Primavera 2021: dodici mesi dopo l’epidemia ci toccheranno le legislative
L’incontro svoltosi ieri sera a Palazzo Chigi tra governo e opposizioni apre ufficialmente la campagna elettorale delle prossime elezioni legislative per la primavera 2021. Non è inevitabile ma è prevedibile; politicamente poi avrebbe una sua logica. Il governo Conte-bis era sul punto di implodere a metà febbraio; l’appuntamento già fissato in agenda tra l’avvocato del popolo e il senatore di Scandicci alla fine dello scorso mese l’atto che ne avrebbe accertata la messa in liquidazione. La pandemia globale ha posticipato questa resa dei conti locale, disputa da cortile se osservata attraverso la lente della tragedia che sta affliggendo l’intero pianeta.
Da qui ai prossimi dodici mesi confidiamo di aver sconfitto il coronavirus, declinandone la narrazione al passato come nelle favole a lieto fine. Certamente, però, sarà il tema cardine della contesa elettorale. Il cruccio di maggioranza e opposizione è quindi, in prospettiva, uno soltanto: come intestarsi la vittoria sull’epidemia?
Per Conte, dalla sua posizione di vertice, il gioco sembra facile. Dopo i tentennamenti iniziali, colpa di una errata sottovalutazione del pericolo, sono state assunte le più stringenti misure di limitazione alle libertà individuali e collettive di cui si ha memoria dal termine del secondo conflitto mondiale a colpi di decreti. La figura dell’uomo solo al comando affascina da sempre l’elettore medio. L’esautorazione del Parlamento, che in altri tempi avrebbe fatto gridare allo scandalo, viene sbandierata dalle sole opposizioni obbligate ad uscire dall’angolo. La volgata populista delle aule parlamentari quale assembramento di usurpatori del denaro pubblico è stata introiettata a tal punto nel dibattito da averlo distorto irreparabilmente. Al capo va riconosciuta una cieca obbedienza: la convenienza nel paragonare la battaglia al coronavirus ad una guerra sta tutta qui. PD e M5S sono profondono le loro energie a un pieno sostegno del Premier. LEU segue a ruota, dal rischio evaporazione a un ruolo di primissimo piano nella gestione dell’emergenza col ministro della salute Roberto Speranza: chi l’ha detto che non si possa essere felici con poco più del 3% delle preferenze alle urne? Italia Viva, che pure è colonna portante del governo in carica, come da prassi continua a smarcarsi. Paiono lontani secoli i tempi in cui Renzi procedeva a passi spediti per segnare la parola fine dell’esperienza giallo-rossa. L’epidemia ha stravolto i suoi piani. Ora ricorda tanto Nanni Moretti nella celebre battuta del film Ecce bombo: “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”. Per ora pare ingoiare il rospo portando avanti, per bocca della ministra Bellanova, fondamentali battaglie per il futuro del paese.
Da Matteo Renzi a Matteo Salvini il passo è (metaforicamente) breve. Coperto da mascherina chirurgica, insieme alla Meloni e Tajani, il piglio deciso del leader con a fianco i suoi luogotenenti: sceneggiatura e pose studiate nel minimo dettaglio. L’unità nazionale nell’emiciclo ha retto pochi giorni. Il braccio di ferro tra regioni e governo centrale sta tutto qui: una guerra per procura nella quale i governatori leghisti Fontana e Zaia, coltello tra i denti, corrono all’assalto del bastimento. Con livore, sangue agli occhi e idee confuse. In trenta giorni, dal primo caso diagnosticato a Codogno, sono state sparate numerose cartucce ripetendo il mantra dell’eccellenza della sanità lombardo veneta. Anche quando i numeri, le denunce, le figuracce e le polemiche minano il dogma dalle fondamenta. Da ultimo la positività al coronavirus di Guido Bertolaso, chiamato a vestire i panni del salvatore della patria padana messa a repentaglio dalla cabina di regia romana. D’altronde lo spartito non potrebbe essere diverso: un attacco frontale da parte di Matteo Salvini o di Giorgia Meloni (Berlusconi consideriamolo a riposo nel buen retiro nizzardo) ai danni di Conte potrebbe rivelarsi una disfatta. E’ il momento dei passi felpati (senza alcuna ironia per l’outfit del senatore leghista) giocando di rimessa con il Quirinale.
Nelle prossime settimane non mancheranno i colpi di scena. Se andrà davvero tutto bene è ancora presto per dirlo. Quel che è certo è che quando torneremo a mettere piede nelle urne lo faremo col cuore e la mente ancora invasi dal virus. Questo sarà il fattore che determinerà la X che tracceremo sulla scheda.
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