Le priorità dei Comuni verso la smart city: digitale, rifiuti ed energia

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25 Ottobre 2022

Ricerca dell’Università di Padova presentata agli Stati generali delle città intelligenti

La professoressa Silvia Rita Sedita: «I principali ostacoli sono la scarsa sensibilità nei confronti del tema da parte dei dipendenti pubblici e la difficoltà di coordinamento con altri attori sul territorio»

Digitalizzazione dei servizi pubblici (81%), data management (51%), dematerializzazione (48%), gestione dei rifiuti (46%) e comunità energetiche (43%) sono le linee progettuali su cui più i comuni italiani sono attivi per rendere le loro città sempre più intelligenti. È uno dei trend rilevati dalla ricerca “Il Patto dei Comuni per la transizione intelligente e sostenibile: Dati ed analisi” presentata il 25 ottobre nell’ambito degli Stati Generali delle città intelligenti, a Padova.

La ricerca, realizzata da City Vision in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova, è stata presentata da Silvia Rita Sedita, professoressa del dipartimento, e da Karolina Crespi Gomes, ricercatrice e PhD in business administration specializzata sul tema rifiuti zero. Ha coinvolto fino ad ora 83 tra sindaci, amministratori pubblici e funzionari di altrettanti comuni italiani: un lavoro ancora in progress, primo tassello del nascente Osservatorio City Vision, che terrà monitorato lo stato di salute dei processi di trasformazione inteligente dei territori con studi, raccolte di buone pratiche e approfondimenti. 

Con riferimento ai fondi del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, dall’indagine emerge come la maggior parte delle amministrazioni comunali pronte a ricorrervi per la transizione verso la smart city intendano investire in interventi di digitalizzazione e innovazione (89%), transizione ecologica (54%) e riqualificazione di edifici pubblici come scuole, sedi giudiziarie ed edilizia pubblica (48%). Le città intelligenti stanno inoltre imparando a fare rete: quasi un comune italiano su due (il 48%) è inserito in un network che facilità soluzioni di smart city.

«La ricerca ci restituisce l’immagine di un Paese attento e consapevole verso il cambiamento, ma che riconosce anche alcuni ostacoli che vanno rimossi per liberare tutte le potenzialità della trasformazione “intelligente” – commenta la professoressa Silvia Rita Sedita –. I principali, secondo il campione che abbiamo interrogato, sono la scarsa sensibilità nei confronti del tema da parte dei dipendenti pubblici, la difficoltà di coordinamento con altri attori sul territorio, le resistenze interne alla macchina amministrativa, le dimensioni ridotte del comune stesso e la mancanza di competenze interne».

«Se alla prima edizione degli Stati Generali, lo scorso anno, si parlava del Pnrr al futuro, oggi il Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato declinato al presente dai protagonisti dei talk e del Villaggio dell’innovazione – spiega Domenico Lanzilotta, direttore editoriale di City Vision –. La ricerca realizzata in collaborazione con l’Università di Padova rappresenta in questo senso una bussola preziosa per orientare le policy pubbliche dei prossimi anni, cruciali per la transizione digitale ed ecologica, una dinamica già in corso, che City Vision vuole accelerare, creando uno spazio di ascolto e confronto tra amministratori, ricercatori e startup». 

TAG: smart cities, Università di Padova
CAT: Innovazione, Smart city

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