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Infrastrutture

psicopolitica: il feticismo delle grandi opere

di Giorgio Majorino
10 Febbraio 2019

I cosiddetti selvaggi hanno spesso adorato dei feticci e cioè delle forme di animismo per cui uno spirito, un’entità divina o qualcosa di simile, venivano contenuti nel simulacro stesso. Qualcosa di differente dal simbolismo che significa rimandare ad una diversità, esterna, ma concettualizzata in un’identità di significato(nel Cristianesimo, per esempio, la Croce è un simbolo mentre l’Eucarestia, con tutte le dispute che a questo proposito aveva un tempo sollevato, potrebbe essere assimilata ad un feticcio).Ma la tentazione umana di trovare entità animate dovunque, sia nei manufatti umani che nelle concretizzazioni della realtà che definiamo naturali tipo animali,monti, fiumi, alberi, venti, uragani ecc.è stata continua. Sul piano dei manufatti ed essenzialmente nelle costruzioni, la necessità di una loro animazione è stata senza tregua: dalle Piramidi alla surreale serie dei monoliti dell’Isola di Pasqua, siamo pieni di entità presentificate. Possiamo dire che la vocazione al feticismo edile è stata la gioia di schiere di architetti, costruttori, sovrani.
Ma anche dal punto di vista strettamente quotidiano non ne siamo esenti: la nostra casa, la nostra macchina, la squadra di calcio e i ns.poveri animali domestici (costretti ad antropomorfizzarsi), sono tutti saturi di una propria identità “spirituale”.
Dal punto di vista specificatamente psicoanalitico possiamo considerare questa serie continua di aggiudicazioni di entità ,a volte positive e a volte negative, come frutto di proiezioni di parti di noi non integrate. Un processo che è continuo anche nella vita di ogni giorno e che può portare a pesanti persecutorietà: vedi il razzismo o quei deliri paranoidi che spingono alla violenza,
Ma tutto questo cosa c’entrerebbe con le Grandi Opere e addirittura con i nostri poveri De Maio e Salvini? Sembra che c’entrino perché a prescindere dalla funzionalità o meno di tali opere, dalla possibilità che diano lavoro e, soprattutto diano profitto (magari con l’innesto del solito meccanismo della corruzione), questo tema acquista un valore feticistico per chi le sostiene.Come se nelle TAV, nei ponti, nei viadotti ecc. si annidassero spiriti buoni che ci favoriscono, che ci proteggono.
Come non più ,ahimè, giovane italiano, ho il ricordo dell’entificazione dell’Autostrada del Sole, che sul piano reale ovviamente rappresentava un’enorme realizzazione per il territorio nazionale, ma che sul piano dei vissuti, significava una creazione chiaramente feticistica di un Essere buono, in un’Italia che si apriva ad una nuova vita. E come milanese, mi ricordo il peso psicologico della linea 1 della metropolitana, una specie di divinità ctonia, sotterranea, che irrobustiva l”orgoglio di noi cittadini e li proiettava nella modernità urbana della civiltà occidentale avanzata (il che poi, per un popolo di origini contadine e che per alcuni aspetti è rimasto tale)non era poco.
Anche le Grandi Opere, che già semanticamente vengono accomunate sotto questa etichetta, diventano per chi le sostiene , delle entità così favorevoli da essere considerate come la vera spinta propulsiva che porti fuori dalla crisi economica. Ma contro questa proiezione buona si erge da parte di altri (ovviamente i 5 Stelle) la proiezione in esse di entità negative, che distruggono con la loro cementificazione una Natura, altro feticcio di una madre buona che vuole la felicità dei propri figli. E’ vero anche che però questa madre buona non ha sempre un carattere accomodante e che tramite disastri naturali, alluvioni, terremoti, Dighe del Vajont, Ponti tipo quello di Genova ecc., vuole ribadire periodicamente la propria forza.
Ma questo feticismo conflittuale sulle Grandi Opere non è fine a se stesso: esso si inquadra,per gli aspetti che lo differenziano, nei grandi sistemi ideologici che ambedue le forze di governo, costruiscono, pezzo per pezzo (anche con le gaffes), ogni giorno.

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