Un mondo più salutare nasce dall’accettazione dell’integrazione

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6 Dicembre 2020

“Non dovremmo essere né troppo duri né troppo svelti a giudicare, certo non una persona da respingere e cacciare. Dobbiamo educarla, Tracy, dobbiamo capirla: dobbiamo sapere……da dove viene”

 

Quanto abbiamo imparato grazie ai tg quando le notizie ci arrivavano da quello strumento che ha reso l’istruzione più democratica, la televisione, che col suo avvento ha alfabetizzato larghe masse della popolazione. Il mondo ci arrivava in casa, dall’America abbiamo appreso la morte di John Kennedy nel 68, abbiamo visto il presidente accasciarsi dopo lo sparo alla nuca e le mani di Jackie tingersi di sangue, della liberazione di Mandela dopo, dopo 27 anni di prigionia; le stragi, come quella che nel 69 coinvolse Piazza Fontana nel centro di Milano, si sono consumate sotto i nostri occhi, nelle nostre case abbiamo partecipato alla gioia di chi nell’89, caduto il muro, poteva passare nella Germania ovest e riabbracciare parenti, o semplicemente conoscere un luogo vicino sempre precluso ai propri occhi. Abbiamo trascorso notti insonni quando il piccolo Alfredino Rampi cade in un pozzo artesiano nei pressi di Frascati e lì termina la sua giovane vita a soli sei anni.  Abbiamo persino messo il piede sulla luna nel 69.

Oggi il mondo arriva nelle nostre case in tanti modi diversi, le fonti di informazioni si sono moltiplicate. Molto passa attraverso il web che ci tempesta di informazioni e ci mette a disposizione giornali, siti tematici specializzati, webinar, tutorial. Non solo ci informa, quindi, ma fa un passo successivo: ci spinge a trasformare la conoscenza in competenza, ci induce a fare imitando. Non c’è branchia del sapere che non sia consultabile e talvolta riproponibile. Il sapere, inoltre, non solo è trasmesso, ma è anche partecipato poiché Wikipedia e altri siti di ricerca ci chiedono di inserire nuove voci, vocaboli, informazioni, dando per scontato che il sapere è una strada mai data, ma in continua formazione.

Il progresso tecnologico, in generale, ci ha semplificato la vita, non è più necessario accalcarsi in lunghe code per potere fare acquisti visti i numerosi negozi online, si può acquistare del cibo e fare la spesa semplicemente prenotandolo tramite le app, app che consentono, tra l’altro,  di fare commissioni in posta, prenotando la nostra presenza con un semplice click e consentendoci, perciò, di evitare le fastidiose file.

La scuola stessa, stretta dalle morse del Covid, ha fatto un passo in avanti, è stata costretta a reinventare un insegnamento più idoneo al corso dei tempi; anche chi, in molti casi, non utilizzava una didattica che si avvalesse del web, oggi è costretto a farlo. Se da un lato la rinuncia alla didattica in presenza sacrifica molto della relazione personale, della socialità, elemento saliente del rapporto educativo, è pur vero che senza di essa non ci sarebbe stata scuola. Ha concesso di svecchiare la scuola proponendo un insegnamento più interattivo, ha, in certi casi, costretto ad abbandonare modalità classiche in favore di un nuovo impianto educativo più congeniale alle modalità di apprendimento di una generazione immersa nel mondo delle immagini e che ha accesso diretto all’acquisizione di informazioni.

Oggi tramite il web è possibile condividere la visione di un film, il teatro ti arriva a casa senza doverti recare sul posto, tutto è divenuto accessibile senza doversi spostare. E se il rischio è quello di divenire obesi in mancanza di movimento, ci sono tutorial che propongono esercizi ginnici.

Le estremizzazioni sono sempre negative, è normale che non possiamo vivere una vita da reclusi, ma intanto se la tecnologia non avesse fatto questi enormi progressi, questo periodo di pandemia avrebbe impoverito culturalmente, intellettivamente, spiritualmente, l’essere umano. Accogliere il nuovo, senza demonizzarlo, ma renderlo parte integrante della nostra vita è un atteggiamento sano e significa vivere al passo e in equilibrio col proprio tempo, perché se è necessario sapere da dove si viene è altrettanto fondamentale lasciarsi trasportare dove si va.

 

TAG: innovazione culturale
CAT: Innovazione, Telecomunicazioni

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