Estenuante, a tratti avvilente, fino alla rabbia. Ma alla fine un accordo (che a quanto sembra non è niente male) è stato trovato. È vero, l’europa di oggi non è l’Europa che sogniamo, quella che vogliamo, federalista e transnazionale, poiché gli Stati continuano a far sentire il loro peso. Ma l’apertura, per la prima volta a un debito comune, seppure per la straordinaria situazione legata alla pandemia, e una prima fiscalità europea mostrano un segno nettamente positivo. Come positivo è, a voler guardare l’ammontare tra sussidi e prestiti, il bilancio per l’Italia (+209 miliardi). Aumenteranno rispetto ad aprile i prestiti a tassi bassi (cosa secondo alcuni che permetterebbe di evitare il Mes) e sembra restare stabile la cifra di sussidi intorno agli 80 miliardi di euro per l’Italia.
Anche polticamente si tratta di una grande svolta. Il governo ha condotto una battaglia per il futuro dell’Unione al fianco di Francia, Germania, Spagna, Belgio, Portogallo… non un’alleanza da poco, ma soprattutto paesi con cui c’è un’idea di crescita comune e di percezione dei problemi.
L’Olanda guadagna in termini economici, rivendica la diminuzione di sussidi e la possibilità di un singolo stato di richiamare il Consiglio Europeo in merito alla gestione del Fondo di qualche stato per bloccarlo. Ma, altra linea italiana che passa, la votazione in seno al Consiglio Europeo sarà a maggioranza e non all’unanimità come chiedeva l’Olanda.
Ora, per non incappare nei controlli, nelle reprimende e nelle accuse di altri paese di spendere male i soldi europei è il momento di progettare una nuova Italia in una nuova Europa, senza dimenticare che avremo mesi difficili davanti.
Restano diversi dubbi, ma i numeri stavolta sembrano davvero importanti e soprattutto sembra stopparsi l’odiato diritto di veto di un qualsiasi paese europeo.
L’Europa va costruita, merita l’impegno di farlo, poiché fuori da essa non vi è nulla se non peggiori esempi o modelli dispotici che per noi dovrebbero rappresentare solo brutti ricordi.
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