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Letteratura

“E se Pilato avesse deciso di rilasciare Gesù ?” Il libro di Roger Caillois

di Pasquale Hamel
1 Luglio 2017

Sulla figura di Ponzio Pilato, l’enigmatico procuratore della Giudea reso famoso dalla parola evangelica, molti si sono cimentati a scrivere accertarne la storicità, per decifrarne il carattere,  perfino per tentare di ricostruire le circostanze e le pulsioni che lo hanno portato ad autorizzare la crocifissione di Gesù di Nazareth. Proprio l’anno scorso Aldo Schiavone, illustre storico e giurista, sulla base delle evidenze storiche e delle risultanze documentali ha cercato di ricostruire il ruolo che Pilato ebbe in quei drammatici momenti. Oggi, per i tipi di Sellerio, ritorna in libreria “Ponzio Pilato”, un piccolo cammeo letterario, l’unico nel quale si è cimentato, di Roger Caillois, illustre critico letterario e insigne studioso del sacro e dei miti. Non si tratta, quindi, di un nuovo contributo scientifico alla ricerca storica ma di un racconto che non ne prescinde visto che cerca di tenere conto anche dei risultati dalla stessa. Caillois fa di Pilato uno stoico che si trova di fronte al grande dilemma di dovere scegliere fra la comoda posizione di colui che ottusamente segue le regole per cui “meglio un’ingiustizia che un disordine e la voce della sua coscienza che lo richiama a non perpetrare un’ingiustizia e gli imporrebbe di rendere la libertà ad un innocente. Ma il discorso non si ferma lì. C’è la grande responsabilità che Pilato si dovrà assumere in ordine al disegno divino per il quale la morte del giusto costituiva il passaggio necessario per il riscatto dell’umanità. “Che cosa significava, si chiede Pilato, l’idea di un Dio che muore per la salvezza degli uomini  ? Anzitutto un Dio non muore, sarebbe contraddittorio”. Pilato si trova, dunque, nella drammatica condizione di dovere sfidare non solo gli uomini e il potere umano ma anche Dio e il suo disegno divino. Gli si prospetta una terza via, quella di lavarsene le mani per testimoniare di non avere nulla da spartire con quella che considera una decisione viziata da manifesta iniquità, quella che conosciamo attraverso il racconto evangelico. Invece, Caillois ci offre una sua fantasiosa soluzione. quella che vede il vile Pilato, che ammira l’eroicità, cambiare la storia, sconfessando così la divinità e, in qualche modo, tradendo i “doveri di un d’un governatore di provincia”, rilasciare il Galileo perchè innocente. Una scelta rivoluzionaria, lo stravolgimento della storia reale per esigenza di giustizia. “Contro il cinismo della ragion di Stato, Pilato ha scelto, dunque, la responsabilità”. Il Pilato di Caillois diventa allora metafora per l’oggi, quell’oggi che vede tanti nascondersi dietro le regole anche a scapito di essere ingiusti ma, anche, una smentita eclatante del cinismo machiavellico del “fine che giustifica i mezzi” che sembra dominare il nostro tempo. E, in ultimo, Callois ci offre una orgogliosa testimonianza contro il fanatismo che troppo spesso rischia di travolgere nelle sue violente manifestazioni ogni briciolo di umanità.

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