Di famiglie, funerali, eredità…

21 Dicembre 2023

L’ultimo libro di Georges Simenon uscito da Adelphi, che da anni ristampa con successo l’opera omnia dell’autore belga, si intitola Gli altri, ed è stato pubblicato in Francia nel 1961. Non si tratta di un giallo, genere di cui lo scrittore è celebrato maestro, ma di un romanzo psicologico, ambientato nel secondo dopoguerra in una cittadina francese di provincia, pettegola e conformista, e circoscritto alla storia della numerosa ed eclettica famiglia Huet. Utilizzando la formula del diario, l’io narrante Blaise – ventottenne docente di disegno all’Accademia di Belle Arti, sposato con Irène – scandisce la propria narrazione suddividendola nelle sette giornate seguite alla morte dell’anziano zio Antoine. Blaise ed Irène conducono una vita matrimoniale monotona ma appagante per entrambi, tradendosi vicendevolmente senza alcun sotterfugio o senso di colpa. D’altra parte, tutti i membri della dinastia degli Huet (fatta eccezione per il fratello di Blaise, Lucien, modesto giornalista cattolicamente ligio ai propri doveri di marito-padre-cittadino, e per alcune figure femminili, dignitose nella loro fragilità) non esitano a mostrare il loro lato peggiore, si tratti di smodate ambizioni per ottenere successi economici e professionali, o di condotte sessuali che oscillano tra la superficiale disinvoltura e la depravazione. In particolare il cugino Édouard, tornato in città dopo un’assenza di molti anni, collaborazionista e spia dei nazisti, truffatore più volte finito in carcere, catalizza su di sé l’ostile imbarazzo di tutto il nucleo familiare, restio a perdonarlo e ad accoglierlo nuovamente tra le mura domestiche.

Blaise si riconosce pusillanime nei confronti della moglie adultera, frustrato socialmente e culturalmente (“Sono solo un mediocre, lo so, ma un mediocre lucido, direi persino, senza esagerare troppo, un mediocre soddisfatto”), ma sa anche di essere il solo in grado di registrare con perspicacia ciò che accade intorno, tentando di rinsaldare i logori rapporti che negli anni hanno allontanato genitori e figli, fratelli e cugini, coniugi e amanti. La città in cui vive gli assomiglia, gli è estranea e insopportabile: “città della mia infanzia, della mia adolescenza, dove la vita non aveva sbocchi e dove non restava che cercare di vincere la noia”.

Il funerale dello zio Antoine, il cui suicidio viene raccontato ad apertura del romanzo, scatena una guerra sotterranea tra tutti i parenti in vista della divisione ereditaria. Giurista potente e rispettato, oculato amministratore del suo ricco patrimonio, innamorato della giovanissima moglie Colette – donna affascinante e inquieta, psichicamente instabile, sospetta ninfomane -, Antoine Huet viveva in una signorile palazzo in Quai Notre-Dame, frequentato raramente e con reverenziale timore da tutto il vasto consorzio parentale. Le sue esequie diventano un avvenimento rivelatore cui tutta la famiglia si sottopone con ansia e turbamento, come se l’evento “morte” mettesse ciascuno di fronte alla propria meschinità di piccola, insignificante ed egoista creatura umana. La cerimonia nella cattedrale gremita di personalità importanti e semplici curiosi, vede i consanguinei a disagio, sospettosi e indaganti le intenzioni e aspettative altrui riguardo alle decisioni testamentarie del caro estinto. “Mi chiedevo che cosa ci facevamo lì, tutti quanti, a seguire dei riti che comprendevamo solo in modo approssimativo… Il tutto assomigliava a una grande, spettacolare liquidazione… Ce l’eravamo cavata con canti, paramenti, canonici, insomma una sfarzosa messinscena sproporzionata ai personaggi che eravamo”. Neppure la notifica dell’eredità dello zio Antoine, con un più che dignitoso vitalizio alla giovane moglie, e le restanti proprietà divise tra i tre nipoti maschi Blaise, Lucien ed Édouard, cambia qualcosa nell’esistenza di chi rimane. In particolare, non modifica in alcun modo l’atteggiamento dell’io narrante Blaise, sempre più apatico e indifferente nei riguardi di sé stesso e degli altri. Quegli altri che Simenon ha lapidariamente omaggiato nell’essenziale  titolo del suo romanzo. “La vita continua… Fuori, i lampioni si erano appena accesi. Ho camminato lungo rue de la Cathédrale, poi lungo rue des Chartreux, guardando le stesse vetrine di quando avevo sedici anni”.

 

 

GEORGES SIMENON, GLI ALTRI – ADELPHI, MILANO 2023, p. 145

Traduzione di Laura Frausin Guarino

 

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CAT: Letteratura

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