiegel.de/EpubDelivery/spiegel/pdf/13518596
[37] Volker Koop, „Das schmutzige Vermögen. Das Dritte Reich, die I.G. Farben und die Schweiz„, Verlag Siedler, München 2005
[38] https://www.jstor.org/stable/20689761?seq=1
[39] Gian Trepp, Res Strehle, Barbara Weyermann, “Ganz oben: 125 Jahre SBG“, Limmat Verlag, Zürich 1987
[40] Franklin Tugwell, „The politics of oil in Venezuela”, Stanford University Press, Stanford CA 1975; https://www.amazon.com/Photo-Western-Venezuela-Maracaibo-approximately/dp/B06WLQPYNL
[41] Jos Van Hezeweijk, „Die nieuwe Elite van Nederland”, Uitgeverij Balans, Amsterdam 2003, pages 64-87
[42] Jos Van Hezeweijk, „Die nieuwe Elite van Nederland”, Uitgeverij Balans, Amsterdam 2003, pages 87-88
[43] https://www.groene.nl/artikel/de-geyle-hoer-van-de-geldzucht
[44] Jos Van Hezeweijk, „Die nieuwe Elite van Nederland”, Uitgeverij Balans, Amsterdam 2003, pages 87-88 https://nl.wikipedia.org/wiki/Teixeira_de_Mattos_(bank)
[45] Joachim Scholtyseck, „Otto Beisheim: Jugend, Soldatemzeit und Entwicklung zum Handelspionier“, Ferdinand Schöningh Verlag, Paderborn 2020
[46] https://dewiki.de/Lexikon/Metro_Deutschland#Geschichte
[47] https://www.makro.com.ve/nosotros/
[48] https://www.makro.com.ve/nuestro-origen/
[49] 2013.05.01 Doorvoerhaven voor geld; Nederland belastingparadijs
[50] https://www.fluter.de/wirtschaftliche-geschichte-venezuelas
[51] https://vicentequintero.medium.com/los-nazis-deportados-de-venezuela-durante-la-segunda-guerra-mundial-vicente-quintero-pr%C3%ADncipe-ecb212142d2b
[52] https://www.welt.de/kultur/history/article106243176/Die-Niederlande-zwischen-Kollaboration-und-Hunger.html ; https://www.uni-muenster.de/NiederlandeNet/nl-wissen/geschichte/besatzung/widerstand.html
[53] https://www.uni-muenster.de/imperia/md/content/hausderniederlande/zentrum/projekte/niederlandenet/nl-info/wielenga_erinnerung.pdf
[54] https://de.wikisource.org/wiki/Am_See_von_Maracaibo
[55] https://core.ac.uk/download/pdf/304709233.pdf
[56] https://core.ac.uk/download/pdf/304709233.pdf
[57] https://opus4.kobv.de/opus4-euv/frontdoor/deliver/index/docId/60/file/Waibel_Jens.pdf, page 348
[58] https://www.tracesofwar.nl/articles/4112/Heerema-Pieter-Schelte.htm?c=gw
[59] https://opus4.kobv.de/opus4-euv/frontdoor/deliver/index/docId/60/file/Waibel_Jens.pdf, page 49
[60] Frank-Rutger Hausmann, “Ernst-Wilhelm Bohle: Gauleiter im Dienst von Partei und Staat“, Duncker & Humblot, Berlin 2009, page 225;
[61] https://www.tracesofwar.nl/articles/4112/Heerema-Pieter-Schelte.htm?c=gw
[62] https://higs.heerema.com/about/history
[63] https://www.tracesofwar.nl/articles/4112/Heerema-Pieter-Schelte.htm?c=gw
[64] https://higs.heerema.com/about/history
[65] https://higs.heerema.com/about/history
[66] https://higs.heerema.com/about/history
[67] 2018.12.27 Lloyd’s Syndicate 457 v. Floatec LLC, United States District Court for the Southern District of Texas, Houston Division
[68] 2018.12.27 Lloyd’s Syndicate 457 v. Floatec LLC, United States District Court for the Southern District of Texas, Houston Division
[69] 2018.12.27 Lloyd’s Syndicate 457 v. Floatec LLC, United States District Court for the Southern District of Texas, Houston Division
[70] https://www.tracesofwar.nl/articles/4112/Heerema-Pieter-Schelte.htm?c=gw
[71] https://www.tracesofwar.nl/articles/4112/Heerema-Pieter-Schelte.htm?c=gw
[72] https://www.history.com/this-day-in-history/john-birch-society-founded
[73] https://theconversation.com/the-john-birch-society-is-still-influencing-american-politics-60-years-after-its-founding-107925
