La favola del Buongiornissimo Kaffè e la realtà che preoccupa osservare

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5 Febbraio 2018

Come molti di voi ho le amiche di mia madre su Facebook ed adoro vedere i loro post e i loro meme, teneri al limite dell’ingenuità, un uso del digitale impensabile per chi ci lavora da anni come me e lo guarda con disincanto ed un certo cinismo.

Qualche giorno fa ho però avuto un brusco risveglio quando ho analizzato il comportamento degli italiani – uomini – over 65 su Facebook attraverso uno strumento molto potente che si chiama “Insights sul Pubblico” utilizzabile da chiunque: basta possedere un account pubblicitario attivo [link].

Il numero degli utenti attivi mensili non è esiguo – 1,5 milioni – e sfata, se ancora era necessario – il mito che Facebook sia un luogo per giovani: le persone più anziane ci sono, trascorrono molto tempo sulla piattaforma e forse ne fuiscono con minor familiarità dei più giovani e smaliziati navigatori.

Ciò che colpisce di più però sono le Pagine che presentano un più elevato indice di concentrazione di tali utenti: l’uso di Facebook non appare affatto tenero o ingenuo, ma è connotato da forme di indignazione e contestazione che ahimè riflettono il clima che viviamo nel dibattito pubblico di ogni giorno.

Se osserviamo poi con uno strumento come Likalyser [like] il tasso di interazione delle Pagine più grandi come “Adesso Basta” e “Grande Cocomero”, vediamo quanto esso sia elevato: si tratta di vere e proprie comunità politiche che sfuggono alla percezione dei media e che oggi forse incidono ancor più di forme più tradizionali di confronto nel consenso politico dei partiti che sostengono o da cui sono stati creati o alimentati.

Se consideriamo infine i limiti della lettura dei post di tali Pagine – il rischio che non si cerchino conferme a quanto si legge a meno che non confermino una opinione pre-concetta (“confirmation bias“) e l’effetto “camera dell’eco” in cui anche il pensiero meno confessabile viene sdoganato, allora comprendiamo come oggi la Rete sia affetta da fenomeni distorsivi come l’hate speech che lo scorso weekend ci ha dimostrato a cosa possa portare.

TAG: Facebook
CAT: Internet

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