Equivoci e pregiudizi

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18 Maggio 2022

La calle è stretta e piuttosto affollata.
Ma l’uomo in bicicletta riesce a percorrerla abbastanza velocemente senza urtare nessuno.
Appesa al manubrio della bici c’è una cassa acustica che spara a tutto volume un pezzo musicale molto ritmato. Raggiungo il ciclista ai piedi del ponte che si trova in fondo alla calle.
“Guardi che rischia di prendere una multa, qui a Venezia è vietato usare la bici”, gli dico con tono gentile.
Il ciclista mi guarda con un’espressione insieme incredula e sprezzante, poi incomincia ad insultarmi.
“Chi credete di essere?”, dice alla fine, “Come vi permettete di venire qui a dirci cosa possiamo o non possiamo fare? Sa cosa le dico? Che voi turisti state esagerando! Tornatevene a casa vostra e piantatela di romperci le scatole!”
“Guardi che non sono un turista, abito qui da cinquant’anni!”, replico io.
“Ah sì? Allora sei un imbecille e un rompiscatole!”.
A quel punto gli rispondo per le rime, poi mi allontano.
Un passante, che ha assistito alla scena, mi dice: “È un maestro di musica!”
“Certo non di buone maniere”, rispondo io.
Tornando verso casa penso, con un certo divertimento, agli equivoci e ai pregiudizi che hanno generato questo piccolo incidente.
Tutti e due ci siamo sbagliati nel rappresentare a noi stessi l’identità dell’interlocutore: entrambi pensavamo di rivolgerci ad un turista.
Io con approccio “educativo” (“forse non lo sai perché sei un foresto, ma qui in bici non puoi circolare”).
Lui con approccio “rivendicativo” (“voi foresti non dovete permettervi di dirci  cosa possiamo o non possiamo fare!”).
E tutto questo è “bello e istruttivo”, come avrebbe detto Giovannino Guareschi.

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CAT: Letteratura

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