[74] Max Blumenthal, “Republican Gomorrah : inside the movement that shattered the party”, NY Nation Books, New York 2010, page 332; Clive Webb, “Rabble rousers: the American far right in the civil rights era”, University of Georgia Press, Athens GA 2010
[75] https://thenewamerican.com/is-trumpism-really-bircherism/ ; https://www.huffpost.com/entry/john-birch-society_b_958207
[76] https://theconversation.com/the-john-birch-society-is-still-influencing-american-politics-60-years-after-its-founding-107925
[77] https://www.groene.nl/artikel/dat-is-allemaal-bewezen; https://www.nd.nl/
[78] https://www.uu.nl/nieuws/van-scherm-naar-straat-protesterende-burgers-in-nederland ; https://www.31mag.nl/qanon-e-negazionisti-covid-i-complottisti-in-olanda-si-stanno-radicalizzando/
[79] Nel 1993 Libertarian Party (De Libertarische Partij) è stata fondata sulle basi di LCN, see also: https://dnpp.nl/pp/libertarische-partij-lp
[80] https://nl.wikipedia.org/wiki/Robert_Jan_Doorn
[81] https://theconversation.com/the-john-birch-society-is-still-influencing-american-politics-60-years-after-its-founding-107925
[82] https://www.groene.nl/artikel/dat-is-allemaal-bewezen
[83] Research, The American roots of conspiracy thinking, ‘That has all been proven’, see also https://www.groene.nl/artikel/dat-is-allemaal-bewezen
[84] Research, The American roots of conspiracy thinking, ‘That has all been proven’, see also https://www.groene.nl/artikel/dat-is-allemaal-bewezen
[85] https://kafka.nl/carola-dieudonne-kandidaat-forum-voor-democratie/
[86] https://allseas.com/company/history/
[87] https://allseas.com/activities/pipelines-and-subsea/subsea-installation/
[88] https://www.boschrexroth.com/it/it/scenari-e-tendenze/competenze/development-and-construction-of-the-pioneering-spirit ; https://www.vesselfinder.com/it/vessels/PIONEERING-SPIRIT-IMO-9593505-MMSI-249110000 ; https://www.youtube.com/watch?v=-yzl2fEaUNY
[89] https://www.glistatigenerali.com/inquinamento_materie-prime/i-fondali-oceanici-la-nuova-frontiera-dellautodistruttivita-umana/ ; https://www.glistatigenerali.com/infrastrutture_inquinamento/basi-militari-e-miniere-il-volto-nuovo-dei-fondali-oceanici/
[90] https://www.offshore-energy.biz/deepgreen-and-allseas-form-seafloor-mining-alliance/
[91] https://www.bairdmaritime.com/work-boat-world/offshore-world/undersea-mining/column-mining-the-seabed-deepgreen-allseas-maersk-and-the-vitoria-10000-plus-equinor-and-bill-gates-for-good-measure-offshore-accounts/ ; https://www.bairdmaritime.com/work-boat-world/offshore-world/column-ocean-mining-deepgreen-to-list-and-become-the-metals-company-as-major-car-makers-and-wwf-press-for-moratorium-on-seabed-mineral-extraction-offshore-accounts/
[92] https://deep.green/allseas-acquires-ship-for-deep-sea-polymetallic-nodule-collection-in-partnership-with-deepgreen/ ; https://www.maritime-executive.com/article/deepgreen-and-allseas-team-up-on-seafloor-mining
[93] https://www.isa.org.jm/news/blue-minerals-jamaica-ltd-applies-exploration-contract-isa-polymetallic-nodules-pacific-ocean
[94] Blue Minerals Switzerland SA Châtel-St-Denis; Allseas Group SA Châtel-Saint-Denis
[95] Hauke Janssen, „Nationalökonomie und Nationalsozialismus: Die deutsche Wirtschaftslehre in den dreißiger Jahren des 20. Jahrhunderts“, in „Beiträge zur Geschichte der deutschsprachigen Ökonomie“, Band 10, Metropolis-Verlag, Marburg 2009, page 119
[96] Hermann Schmitz, „Deutschlands einzige Rettung“, HaDek Verlag, Hannover 1931, Adolf Hitler, „Der Weg zum Wiederaufstieg“, Bruckmann, München 1927
[97] http://www.zum.de/psm/pdf/ksg45.pdf, pages 117-119
[98] http://www.zum.de/psm/pdf/ksg45.pdf, pages 119-121
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