#Succedeineuropa: Cosa aspettarci dal voto?
Siamo ormai arrivati al momento del voto: già da giovedì si è iniziato a votare in Regno Unito e in Olanda, mentre venerdì 24 maggio è andata al voto l’Irlanda. Sabato si recheranno alle urne i cittadini di Lettonia, Slovacchia e Malta, mentre la Repubblica Ceca voterà sia venerdì che sabato. Domenica 26 maggio sarà invece il giorno in cui voteranno tutti gli altri Paesi, compresi quelli più grandi che eleggono più deputati (se si esclude il Regno Unito), come Germania, Italia, Francia, Spagna. Gli spogli inizieranno subito dopo il voto, ma saranno tenuti segreti fino alla notte di domenica, quando tutti i Paesi avranno votato.
Come sarà il prossimo Parlamento Europeo?
Negli scorsi mesi in parecchi hanno urlato all’avanzata dei sovranisti, presentando il voto come uno scontro finale tra europeisti ed euroscettici. In effetti, l’estrema destra è in crescita in molti paesi, e Matteo Salvini, leader di quella che in molti hanno definito “internazionale sovranisti”, sta provando ad aggregare molti partiti in un nuovo gruppo, più ampio dell’attuale ENF, l’Europa delle Nazioni e della Libertà. Non è ancora certo che vi aderiranno tutti i suoi interlocutori (ci sono molti dubbi sul Fidesz di Orban e su Alternative für Deutschland), ma è in ogni caso improbabile che i sovranisti diventino il primo gruppo a Bruxelles. I sondaggi li danno infatti in forte crescita e potrebbero quasi raddoppiare i seggi, ma sarebbero comunque il quarto gruppo. Il Partito Popolare Europeo (PPE) e i Socialisti&Democratici (S&D) perderanno probabilmente un discreto numero di seggi in molti paesi, ma dovrebbero rimanere i due gruppi più numerosi. Se le proiezioni saranno confermate, però, i numeri renderanno le larghe intese inutili per formare una maggioranza, pur volendo. Acquisterà quindi particolare importanza il risultato dei liberali, che saranno formati dal vecchio gruppo dell’Alde e dai nuovi deputati di La Republique En March, il partito di Emmanuel Macron. Anche i Verdi dovrebbero guadagnare alcuni seggi, principalmente a causa della loro crescita in Germania, ma non abbastanza da sorpassare gli altri gruppi tradizionalmente più grandi (fatta eccezione per l’ECR, forse). Ovviamente, però, i loro numeri saranno utili quando si tratterà di formare le maggioranze. Sembra quindi che il prossimo emiciclo sarà molto più frazionato del precedente, e occorrerà quasi sicuramente trovare compromessi e maggioranze dopo il voto. L’estrema destra e i liberali cresceranno, mentre è prevista una flessione di socialisti e popolari.
Qual è la situazione nei principali Paesi?
In Francia è testa a testa tra LREM, il partito di Macron (25% circa) e il Rassemblement National di Marine Le Pen (22%). In Germania i sondaggi sono stabili da settimane, con la CDU primo partito sotto il 30% e i Grüne sotto il 20%, al secondo posto. Negli ultimissimi giorni alcuni sondaggi evidenziano una ripresa dei socialdemocratici della SPD, che potrebbero arrivare a gareggiare con i Verdi per il secondo posto. Risultati di secondo piano per i sovranisti di AfD, che non andrebbero molto sopra il 10%. In Italia la Lega di Salvini potrebbe essere il partito più suffragato, ma non è chiaro se riuscirà a superare la soglia psicologica del 30%. Al secondo posto, è battaglia tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. In Spagna si prevede un successo dei socialisti, dati sotto il 30%, con la sinistra di Podemos intorno al 12%. Popolari e liberali si attestano entrambi intorno al 16%. In Olanda, secondo gli exit poll, sembra che per i sovranisti sia andata molto male (zero seggi), mentre il primo partito sarebbe il PvdA, il Partito Socialista. In Irlanda invece, sempre secondo gli exit poll, vincerebbero i popolari, mentre vanno male i laburisti. Verdi e liberali si attestano intorno al 15%. Non ci sono exit poll per il Regno Unito, ma i sondaggi delle scorse settimane sembravano prevedere una larga vittoria del Brexit Party di Nigel Farage su Tories e Laburisti. La premier Theresa May ha inoltre annunciato che si dimetterà il 7 giugno a seguito delle vicende della Brexit.
Chi sarà il prossimo Presidente della Commissione Europea?
Il meccanismo degli Spitzenkandidaten, introdotto alle scorse elezioni, ha creato un meccanismo indiretto e non vincolante per permettere ai partiti di indicare un candidato al ruolo di Presidente della Commissione Europea. Il Partito Popolare Europeo potrebbe essere ancora il primo gruppo all’Europarlamento, ma con una maggioranza risicata Manfred Weber potrebbe avere qualche problema a farsi eleggere Presidente della Commissione Europea. Frans Timmermans, il candidato socialista, avrebbe problemi a farsi avanti dalla posizione di secondo classificato. Sarà importante anche capire i risultati dei gruppi minori, come i Verdi (che candidano Franziska Keller) e i liberali (che hanno proposto una rosa di nomi, tra cui Emma Bonino). In realtà, dato che l’indicazione del candidato non vincola i partiti, è possibile che dopo il voto inizino una serie di trattative tra gruppi per convergere su un nome, ma in una situazione del genere è possibile che tutti siano costretti a rinunciare alla loro prima scelta.
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