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Letteratura

Cosa hai avuto dalla vita?

di Filippo Cusumano
6 Ottobre 2020

Si muove con lentezza e difficoltà, ma è ancora perfettamente lucida. Da qualche tempo vivo a pochi passi da lei. Il suo appartamento si affaccia sullo stesso ballatoio del mio, nel vecchio palazzo di ringhiera in cui entrambe abitiamo.
Buongiorno e buona sera, niente di più.
Poi un giorno, durante una settimana in cui mi ero assentata per fare un viaggio all’altro capo del mondo (letteralmente: mi trovavo in Patagonia!) mi telefona un tizio che si qualifica come agente di polizia e mi comunica che qualcuno ha scassinato la porta del mio appartamento.
“Ci ha chiamato la sua vicina”, mi dice l’agente.
Rientrando in città, mi sento in dovere di andare a ringraziarla.
Da quel momento iniziamo a parlarci con una certa frequenza.
Apprendo molte cose di lei, sembra ansiosa di raccontarsi.
Il marito è morto da tempo e i due figli vivono entrambi all’estero. Ha dedicato tutta la sua vita alla famiglia, ma adesso è rimasta sola, con una gatto semicieco che le fa compagnia.
“Bell’affare che ha fatto!”, penso, “ha investito molto e adesso si ritrova con un pugno di mosche…”

Poi arriva la pandemia e la conosco meglio. La convinco della necessità di starsene a casa: ogni volta che esco per  la spesa passo da lei a prendere la lista di quello che le serve e glielo porto a casa.
Lei ricambia il piacere come può.
Diversamente da me, è una cuoca provetta.
Diversamente da me, ha molto tempo a disposizione.
Così ogni volta che le porto la spesa, c’è sempre qualche prelibatezza cucinata da lei ad attendermi.
Ogni volta mi fermo a fare due chiacchiere.
Tra noi ci sono più di quarant’anni di differenza, quindi lei mi dà del tu, io le dò del lei.
Poi un giorno prende coraggio e mi dice: “Lo so che sono molto più vecchia di te, ma  mi piacerebbe che tu mi dessi del tu”.
“Avevo una vicina, adesso ho una nonna”, penso, ritornando al mio appartamento.

Stamattina aveva un’aria afflitta. Uno dei figli le aveva promesso una visita, poi, all’ultimo momento ha avuto dei problemi di lavoro e ha dovuto rinunciare.
Vorrei consolarla, ma i discorsi convenzionali non sono il mio forte.
E continuo a pensare che forse ho ragione, la vita le ha dato poco.
Lo penso, ma non lo dico.
Incredibilmente, però, subito dopo, lei si esprime come se quel pensiero lo avessi espresso ad alta voce.
“Sai cosa che c’è?”, dice all’improvviso, “oggi è una giornata storta e anche tutto questo periodo non è un granchè, ma, se devo fare un bilancio della mia vita, non posso che rallegrarmi!”
Trovo il coraggio di fare la domanda cruciale: “E cosa hai avuto dalla vita?”
Mi guarda quasi incredula, poi mi risponde, parlando più velocemente del solito: “Tutto! Dalla vita ho avuto tutto! Ho avuto l’affetto di mio marito e dei miei figli. Non facevamo niente di speciale, nessun grande viaggio, la Patagonia non sapevamo neanche che esistesse. Facevamo giusto due o tre settimane di mare ogni anno in una pensioncina sulla Riviera. Ma in casa nostra c’era la pace, c’era l’ordine, c’era l’amore. Mai ho dovuto rimproverare i miei figli perchè non studiavano o perchè frequentavano cattive compagnie. Avevamo il giusto, il necessario e ci consideravamo fortunati di averlo”
“Quindi rifaresti tutto daccapo?”, mi azzardo a dire.
“Tutto”, sussurra lei.
“Mi daresti la ricetta della cassoeula?”, chiedo a quel punto, giusto per cambiare discorso.
“Non è una ricetta per te, scusa se te lo dico”, mi risponde ridendo, “ci vogliono due ore e mezza, se vuoi farla come si deve. E tu,cara mia, vai sempre così di fretta. Forse è meglio se ti dò la ricetta della torta salata.”

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